A Milano basta essere la capitale economica d’Italia? E se puntasse invece ad eccellere anche a livello internazionale? Startup, università, grandi aziende, ricerca avanzata hanno le carte in regole per competere oltre i confini. Ma Milano può davvero giocarsela con Berlino, Londra o la Silicon Valley? La risposta è in una strategia nuova, su misura di Milano: creare un «effetto rete», con la messa a sistema dei distretti dell’innovazione attivi o in fase di creazione in città. Vediamo quali sono.
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Milano può diventare la Silicon Valley d’Europa? I 5 distretti tech da mettere a rete
#1 MIND: il distretto della scienza e della medicina

Quando Expo 2015 ha chiuso i battenti, Milano si è chiesta come valorizzare quell’enorme area. La risposta è stata MIND, Milano Innovation District, un distretto dell’innovazione pensato per essere un punto di riferimento nel panorama della scienza e della tecnologia applicata alla medicina. Qui sta completando il polo di ricerca per le Scienze della Vita dello Human Technopole, un centro di ricerca all’avanguardia su genomica e biotecnologie, è attivo il Nuovo Ospedale Galeazzi, ed è in costruzione il nuovo campus scientifico dell’Università Statale. Nell’area c’è anche un avamposto dell’università di Berkeley, lo SkyDeck Europe che ha favorito la crescita di 36 startup accelerandone lo sviluppo, e il Federated Innovation, una rete di 41 aziende tecnologiche che hanno sviluppato oltre 100 innovazioni in 12 settori diversi.
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#2 Bovisa: il MIT di Milano?

Il Politecnico di Milano a Bovisa è uno dei principali motori di innovazione e ricerca tecnologica della città oltre che una delle università più prestigiose d’Europa nel campo delle tecnologie e dell’ingegneria. Sono presenti le facoltà di ingegneria, architettura e design industriale, oltre che i corsi design e comunicazione visiva. Sede di numerosi progetti di Open Innovation che coinvolgono aziende, università e istituzioni, il campus è in fase di espansione nell’area della Goccia con due edifici principali di cui uno, l’Innovation Hub, dedicato all’innovazione con laboratori di eccellenza e spazi per aziende e startup. La Bovisa potrebbe diventare il MIT di Milano, con startup su mobilità, AI e smart cities, in sinergia con la sede principale dell’ateneo.
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#3 Porta Nuova: il cuore del fintech

A Porta Nuova si concentra il cuore del Fintech. L’edificio S32 ospita infatti il Fintech District, una comunità che riunisce oltre 280 startup attive in Italia, operanti nel settore finanziario, tra cui crowdfunding, p2p lending, blockchain, criptovalute e robo-advisory. In zona sono presenti inoltre le sedi di Google, Facebook e Amazon, a cui si aggiunge IBM, con uno spazio dedicato a presentazioni, innovazione e consulenze tecnologiche.
#4 Talent Garden e gli hub digitali: la rete delle startup

Talent Garden
Talent Garden è una delle più grandi reti di innovazione d’Europa. A Milano ha più sedi, dove si formano e lavorano le migliori menti digitali e dove vengono incubate startup e progetti di digital marketing, coding, AI, blockchain. Mettendo insieme le competenze sviluppate nei suoi spazi e quelle delle altre aziende e freelancer presenti negli altri coworking della città si potrebbe creare un centro diffuso per l’innovazione digitale.
#5 Bicocca e Sesto San Giovanni: l’industria 4.0 del futuro e della robotica?

Tra la Bicocca e MilanoSesto potrebbe concentrarsi l’industria 4.0 del futuro e della robotica, dove un tempo c’era l’industria pesante. Nella prima troviamo l’università con il suo polo di ricerca scientifica, Pirelli e STMicroelectronics, due grandi aziende tecnologiche rispettivamente nel settore pneumatici e semiconduttori, a Sesto San Giovanni ci sono società come Abb, leader nel settore dell’automazione industriale e dell’energia. Con l’espansione di MilanoSesto, potrebbero arrivare nuovi centri di ricerca, startup tech e aziende nel settore biotech, AI e automazione industriale, rafforzando ulteriormente l’hub tecnologico di Milano.
# Cosa manca per diventare la Silicon Valley d’Europa?

Tra le azioni necessarie per rendere questo sogno possibile dovrebbero esserci:
- maggiori investimenti pubblici e privati, per attrarre le big tech globali e convincere le startup italiane a restare qui invece di scappare altrove;
- migliori connessioni internazionali, più voli diretti, e fibra ultraveloce ovunque con incentivi per i nomadi digitali;
- un cambio culturale, con il fallimento riconosciuto non come una sconfitta ma come un passaggio naturale verso il successo e l’innovazione;
- infine una maggiore autonomia per Milano, alla pari della altre città stato europee, sia a livello amministrativo che di gestione delle risorse.
La parola chiave di tutto questo è: «effetto rete».
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FABIO MARCOMIN
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