A cavallo del nuovo millennio Milano figurava tra le 10 mete più desiderate in Europa dagli studenti Erasmus. Poi un declino che sa di crollo. Almeno se si guarda l’ultimo studio che mette Milano solo al 14° posto tra le città universitarie italiane più desiderate dagli studenti. Cosa serve per invertire il trend?
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Milano solo 14ima tra le città universitarie più desiderate d’Italia! Per tornare in vetta serve una “Libera Repubblica degli Studenti”
# Le città più popolari tra gli studenti: il 14° posto di Milano
Lo studio di Preply ha misurato il livello di desiderio delle città università attraverso le ricerche online legate al binomio “Università + città”: queste sono le destinazioni accademiche più popolari tra i giovani italiani. Milano si trova appena 14ima, dietro città come Bergamo, Catania, Padova e persino Roma, che si piazza al 7° posto. Un risultato che sorprende, considerando l’eccellenza accademica del capoluogo lombardo e la presenza di atenei prestigiosi.
In cima alla classifica troviamo Bergamo, con 4.400 ricerche mensili, che si distingue per l’equilibrio tra offerta formativa e qualità della vita. Seguono Catania e Padova, con 3.600 ricerche ciascuna, città che vantano atenei storici (l’Università di Catania fu fondata nel 1434, mentre l’Università di Padova nel 1222) e, anche qui, un costo della vita ridotto.
Nella top 10 seguono Parma (3.100 ricerche), Torino (3.000), Napoli (2.900), Roma (2.900), Modena (2.400), Trento (2.400) e Bologna (2.400). Come dicevamo, Milano, con 1.900 ricerche mensili, si trova solo al 14° posto.
# Il costo della vita di Milano è un ostacolo per gli studenti
Uno dei principali fattori che rende Milano meno attraente per gli studenti universitari è il costo della vita. Secondo uno studio del think tank Tortuga, Milano è una delle città più care d’Italia: un giovane single ha bisogno di circa 1.175 euro al mese solo per coprire le spese essenziali, una cifra superiore del 23% rispetto alla media nazionale. Gli affitti, in particolare, sono proibitivi: un monolocale supera facilmente i 900 euro al mese, cifre insostenibili per molti studenti, soprattutto quelli provenienti da famiglie con redditi medio-bassi.
Città come Bergamo, Catania o Parma offrono una buona qualità accademica a un costo della vita nettamente inferiore. Nonostante la presenza di atenei d’eccellenza come il Politecnico e l’Università Statale, Milano è fuori portata per molti studenti che scelgono destinazioni dove possono permettersi affitto, cibo e vita sociale senza essere soffocati dalle spese.
# Più piccolo è meglio?
Le città nelle prime posizioni della classifica offrono un ambiente “a misura di studente”. Qui, l’università è parte integrante della vita cittadina, creando una sorta di “bolla accademica” che intensifica l’interazione tra studenti e la percezione di comunità. Questa concentrazione, che favorisce il fermento delle idee, è un vantaggio che Milano sembra non offrire ancora. Le università sono spesso isolate l’una dall’altra, e la città stessa, con la sua vocazione internazionale e il numero elevato di luoghi di ritrovo, biblioteche e locali, potrebbe star ostacolando la creazione di un vero ambiente universitario.
# La soluzione? La “Libera Repubblica degli studenti”: l’University District
La Statale sta completando il Campus Mind, dedicato alle matricole delle facoltà scientifiche, nell’ex Area Expo. Il Politecnico di Milano sta sviluppando il nuovo Campus Goccia nella zona Bovisa. Il San Raffaele, inizialmente interessato a un campus a Sesto San Giovanni, sembra ora orientato verso una riorganizzazione dei propri spazi. Bicocca, invece, che dovrebbe incarnare l’integrazione tra città e distretto universitario, viene spesso percepita dagli studenti come una zona piuttosto asettica.
Ma perché non immaginare un vero distretto universitario autonomo e per certi aspetti autogestito? Perché no, nel cuore di Bicocca. Se si ispirasse al modello delle “piccole città universitarie”, diventerebbe immediatamente il centro pulsante della vita studentesca milanese, rappresentando al contempo un laboratorio di sperimentazione e di responsabilità per gli studenti.
# Le caratteristiche dell’isola degli studenti
In questo distretto, sensibilità scientifiche e umanistiche si dovrebbero fondere, stimolando collaborazioni tra università e studenti, coinvolgendo questi ultimi soprattutto nell’ideazione e nella gestione delle attività collaterali. Non solo: l’architettura dovrebbe giocare con elementi tradizionali e moderni per creare spazi che favoriscano la socialità e l’interazione, come sale studio comuni, caffetterie per discussioni informali e terrazze verdi per il relax e la riflessione. Un contesto in cui ogni studente, dall’ingegnere al filosofo, possa sentirsi a casa.
Il distretto sarebbe il risultato di una gestione condivisa tra le università milanesi, come Bicocca, Statale, Politecnico, Cattolica e Bocconi, e gli studenti. Una sinergia che darebbe vita a spazi aperti a tutti gli studenti, senza barriere tra le facoltà. Le biblioteche sarebbero miste e accessibili a tutti, mentre i campus ospiterebbero laboratori condivisi per progetti inter-ateneo. Spazi espositivi permetterebbero a studenti di diverse discipline di presentare le proprie idee, generando un flusso continuo di ispirazione e innovazione.
# La risposta al caro-vita
Per rispondere al caro-vita di Milano, nel distretto, gli affitti dovrebbero essere calmierati per gli studenti che vengono da fuori Milano, potenzialmente proporzionali alla distanza dalla città di provenienza. Questo si dovrebbe ottenere attraverso un regime fiscale e burocratico agevolato, sulla falsariga di Expo che nel 2015 ospitava un regime di regole completamente differenti dal resto del Paese. Inoltre, il distretto dovrebbe includere sia un supermercato con beni di prima necessità sia negozi convenzionati con sconti per studenti, abbattendo ulteriormente il costo della vita. Per bilanciare l’investimento, gli studenti fuorisede che usufruirebbero del distretto, dovrebbero impegnarsi a rimanere nel capoluogo lombardo per almeno 5 anni dopo la laurea.
Il Comune di Milano potrebbe sostenere l’interazione e la collaborazione tra gli studenti, organizzando premi annuali per progetti interdisciplinari e inter-ateneo, come iniziative legate alla sostenibilità tecnologica o installazioni artistiche. Eventi culturali, conferenze e hackathon renderebbero il distretto un luogo stimolante e aperto, dove idee e progetti innovativi potrebbero prendere vita.
Milano sarebbe la prima metropoli italiana a ricostruire un vero ambiente universitario, perfino più di avanguardia rispetto ai migliori campus statunitensi, combattendo allo stesso tempo il costo della vita e assicurandosi i frutti migliori dell’innovazione e dell’inventiva degli universitari.
Continua la lettura con: Il «Campus urbano digitale»: in Bicocca l’università del futuro?
MATTEO RESPINTI
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