Dopo lunghi mesi di silenzio potrebbe aprirsi a breve il percorso per arrivare alla rigenerazione di una delle più grandi aree di Milano lasciate in abbandono. Dall’opposizione arriva una proposta alternativa per il suo riutilizzo. Rivediamo i progetti pensati in passato per piazza d’Armi e i prossimi possibili passi per la sua trasformazione.
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Piazza d’Armi sarà la nuova CityLife? I progetti nel cassetto e l’ultima novità
# Un’area sospesa tra natura e cemento

Piazza d’Armi si ritrova nel cuore del quartiere Forze Armate, a ridosso di San Siro. Si tratta di una delle più grandi aree dismesse di Milano: 388mila metri quadrati da decenni nel mirino dei costruttori. Nel frattempo, la natura ha fatto il suo corso, trasformando l’area in un’oasi spontanea con boschi, fauna selvatica e biodiversità rara in città. Il Piano di Governo del Territorio (Pgt) ha destinato il 75% dell’area a verde, mentre il restante 25% è previsto per edificazioni, tra cui uffici pubblici e spazi commerciali. Questa pianificazione ha suscitato proteste da parte dei comitati cittadini, preoccupati per la possibile cementificazione e la perdita dell’ambiente naturale esistente.
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# Vincoli e visioni contrastanti
Nel 2019, il Ministero dei Beni Culturali aveva avviato la procedura per dichiarare Piazza d’Armi di “interesse culturale”, imponendo vincoli paesaggistici per limitare nuove edificazioni e tutelare l’area verde. Una decisione che ha generato tensioni con l’amministrazione comunale, preoccupata che vincoli troppo stringenti possano ostacolare la riqualificazione dell’area. E’ partito così il secolare braccio di ferro tra il Comune, orientato a una riqualificazione dell’area, e il Ministero in difesa del verde. Il risultato? Uno stallo che dura da anni.
# Progetti nel cassetto: dai 4000 alloggi al parco agro-silvo-pastorale

Negli anni, Piazza d’Armi è stata teatro di visioni contrapposte: da un lato grandi operazioni immobiliari, dall’altro il sogno di un parco urbano. Uno dei primi progetti prevedeva la costruzione di circa 4.000 alloggi di medie dimensioni e un centro sportivo per l’Inter, con una forte cementificazione dell’area. Ma il bando di Invimit andò deserto. Così i cittadini hanno rilanciato: non grattacieli, ma verde.

L’Associazione Parco Piazza d’Armi Le Giardiniere e altri comitati, oggi riuniti nel Coordinamento Piazza d’Armi, hanno proposto un parco agro-silvo-pastorale urbano, con orti, vivai, laboratori, attività didattiche e scientifiche, spazi per la riabilitazione e tutela degli animali. Il tutto senza aumento di volumetrie. Il progetto ha conquistato il FAI, che ha inserito l’area tra i “Luoghi del Cuore”. Un sogno condiviso che non è mai diventato realtà.
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# Il ruolo di Invimit e le sfide economiche
Invimit, la società del Ministero dell’Economia, ha acquistato l’area per 60 milioni di euro con l’obiettivo di valorizzarla. Nel 2023 ha pubblicato un bando per trovare un partner privato per trasformare Piazza d’Armi in un parco urbano con 135.000 metri quadrati di edificabilità. L’obiettivo: rigenerare senza perdere soldi, considerando anche oneri per 40 milioni di euro da sostenere. Ma il mercato non ha risposto, e le idee sono rimaste sulla carta.
# La novità: in arrivo la firma della convenzione per rigenerare l’area. Marcora (Fdi) propone una cittadella per i dipendenti comunali

Dopo lunghi mesi di silenzio, come riportato da Milano Today, è arrivata una notizia: nei prossimi giorni è attesa la firma della convenzione tra Palazzo Marino e Invimit. La novità è emersa durante una seduta consigliare fissata per discutere sul futuro di piazza d’Armi a seguito di richiesta del consigliere Enrico Marcora di Fratelli d’Italia, che ha proposto di realizzare sull’area una cittadella con abitazioni per i dipendenti comunali che faticano a pagarsi un affitto a Milano. Una soluzione che non ha trovato accoglimento favorevole da parte dell’assessore alla Rigenerazione Urbana, Giancarlo Tancredi, in quanto per farlo si dovrebbe di dire addio a una parte di verde aggiunta nel precedente mandato con un emendamento della maggioranza. L’idea invece piace all’AD di Invimit, anche perchè si affiancherebbe a quella per i militari già presente.
# Il nodo sui vincoli e i prossimi passi

A bloccare da tempo la rigenerazione dell’area, come detto in precedenza, sono le porzioni di terreno sottoposte a vincoli e in particolare quelli sul costruito. Su 6,1 ettari di sedime degli ex-magazzini ben 4,5 sono vincolati e solo 1,6 non lo sono. Eliminare il vincolo vorrebbe dire progettare un insediamento più equilibrato, e quindi appetibile per il mercato, ma occorre il via libera della Soprintendenza alla convenzione. Il verde è invece interamente tutelato, tranne 1,7 ettari occupati dal Bosco dell’Averla che l’Associazione Le Giardiniere vorrebbe mettere sotto tutela (la direzione regionale ha per ora risposto in modo negativo ndr), riducendo però in questo modo la superficie edificabile. Palazzo Marino si è però detto disponibile a rivalutare la questione.
Nel caso in cui tutto dovesse procedere nel modo sperato da Comune di Milano e Invimit, bisogna mettere in conto altri due anni per arrivare alla progettazione finale dato che la società partecipata dal Ministero dell’Economia è chiamata a presentare un piano attuativo per procedere con l’iter istruttorio, che comprende anche un dibattito in consiglio comunale.
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FABIO MARCOMIN
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Con questa Amministrazioine, meglio di no-. Ha dimostrato di non essere ingrado, neanche di percepire gli oneri di urbanizzazione