Affinché una città possa guadagnare sul campo il titolo di “città stato” non può certo prescindersi da una forte identità di quartiere. Si pensi ai borough di Londra e soprattutto agli arrondissement.
Più identità ai quartieri: una proposta per dividere Milano in arrondissement sul modello parigino
# Il city branding parigino insiste a spron battuto sull’identità degli arrondissement
A Parigi ogni quartiere ha una storia ed un’identità precise e definite e finanche un proprio stile architettonico. Soprattutto ogni arrondissement ha molte storie da raccontare. Non è un caso se quasi tutte le guide turistiche ed i libri sono quasi sempre divisi secondo lo schema “1 capitolo = 1 arrondissement“. In città ogni arrondissement ha un proprio codice postale immediatamente riconoscibile: ad esempio il primo arrondissement ha il 75001, il secondo 75002 e così via fino a 75020. Quando si cammina per le vie della città sono sempre presenti le indicazioni per il “mairie” cioè il municipio del quartiere che è quasi sempre un edificio di notevole pregio architettonico, tant’è che molti turisti organizzano passeggiate ad hoc per vederli tutti.
Questa identità di quartiere, sapientemente costruita e sedimentata, esercita un fascino incredibile sull’osservatore straniero e di fatti il city branding parigino insiste a spron battuto su questa linea vincente. Se ogni quartiere è una piccola città con la sua storia ed i suoi monumenti, come può l’unione di questi quartieri-città non essere una città stato?
# I municipi di Milano sono mere creazioni burocratiche, assolutamente impersonali
Da questo punto di vista, ahimè Milano è indietro anni luce: i municipi in cui è divisa Milano sono mere creazioni burocratiche ed assolutamente impersonali. Non hanno un proprio codice postale che li identifica in modo immediate e semplice, l’edificio che ospita il municipio è del tutto anonimo, insomma in definitiva non hanno un’anima ed una città stato non può essere una città senz’anima. Quindi perché non proporre qualcosa del genere a Milano, dove più o meno c’è lo stesso terreno fertile poiché entrambe le città possono essere divise in 15-20 quartieri? A Roma, ad esempio, sarebbe impossibile poiché data la superficie sterminata i quartieri sarebbero troppo grandi o troppo numerosi per poter avere un’identità apprezzabile. Basterebbe semplicemente procedere ad una suddivisione amministrativa più omogenea e razionale ed intellegibile. Poi per esempio potrebbero costruirsi degli edifici municipali di design in modo tale che possano diventare mete turistiche. Di seguito una mappa con la mia proposta di divisione.
# La proposta di nuova divisione dei quartieri di Milano
Quartiere I: coincide con la cerchia interna ed in esso vi è la gran parte dei monumenti, dei musei e delle vie commerciali più prestigiose.
Quartiere II: un unicum a livello mondiale. in pochi chilometri quadrati convivono il moderno CBD di Porta nuova, il quartiere bohemien di isola e la zona Moscova – Garibaldi che è il non plus ultra in quanto ad eleganza e classe.
Quartiere III: sono i “quartieri alti” per antonomasia, quelli dove vivono i VIP e ci sono le residenze più eleganti e signorili. Si tratta di un quartiere per molti aspetti simili al sesto/settimo arrondissement parigino.
Quartiere IV: un quartiere un tempo popolare che a seguito di massiccia gentrificazione è diventato il “marais” di Milano poiché conserva inalterati molti scorci della Milano che fu.
Quartiere V: quartiere elegante e signorile, costellato da locali a la page e palazzi eleganti affine all’ottavo di Parigi.
Quartiere VI: quartiere vitale e multietnico, ricco di bei negozi a buon mercato e di locali rinomati.
Quartiere VII: quartiere un tempo operaio, eccelsamente riqualificato con la costruzione del cluster di grattaceli di citylife che rappresenta un modello invidiato in tutta Europa.
Quartiere VIII: quartiere in cui ci sono lussuosi palazzi residenziali ed una vita notturna vivace ed intensa.
Seguono poi i quartieri delle zone più esterne.
Continua la lettura con: L’assurdità delle zone di Milano
LORIS COTTONI
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Allora forse si accorgeranno anche del quartiere Baggio semicentrale e datosi che è sempre zona 7 vedasi Wagner Pta Vercellina (dove io ho abitato) via Marghera ecc. Speriamo bene grazie
Prima di tutto bisogna dare autonomia alle zone. Poi se ne potrà parlare. Al momnto non si può neanche dire che siano mere espressioni burocratiche, perché non hanno potere su niente.
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