Per finanziare la spesa pubblica la mossa più facile è di ricorrere a tasse e multe. E’ quello che fa di solito la PA italiana. Ma se si guarda ai Paesi più efficienti, si scopre che spesso l’amministrazione pubblica cerca di raccogliere risorse per il suo bilancio anche da contributi volontari di cittadini. In cambio di un valore reale o percepito. Un esempio sono i numeri di targa. In molti paesi a nord delle Alpi, come Germania, Olanda, Gran Bretagna, lo Stato applica un prezzo più alto per i numeri di targa più ambiti. E non si tratta di cifre irrisorie. Vediamo ad esempio il caso svizzero.
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Soldi con le targhe personalizzate: una strada per finanziare il buco di Milano?
# In Svizzera le targhe si vendono senza limite: si arriva fino a 300mila euro l’una
A due passi dall’Italia, il Canton Zurigo organizza, dal 1995, aste di targhe con cifre ambite. Il risultato è sorprendente: sono state raggiunte cifre da capogiro. Ad esempio, la targa «GE 55555» è stata venduta per la cifra di 48.000 franchi, oltre i 50.000 euro. Mentre la targa «ZH 24» è stata battuta all’asta per 299.000 franchi (circa 310.000 euro), stabilendo un record assoluto a livello nazionale.
Solo negli ultimi due anni, le vendite hanno fruttato al bilancio cantonale circa 5 milioni di franchi (sopra i 5 milioni di euro), con cifre straordinarie anche per targhe come «ZH 888», venduta per 194.000 franchi, e «ZH 100», battuta a 226.000 franchi.
Anche gli altri cantoni offrono questa possibilità. Nel Canton Ticino la targa «TI 10» è stata acquistata per 135.000 franchi, e persino i cantoni più ricchi, come Zugo, traggono vantaggio economico da questo sistema. Zugo, pur vantando un PIL pro capite tra i più alti d’Europa, ha ricavato circa mezzo milione di euro da una singola asta per riequilibrare i conti.
E queste aste per l’acquisto di targhe non sono solo segno, comunque legittimo, di sfarzo o vanità, ma finiscono per finanziare i bilanci dei cantoni e dello stato, contribuendo in definitiva al bene pubblico.
La vendita di targhe con numeri particolari o con cifre personalizzate è una pratica diffusa all’estero. Non solo in Svizzera. Anche in Germania, Olanda, Gran Bretagna, Stati Uniti o Australia, tra gli altri, si può scegliere non solo di pagare un extraprezzo per una targa personalizzata una tariffa extra, ma anche di scambiarle e venderle, trasformandole in oggetti di collezione. Così l’automobilista è più felice e lo Stato festeggia le risorse aggiuntive. Tutti felici e contenti. Al contrario, in Italia la possibilità di personalizzare o acquistare targhe automobilistiche non esiste.
# E se a Milano si introducesse questa modalità per finanziare il Comune?
Il debito del Comune di Milano ammonta a 2,2 miliardi di euro al 31 dicembre 2024. La possibilità di introdurre un sistema di aste per targhe con cifre ambite o personalizzate potrebbe rappresentare un’opportunità per generare entrate significative. Seguendo l’esempio svizzero, l’Italia potrebbe sfruttare questo mercato non solo per alleggerire i bilanci pubblici, ma anche per offrire un nuovo canale di guadagno ai privati.
Un sistema di vendita delle targhe potrebbe essere pensato in due modalità, come avviene all’estero:
- Targhe standard personalizzate: ogni automobilista potrebbe scegliere una combinazione unica di numeri e lettere, dietro il pagamento di una tassa.
- Aste per targhe speciali: numeri particolari o di prestigio potrebbero essere venduti al miglior offerente, generando milioni di euro in entrate.
Immaginiamo, ad esempio, l’introduzione di targhe commemorative dedicate a eventi culturali o sportivi, simili alla «ZH 24» venduta in Svizzera durante gli Europei di calcio. Il ricavato potrebbe essere destinato al miglioramento delle infrastrutture o alla promozione del turismo.
L’idea di vendere targhe automobilistiche personalizzate in Italia non è solo un sogno di libertà individuale, ma una proposta concreta per migliorare la situazione economica del paese. L’esperienza svizzera dimostra che un sistema ben progettato può generare entrate significative e offrire un servizio apprezzato dai cittadini.
È forse giunto il momento di riconsiderare le priorità e guardare oltre i confini per trovare ispirazione. Perché non farlo?
# Il blocco culturale e burocratico italiano
Ma perché in Italia non si adottano queste soluzioni? Una risposta potrebbe essere la mentalità statalista che permeerebbe il nostro sistema normativo e burocratico. La targa è vista come un simbolo di uniformità e di imposizione autoritaria che azzera qualunque libertà e potere nel cittadino-suddito. Ogni tentativo di innovazione che porti a una apertura nella libertà del cittadino di differenziarsi dagli altri si scontra sempre con un apparato amministrativo spesso incapace di gestire il cambiamento e una cultura di sistema che promuove il livellamento e l’omologazione tra i cittadini.
Inoltre, la paura di una cattiva gestione o di speculazioni potrebbe alimentare resistenze politiche e sociali. Tuttavia, un sistema ben regolamentato, con limiti chiari e trasparenza, potrebbe non solo prevenire abusi, ma anche creare nuove opportunità per cittadini e istituzioni.
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MATTEO RESPINTI
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