Milano ha da sempre una vocazione internazionale. Sprigiona il meglio di sé quando raggiunge l’eccellenza a livello mondiale. Lo fa con la moda, con il design (e con il Fuorisalone), con la lirica e con il calcio: anche se non è il suo momento migliore è comunque l’unica città europea ad avere vinto più volte la Champions con due sue squadre. Notizia di poche ore fa che anche nella cucina Milano si pone ai vertici mondiali. C’è solo un ambito in cui Milano perde ogni ambizione: quello politico. In questo caso la città resta al guinzaglio di Roma e si accontenta di rivestire un ruolo insignificante, simile a un piccolo borgo di provincia. Sicuramente il sistema amministrativo italiano lascia poco spazio, ma nella società contemporanea sono possibili altre forme di rilevanza che Milano potrebbe esercitare. Come queste sette.
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Un futuro più internazionale per Milano: le 7 mosse per non restare intrappolata in provincia
#1 Milano capofila delle 8 o 20 città non capitali più influenti del mondo
Negli incontri dei G8 e G20 le nazioni più importanti del mondo decidono il destino del pianeta. Si tratta di un monopolio: ogni decisione di rilevanza politica a livello internazionale viene presa da organizzazioni formate da grandi Stati. In un’epoca in cui si assiste alla crisi degli stati- crisi finanziaria con debiti da record, di burocrazia e di scarsa innovazione- serve proporre un’alternativa più agile e più capillare all’immobilismo degli stati. La risposta migliore può venire dalle città. In particolare, da quelle che pur non avendo un ruolo politico, ossia prive dello status di capitale, esercitano un’influenza in diversi ambiti globali. Milano può farsi promotrice di una rete delle 8 o 20 città non capitali più rilevanti del mondo per organizzare summit: non per condividere best practice limitate ai loro confini, ma per proporre soluzioni d’avanguardia per migliorare la vita dei cittadini di ogni parte del mondo.
#2 A Milano il summit delle città stato mondiali
Altra risposta al problema descritto sopra, ossia la crisi dei grandi stati nazionali, può essere quella di mettere più in connessione le città stato del mondo che nell’epoca attuale rappresentano i più elevati standard nella qualità della vita dei cittadini, nella produzione di ricchezza, nell’efficienza e nell’innovazione. Unico loro limite: l’assenza di un coordinamento e di un confronto tra di esse. Milano può essere la città ideale per organizzare un summit aperto a tutte le città del mondo per due ragioni. La prima è che, non essendo una città stato può fungere da “campo neutro” per non creare vantaggi o gelosie. La seconda è che, pur essendo priva di qualunque potere da città stato, di fatto lo è: per mentalità, cultura e raggio di azione.
#3 Infrastrutture di connessione
La priorità di Milano deve essere sempre più quella di creare collegamenti diretti con le altre grandi città d’Europa e del mondo. Serve investire in ferrovie rapide e avere una regia di gestione e di comunicazione focalizzata sulle connessioni internazionali, affiancandola a quella che già avviene a livello locale e nazionale. Parigi, Berlino e Barcellona, per esempio, devono prevedere un tipo di collegamento con Milano analogo a quello che ha Roma.
#4 Gemellaggi: nuovi e più dinamici
Il gemellaggio è una condizione di relazioni tra città internazionali più formale che sostanziale, ormai arcaica e decaduta. Difficile trovare anche un solo milanese che sappia quali sono le città gemellate con Milano. In questo senso esiste una grandiosa opportunità per Milano: riprogettare la figura del gemellaggio attualizzandola ai tempi attuali. Con funzioni e benefici diversi offerti ai cittadini. Non solo: si deve anche rinnovare il novero delle città gemellate con Milano, aprendo a nuove, tra le più rilevanti del mondo, e recuperando quelle vecchie, come San Pietroburgo.
#5 Summit tematici negli ambiti in cui Milano è una città leader mondiale
Milano deve ospitare dei summit per ogni grande tema in cui si pone tra i leader mondiali, a cui inviti a partecipare le altre città migliori del pianeta. Ci sarebbero un summit della Moda (con Parigi, Londra, New York e le nuove entranti), del Design (Anversa, Amsterdam, Basilea eccetera), dell’Architettura (Dubai, Tokyo, New York, Parigi, Londra, Berlino eccetera), del Food e così via. Questo porterebbe ad avere le migliori idee e professionalità concentrate sul suo territorio con una cascata di benefici per tutti i cittadini.
#6 Erasmus di insegnanti e ricercatori
A detta di molti si tratta del progetto più riuscito dell’Unione Europea: il programma Erasmus che ha consentito a milioni di studenti di vivere un’esperienza formativa all’estero. A questa straordinaria circolazione delle idee sono rimasti fuori però insegnanti e ricercatori. Milano dovrebbe favorire invece un programma analogo per lo scambio con l’estero dei suoi insegnanti e dei suoi ricercatori in modo da fare accrescere il loro bagaglio di esperienze e, al contempo, importare professionalità da ogni tipo di cultura.
#7 Milano Lab di tecnologia d’avanguardia mondiale per risolvere i suoi problemi
Ma Milano può essere un faro mondiale non solo per i suoi ambiti di eccellenza, ma anche per i suoi problemi. Una città ricca di problemi metropolitani, come l’inquinamento, la congestione nella mobilità o la scarsa sicurezza, può trasformarsi un un hub che attiri le migliori competenze e tecnologie mondiali per fornire delle soluzioni a tali criticità. In questo modo potrà non solo risolvere i suoi problemi ma anche creare un’economia attorno alla loro risoluzione oltre che esportare nel mondo ciò che ha sperimentato con successo.
Continua la lettura con: Milano la seconda città dove si mangia meglio al mondo
ANDREA ZOPPOLATO
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