A Milano c’è l’Arco… di trionfo. Questa è solo una delle gaffe più comuni: quali sono le altre?
Le 5 GAFFE più comuni a MILANO: i simboli e i modi di dire milanesi più STORPIATI
Informarsi a dovere è la prima regola per evitare gaffe. Lezione tanto semplice quanto disattesa.
Quante volte vi è capitato di sentire espressioni o appellativi affibbiati a contesti poco adatti al contesto di cui si stesse parlando? Milano è la città dei primati in Italia, si sa, ma probabilmente, lo è anche per le distorsioni linguistiche di alcuni dei nostri simboli.
Alcuni sono clamorosi, ma tant’è… Pare proprio che non si riesca a liberarsene.
Preparatevi dunque una manciata di espressioni tipo: “Ma come ti viene in mente?”. Questo è l’articolo dove ne sfodererete più d’una.
#1 L’Arco di Trionfo
Avete capito bene. Ogni tanto, qualcuno dei provincialotti o dei cultori inconsapevoli (nel senso che non sanno ciò che dicono) della storia milanese si prodiga in grandi e maestosi selfie di fronte a quello che pensano sia l’Arco di Trionfo meneghino. Esterofili da strapazzo o nostalgici della Belle Époque? Non lo sapremo mai. Qualcuno però dovrà pur spiegargli che l’arco trionfale di Milano, progettato da Luigi Cagnola e completato nel lontano 1838, non si chiama Arco di Trionfo ma Arco della Pace. Con buona pace di tutte le gaffe e gli hashtag in stile #arcoditrionfomilano.
#2 Cornetto a colazione
Sì, lo sappiamo, amici del Centro Sud. Per voi chiamare il cornetto brioche è una vera e propria eresia. Per noi è lo stesso: qui a Milano le brioches sono sempre state le brioches e non c’è verso, né ribellione culinaria di qualunque regione, che possa far cambiare tale nominativo.
Mettetevi l’anima in pace ed evitate strafalcioni, che in genere il milanese vero la mattina ha solo voglia di un caffè e di una bella brioche, e non certo di ascoltar qualcuno che confonda il cameriere o il barista, facendoci perdere tempo.
#3 Con il treno arrivi dappertutto
“Sai a Milano i mezzi funzionano benissimo, col treno arrivi da una parte all’altra”. “Quale treno, scusa?”
Generalmente comincia sempre così, no? Perché dovete sapere, cari forestieri che storpiate tutto, che qui a Milano i treni della Metro (o del Metrò) si chiamano solo Metro o Metrò. I treni si prendono a Garibaldi o in Stazione Centrale, e servono per allontanarsi da Milano o per tornarci dopo un viaggio fuori porta. Il milanese vero non riuscirà a starvi dietro, se parlate di linea rossa o linea gialla come di collegamenti ferroviari. Per noi, anche il passante è tutt’altro che un treno. È un ibrido, una metro diversa o un trasporto suburbano, ma non sarà mai un treno.
#4 Mettere o non mettere l’articolo davanti a nomi di donna?
Qui bisogna mollar la presa senza troppi fronzoli.
Non è provinciale, né banale, né infantile: a Milano le ragazze si chiamano anteponendo l’articolo determinativo. Chiara Giulia e Roberta sono la Chiara, la Giulia e la Roberta, e sarà sempre così. Non vi scandalizzate, non polemizzate e soprattutto non vi offendete. Perché tentare di cambiar tale usanza sarebbe tempo sprecato. Il milanese vero non solo non sarebbe d’accordo, ma penserebbe che state parlando di vostra sorella o di vostra zia.
“Vado a pranzo con Carla”. “Non sapevo avessi una sorella” sarebbe la risposta più scontata.
Per cui rassegnatevi. L’articolo davanti al nome femminile NON si tocca.
#5 Torre Branca o Torre Eiffel?
Per chiudere, torniamo sul tema architettura, dove dobbiamo appurare un fatto: evidentemente qualcuno dei provincialotti di cui sopra, o anche chi si è trasferito qui da qualunque parte d’Italia, ha una passione non dichiarata per la capitale francese. Perché vi sembrerà incredibile, ma anche qui, a volte, si sente dire o si legge su post da strapazzo oscenità tipo “saluti dalla Torre Eiffel di Milano”. La Torre Branca, originariamente Torre Littoria, fu costruita da Giò Ponti nel 1933 e non ha neanche la forma della celeberrima Torre Parigina, che per la cronaca svetta più del doppio, essendo la Torre Branca alta poco più di 100 metri (mentre la Torre Eiffel arriva con la guglia a quota 324). L’Hashtag stavolta cambia, e prende spunto dall’introduzione all’articolo: #macomevivieneinmente?
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CARLO CHIODO
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