Una città (anche) da ridere. Come in questi casi raccontati dai milanesi.
Le COSE che a MILANO fanno più RIDERE
# I simboli della città: la scrofa e il bimbo in bocca al biscione triste
Altre città del mondo hanno un drago, l’aquila, l’orso, una lupa. Noi ci distinguiamo: abbiamo una scrofa. La scrofa semilanuta è una creatura leggendaria legata alla fondazione di Milano da parte dei Celti. L’animale fu avvistato dal re celtico Belloveso nel luogo indicato dall’oracolo. La stessa scrofa era presente sul suo scudo e per questo il re, riconoscendo l’apparazione come il segno di una volontà divina, fece costruire in quel punto Medhe-lan, “terra in mezzo alla pianura”, che nella trasposizione latina di Medio-lanum può anche significare “semi-lanuta”. Un bassorilievo dalle parvenze di un cinghiale, identificato con la scrofa semilanuta, si può vedere in via Mercanti sul secondo arco del Broletto. Per rimarcare la nostra autoironia c’è anche il simbolo più horror: il bambino nelle fauci di un biscione.
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# Le palme e i banani in piazza del Duomo
Altra cosa che ha fatto molto ridere o piangere a seconda del punto di vista e della condizione emotiva. Di fronte la più famosa cattedrale gotica del pianeta, la più grande chiesa d’Italia, dove più si respirano atmosfere mitteleuropee che cosa si poteva mettere di più assurdo? Palme e banani. Scelta che ha fatto molto scalpore ma solo pochi hanno capito il vero intento: mostrare al mondo l’autoironia milenese.
# Il dito di Cattelan
Difficile mascherare un sorriso quando lo si vede, puntato così contro il Palazzo della Borsa. Il più celebre dito di Milano. Doveva essere un’installazione temporanea invece è diventato il simbolo più sbeffeggiante della città. Ha fatto ridere anche quando l’unghia del dito è stata colorata di uno smalto fucsia.
# Il popò anti francese
A Milano si trova anche la più grande presa in giro della storia. Doveva essere l’arco della Vittoria, voluto da Napoleone, quando sognava per Milano il ruolo di capitale della nazione. Ma qualcosa è andato storto: è arrivata la disfatta di Waterloo e a Milano sono tornati gli Austriaci. Che per prendere le distanze da Parigi hanno cambiato il nome in Arco della Pace e soprattutto hanno girato il verso dei cavalli, mostrando così le terga in direzione della Francia.
# I cinesi milanesi che “non muoiono mai”
Basta fare due passi a Chinatown per sorridere. Già un quartiere milanese nel cuore di Milano che non solo ha un nome italiano (Sarpi) ma che soprattutto di Milano ha preso lo stile. Probabilmente si tratta della Chinatown più elegante del mondo. Non solo: il mix estetico, culturale e linguistico dei cinesi di Milano è irresistibile. Non solo: innesca anche molte leggende metropolitane, tra cui quella forse più celebre: i cinesi di Milano non muoiono mai.
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# Le mitiche code del Padiglione del Giappone a Expo
Un’altra cosa che fa molto ridere, soprattutto quelli che arrivano da fuori Milano, sono le code composte e serafiche fatte per entrare in un museo, nei negozi, prendere un panzerotto da Luini, un gelato o un trancio di pizza, o per qualsiasi altra situazione ci sia un forte interesse del pubblico. L’apoteosi è stata Expo2015 quando per entrare in un padiglione bisognava attendere anche oltre 10 ore. Ancora fa ridere il ricordo delle mitiche code al Padiglione del Giappone.
# Le ciclabili ardite e i parcheggi in mezzo alla strada
A volte fanno molto ridere le scelte della viabilità. Come alcune ciclabili che finiscono “nel nulla” oppure i parcheggi realizzati in mezzo alla carreggiata in Corso Buenos Aires.
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# Il cavallo stanco di Missori
La statua a Giuseppe Missori, patriota garibaldino e consigliere a Milano: un fiero cavaliere su un cavallo che sembra sfinito. Tra i milanesi divenne subito nota come “la statua del cavallo stanco”.
# L’ “incidente stradale”
Un altro monumento. Considerato da molti “il più brutto di Milano”. Siamo ad Amendola Fiera. Il suo nome ufficiale è “La Danza” realizzata nel 2006 dallo scultore milanese Gianfranco Pardi. La scultura intendeva aprire una nuova stagione per Milano e soprattutto per il quartiere Fiera che si preparava ad un processo di innovazione che avrebbe portato alla costruzione delle 3 torri degli architetti Daniel Libeskind, Arata Isozaki e Zaha Hadid. Tanto che il nome originario doveva essere “Ricostruire”.
Purtroppo il vento di innovazione e movimento non è arrivato con questa scultura che ai milanesi è piaciuta poco, tanto da essere soprannominata “incidente stradale”. Alcuni l’hanno paragonata a un ragno che si dimena in aria.
# I giri sul toro
E poi c’è lui. Irresistibile. Il toro con i gioielli schiacciati dai turisti che ruotando sopra le sue grazie per tre volte sperano in un destino più fortunato. Impossibile non sorridere vedendo persone di tutto il mondo volteggiare in mezzo alla Galleria. Pochi sanno il motivo: il toro rappresenta Torino. Da sempre legata a Milano con amore e odio. Ma soprattutto tanta ironia.
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