A metà ottobre il caldo a Milano in un attimo è svanito. Sembra strano, ormai ci eravamo quasi abituati a una sorte di dolce estate perenne.
“Milano fa sempre battere il CUORE”: sapessi com’è strano PARTIRE un giovedì SERA da Milano
Ma la città brulica dalla voglia di essere goduta anche con la temperatura autunnale: i fiumi di persone in giro sembrano non desiderare altro, tanto che appena esco di casa verso le 18 la prima cosa che noto è il traffico impazzito, oltre ogni distribuzione normale per un giovedì senza fiere o week importanti in corso.
# Il bus per Orio
Un aereo mi aspetta a tarda notte a Bergamo e penso di usare i frequenti bus navetta che ci sono dalla Stazione Centrale verso l’aeroporto di Orio.
Arrivato in Centrale ringrazio il mio taxi, individuo il primo bus in partenza verso l’aeroporto giusto e mi metto in coda: davanti a me non ci sono più di 10 persone, ma nel giro di 2 minuti si forma una coda lunga, solo a tratti ordinata visto che il sangue predominante è quello latino.
Il ragazzo che vende i biglietti più volte si rivolge a tutti noi per farci rispettare il nostro turno: deve intervenire con decisione, forse eccessiva, quasi feroce, con una signora araba cocciuta che non conosce il concetto di fila indiana.
Salgo, scelgo il posto e aspetto circa 15 minuti per la vendita dei biglietti e l’imminente partenza. Più i minuti passano, più la gente in coda prova in tutti i modi a salire sul bus.
# La ressa per gli ultimi posti
Ci contano una prima volta, poi una seconda volta per essere sicuri che il numero dei biglietti venduti e i posti disponibili collimino. Dopo un po’ di indecisione i due addetti arrivano alla conclusione che possono far salire ancora 3 persone.
La discussione delle persone in coda su chi dovesse essere il primo ad accaparrarsi i desiderati tre posti porta a un nervosismo esagerato l’addetto ai biglietti che, forse stanco per il turno non si trattiene e urla, spinge le persone prescelte dentro e sbarra l’accesso ai cani rabbiosi infernali rimasti al palo della corsa successiva.
Si chiudono le porte e finalmente si parte.
# Corso Buenos Aires
Ma uscire dalla città non è una passeggiata. Appena il bus si immette in corso Buenos Aires un taxi ci supera sulla destra e il guidatore non si risparmia per maledire a squarciagola il taxista.
Il corso è preso d’assalto. La gente passa da tutte le parti, i sacchetti nelle mani sfoggiano marchi sui marchi, tutte queste persone sulla via dello shopping milanese mi fanno pensare agli omini cartonati di un Black Friday dei tempi buoni.
Lasciata indietro la confusione della città provo a riposare un po’ con gli occhi chiusi e la musica nelle cuffie. La beatitudine del mio riposo finisce con una frenata forte e improvvisa, con un urlo prolungato delle persone e con la vista fissa a inseguire il mio zaino che rotola e si ferma solo sul cruscotto vicino all’autista.
# Milano fa sempre battere il cuore
Il conducente perde la ragione e si sfoga e impreca con tutte le sue energie contro qualcuno che gli ha tagliato la strada. Io dormicchiavo e non posso giudicare, certo che questa tangenziale a curve dalle parti di Cologno mi è sempre sembrata un potenziale autoscontro.
Nelle file posteriori del bus echeggia il pianto inconsolabile di un paio di bambini piccoli. Io spero tanto per loro che non si siano fatti male con la frenata allucinante appena vissuta. Il pensiero vola subito spontaneo al bus caduto vicino a Mestre e bisogna ringraziare quel qualcuno o qualcosa che ci ha fatto scampare lo schianto.
Che dire… Milano in un modo o nell’altro, che tu stia tornando o che stia partendo, fa sempre battere forte il cuore.
Continua la lettura con: Sapessi come è strano atterrare un mercoledì sera a Milano
LORENZO ZUCCHI
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