Come in tutti i centri urbani del mondo, anche a Milano il passare dei secoli, lo sviluppo e il progresso hanno portato a un progressivo rimodellamento dei suoi vicoli e dei suoi palazzi. Nel capoluogo lombardo ve n’erano di molto belli, ma non tutti sono a conoscenza della loro esistenza.
I palazzi più belli di Milano che… non ci sono più
# La Casa Rossa
Costruita nel 1837 dall’architetto Gaetano Casati per il barone Gaetano Ciani nell’aristocratico borgo di Porta Orientale, la casa posta all’angolo con Via Boschetti era particolarmente esuberante e rivestita di decorazioni in terracotta, tanto che venne da subito battezzata Ca’ Rossa. Si presentava con un piano terra finestrato, un primo piano posto sotto ad una balconata ricca e che girava attorno alla casa segnando il piano nobile, terminava con un terzo piano e un ricco cornicione dotato di pinnacoli.
Era rossa per via dell’abbondante uso di decorazioni in terracotta che l’hanno caratterizzata per un secolo, e all’epoca divenne una meraviglia da guardare per chi veniva a Milano in visita. Poi nel 1928 l’edificio venne spogliato dalle terrecotte che lo caratterizzavano e rialzato di ben tre piani, e qualche anno fa la casa è stata ulteriormente rialzata di un altro piano fino ad assumere le forme del palazzo odierno.
# Palazzo Arcimboldi
Palazzo Arcimboldi (già Casa dei Corbella) era un palazzo seicentesco storicamente appartenuto al sestiere di Porta Ticinese e si trovava in via dell’Unione 12. Crollò a seguito dei bombardamenti del 1943. L’edificio, alto tre piani, si sviluppava attorno ai due cortili, dei quali il secondo presentava un notevole porticato con affreschi di storie mitologiche. Erano affrescati anche gli ambienti interni, fra cui la cappella con l’Assunzione della Vergine e il teatro. Pregevole poi era lo scalone barocco a quattro rampe, con balaustra in pietra traforata decorata con aquile, putti e altre figure fantastiche.
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# Villino Hoepli
Era un signorile villino in stile neorinascimentale realizzato su progetto dell’architetto Carlo Formenti fra il 1894 e il 1896 e fu sostituito nel 1938 dalla Villa Falck, tuttora esistente. Si trovava in via XX Settembre al civico 2, all’angolo con via Tamburini. Col Piano regolatore Berruto si andò a risolvere la controversia legata alla lottizzazione delle aree retrostanti il Castello Sforzesco (la ex piazza d’armi), dando al contempo alla città di Milano un adeguato piano di ampliamento. Sull’area dell’ex piazza d’armi sarebbe stato infatti realizzato il Parco Sempione, mentre le aree comprese fra il Castello e Porta Magenta vennero destinate alla lottizzazione, per la realizzazione di edifici residenziali destinati alla borghesia.
Nello specifico, la via XX Settembre venne suddivisa in piccoli appezzamenti, destinati ad ospitare villini signorili. La villa, malgrado l’imponenza e la sontuosità, non servì mai ad esibire od ostentare la propria posizione e ricchezza, né fu teatro di feste o ricevimenti. Venne impiegata con funzione di rappresentanza soltanto nel 1906, quando ospitò il presidente federale Ludwig Forrer, in visita a Milano per incontrare il re Vittorio Emanuele III in occasione della cerimonia per l’inaugurazione del Traforo del Sempione.
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# Palazzo Imbonati
Palazzo Imbonati era un palazzo cinquecentesco storicamente appartenuto al sestiere di Porta Nuova, e si trovava in via Marino. Venne demolito nel corso del XIX secolo. Il palazzo conservava al tempo un elegante cortile, con capitelli scudati corinzi, che recavano le insegne viscontee e sforzesche, finiti dopo la demolizione al Museo archeologico. Fu particolarmente noto per aver ospitato fra il 1743 e il 1768 la risorta Accademia dei Trasformati, promossa dallo stesso mecenate Giuseppe Maria Imbonati e della quale fecero parte anche Giuseppe Parini e Pietro Verri. Il palazzo, di proprietà inizialmente degli Imbonati, passò poi alla famiglia Blondel ed in seguito a Massimo d’Azeglio e al suo posto sarebbe poi sorto il vecchio Teatro Manzoni, a sua volta distrutto a seguito dei bombardamenti del 1943.
# Coperto dei Figini
Il Coperto dei Figini era un palazzo rinascimentale costruito tra il 1467 e il 1472 da Guiniforte Solari, un ingegnere della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, su commissione di Pietro Figino e situato in piazza del Duomo sul lato occidentale dalla piazza (guardando il Duomo di fronte.) Venne abbattuto nel 1864, quando l’area venne ristrutturata per l’ampliamento della piazza e per la costruzione della Galleria Vittorio Emanuele II. Sotto i suoi portici era presente il Caffè Campari, che successivamente si trasformò in un’azienda produttrice di bevande e che esiste tuttora.
La scelta cadde su Solari per questione di prestigio: Pietro Figini voleva un palazzo che rivaleggiasse architettonicamente con gli altri edifici già presenti in piazza del Duomo. Lungo 76 metri, era provvisto di un portico fronte piazza, il cui muro di fondo e le sue 24 colonne, appartenevano precedentemente alla demolita basilica di Santa Tecla. Della demolizione del Coperto dei Figini e del vicino isolato del Rebecchino si iniziò a parlare all’inizio del XIX secolo, con l’obiettivo dichiarato di ampliare la piazza e renderla spaziosa come la conosciamo oggi. Il Coperto dei Figini venne quindi abbattuto a partire dal 1864, mentre il Rebecchino ebbe la stessa sorte undici anni dopo.
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CARLO CHIODO
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