La Milano anni ’80 dei metallari, dei dark e dei paninari

Quando i giovani di Milano erano in divisa

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Fra le varie subculture che hanno attraversato la nostra città, ce ne sono tre che hanno segnato soprattutto il decennio degli anni’80 e si sono distinte per outfit, usanze e stili musicali.

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La Milano anni ’80 dei metallari, dei dark e dei paninari

 # I dark: il lato oscuro dei colorati anni Ottanta

Una cultura “ombrosa ma non violenta”: si diffuse a Milano e poi nel resto d’Italia a partire dai primi anni Ottanta. Fattore distintivo: il nero. Almeno, questo è l’interessante spaccato basato su un reportage urbano dei due giornalisti Emanuela Zuccalà e Simone Tosoni, che nel loro testo Creature simili – il dark a Milano negli anni ’80 disegnano queste figure scure e misteriose grazie a interessanti interviste dei giovani di allora. Il movimento nato nel Regno Unito durante il periodo post-punk rappresentava un malinconico disagio nei confronti della società dell’epoca estremamente scintillante e consumistica, la società della moda e della Milano da bere tanto decantata da economisti, stilisti e pubblicitari. Le loro idee e i loro look composti da cinghie, spille, croci e capelli cotonati, così come le audiocassette e i primi cd-rom dei Cure o dei Joy Division ebbero grande diffusione anche in provincie lombarde come ad esempio il varesotto, in periodi in cui di certo incontrare un dark per strada non era il massimo della tranquillità e in cui l’eroina la faceva purtroppo da padrone fra le cronache nere. Ma il movimento dark sembrò non esser toccato da questa piaga: erano tendenzialmente pacifici e mentre tutte le subculture dagli skin ai punk strillavano la rabbia verso il mondo al di fuori, i dark urlavano dentro.

# I metallari: il rifiuto “senza trucchi” della società borghese

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Il nero è stato adottato anche dalla nostra seconda figura di quegli anni, con l’aggiunta di jeans e tonalità argentate conferite da borchie, anelli/catenoni e cinture di vario tipo, tutti segni distintivi del genere musicale più scatenato che si sia mai ascoltato assieme al già citato punk: il metal e l’heavy-metal. Figli dell’hard-rock musicale degli anni’70, anche i metallari erano tendenzialmente persone e personalità dagli abiti lugubri ma dalle idee ben chiare sul rifiuto della società borghese, in particolare di quella media borghesia che non sapeva dove e come collocarsi all’interno delle classi sociali meneghine del tempo, e i loro codici stilistici erano il perfetto biglietto da visita nei confronti di tutti gli altri gruppi. Se dovessimo sceglierne uno, non posso che far riferimento al mitico Chiodo, ovvero il giubbotto simbolo dei metallari ormai praticamente sparito da tutti i radar. I metallari però a differenza dei dark o darkettoni non avevano alcuna passione per il trucco. E per quanto riguarda i gruppi principe di questo genere e stile, Judas Priest, Iron Maiden e Metallica la facevano da padrone rispettivamente in Inghilterra e Stati Uniti d’America, diffondendo poi urla e costumi di questo singolare stile in tutto il mondo, anche se lo scettro di “padrino” del metal spetta a sua maestà Ozzy Osbourne.

Leggi anche: La Milano dei metallari

# I paninari

Paninari

Ma sempre negli anni ’80 emergeva un fenomeno che rappresenta l’esatto opposto dei metallari e che da Milano si è diffuso nel resto d’Italia e non solo. Stiamo parlando dei paninari, conosciuti più al nord Italia e soprattutto a Milano dove si incontravano alla fermata di San Babila e dintorni, per essere più precisi di fronte allo storico Burghy. E se come detto non erano esattamente etichettabili con un genere musicale definito, di certo i paninari facevano parte di quella media-alta borghesia tanto osteggiata da dark e metallari. I loro tratti distintivi erano le moto da enduro, bandana, giubbotti di jeans o piumini double-face. Come musica si riconoscevano nel pop di lingua inglese, soprattutto quello della British Invasion della prima metà degli anni Ottanta, con Duran Duran, Spandau Ballet, Wham! e le altre hit del momento. Hanno rappresentato l’identità principale degli anni da bere e non è un caso che Raf dedicò a quella decade e in un certo senso anche ai paninari la sua famosa hit Cosa resterà degli anni’80. Nel cui videoclip si vede tutto ciò che abbiamo dipinto poco sopra.  

Leggi anche: Quando Milano era la capitale dei paninari

Continua la lettura con: Le foto della Milano negli anni ’80

CARLO CHIODO

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Carlo Chiodo
Nasco a marzo del 1981. Milanese moderno, ostinato e sognatore, alla costante ricerca di una direzione eclettica di vita. Laurea in Lingue e Comunicazione, sono appassionato di storia contemporanea, amante del cinema e del surf da onda. Dopo il romanzo d'esordio (Testa Vado Croce Rimango, 2016) ho pubblicato con Giovane Holden edizioni una silloge di racconti (Diario di Bordo, 2020).

2 COMMENTI

  1. Dal 1987,fino alla “fine” di questa moda, ho lavorato a Milano in negozi “paninari”,in via Durini,San Babila.
    Mi sono divertito molto in quegli anni.
    Ricordo le coloratissime t shirt e felpe Best Company, i gilet e le giacche Husky ed Henry Lloyd ,le calze Burlington,le scarpe Timberland…
    Tutti capi piuttosto costosi ma che si stravendevano molto facilmente.

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