Quando a MILANO vigeva il LIMITE delle RISAIE
# Non si poteva coltivare riso a meno di 4 miglia dalla città
C’era un tempo in cui a Milano vigeva il limite delle risaie già alla fine del ‘500. A ricordarlo Roberto Bressani in un post sul gruppo Fb “Rifondazione Milano Policroma”. Osservando nel dettaglio la cartina dei sobborghi della città, parte della pianta cittadina del 1883 di Vallardi, si può notare un cerchio tratteggiato che ricade in parte nell’attuale periferia e in parte fuori dall’odierno territorio comunale milanese. Nella legenda è attribuito al “Perimetro di vietata coltivazione delle risaie”, posto ad una distanza di circa 4 miglia dalla città dell’epoca, entro il quale le autorità milanesi aveva imposto il divieto di coltivare riso.
Nel 1805 durante il dominio austro-ungarico, come riportato dalla pubblicazione “Indagine conoscitiva sui fontanili del Parco Agricolo Sud”, la necessità di tenere a debita distanza dalla città le coltivazioni di risaie, e anche delle marcite, fu confermata e anzi per determinare la misura esatta si prese in considerazione sia l’area occupata dalle abitazioni che il numero di residenti. Ma perché tenere il riso così lontano da Milano?
# I motivi erano di ordine sanitario e agricolo
Il divieto, che è rimasto in vigore anche nei secoli a seguire, era dovuto a motivi di ordine sanitario ed economico. Il Comune di Milano voleva evitare infatti il diffondersi della malaria e che l’esagerata espansione di terreni coltivati a risaie potesse danneggiare le coltivazioni degli altri prodotti agricoli.
# I ceppi a memoria di quel limite
Di quel limite rimangono ancora oggi degli antichi cippi a testimonianza. Uno si trova sulla sinistra del fiume Lambro, all’interno dell’omonimo parco, lungo via Garcia Lorca. Un altro è presente a Niguarda via Adriatico angolo via Cherso, mentre un altro scomparso era presso la Cascina Cassinazza, ora demolita, tra Sellanuova e Garegnano Marzo nei pressi dell’attuale carcere minorile Beccaria.
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FABIO MARCOMIN
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