Quando Milano è diventata bellissima

Sono un F205, nato a Milano, figlio nipote e bisnipote di milanesi, e ci tengo che si sappia

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Ph. @donamtykl IG

Si ok, va bene tutto, il mare la montagna la collina e le tradizioni, tutto bellissimo per carità, ma io sono un F205, nato a Milano, figlio nipote e bisnipote di milanesi, e ci tengo che si sappia.

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Quando Milano è diventata bellissima

Purtroppo non sono più un F205 di primo pelo. Ho passato la prima metà della mia vita a sentir dire che Milano è fredda, che i milanesi sono scostanti, che Tangentopoli l’ha pure privata del suo primato morale, che è brutta e che, se non ci fosse la fresca che gira, non ci sarebbe nessun motivo per starci. Ed era vero.

A me toccava ammiccare e cambiare discorso, e subire le interminabili tirate di veneziani, fiorentini, romani, napoletani, che decantavano le loro (oggettivamente) splendide città, chi la bellezza, chi l’arte, chi la storia e chi il mare, e noi la nebbia. Addirittura qualche torinese ha osato definire Torino più bella di Milano, ma lì è bastato uno sguardo al vetriolo e la cosa è finita lì.
Poi un bel giorno le cose sono cambiate. La gente ha iniziato a parlar bene di Milano. E non dico gli F205, che da che mondo è mondo si sentono a casa propria solo a Milano, parlo degli “altri”.
Il primo fu un tizio barbuto ad Amsterdam. Gestiva un chiosco di cianfrusaglie in Reguliersdwarstraat e mi chiese da dove venissi. Milano, dissi io, già prevedendo che il discorso virasse sulle solite Venezia eccetera. In fondo, a noi chi ci conosceva? I milanesi non emigrano.
E invece no, il cimbro mi sorprese con un “ah, Milano, città bellissima”. Caddi dalle nuvole e gli chiesi cosa mai l’avesse entusiasmato di Milano: il Cimitero monumentale. Ma cosa diav… epperò, prima che avessi il tempo di riprendermi, continuò dicendo che “una città che tratta così bene i suoi morti, chissà come deve trattare i suoi vivi”.
Così, sbam, dritto in faccia.

Milano è l’unica città europea dove si parla italiano

E allora diciamocelo.
I suoi vivi Milano li tratta bene, sicuramente meglio di Venezia o Firenze o Roma. Di Torino neanche parlo perché lì, di gente viva, non se n’è mai vista.
La mia Milano (signùr se l’era triste) è cambiata: il Fuorisalone, le settimane della moda, le migliori università d’Italia, Expo, gli eventi le mostre i cinema i teatri, il car sharing, il bike sharing, l’husband & wife sharing, le cinque linee della metro, i negoziati etnici aperti di notte, i supermercati alla domenica, tre aeroporti, Milano a un’ora dal mondo e tutto il mondo a un’ora da MIlano, verghino signori verghino e infatti la gente ci arriva e ci resta, ci si abitua e ci sta bene.
Un amico pugliese m’ha detto che Milano è l’unica città europea dove si parla italiano. Ed è vero. Se vuoi altre città Europee devi impararti qualche altra lingua. E sarai sempre straniero. Qui no, caro, qui di scuse non ne hai. Sei il benvenuto, inventati un lavoro e inizia a pedalare.

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Credits: @radiorooftopmilan
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Nessuno chiede di meglio. Si tratta soltanto di capire che qui un minuto è fatto di 45 secondi, un’ora di 45 minuti e una giornata di 29 ore, perché soltanto un idiota potrebbe pensare che a Milano ci si va per lavorare e basta: c’è troppo da fare e si può fare di tutto. Si tratta di capire che il caffè si beve in piedi, rapidi, come una medicina, e a pranzo non si mangia, ci si nutre. Si tratta anche di capire che qui c’è del porfido, c’è del basalto e ci sono le rotaie, e che devi starci attento per non sderenarti quando vai in bici, ma in bici ci puoi andare, qui. Purché pedali.

Certo, un po’ la nebbia mi manca. E ancora mi chiedo, in fondo in fondo, com’è possibile che ci siano tanti turisti proprio qui. E -diciamocela tutta- un po’ mi spiace che l’unica cucina etnica che è sparita sia proprio quella milanese.
E ogni tanto mi girano le balle quando talvolta intravvedo ancora un po’ di quella spocchia di chi s’è lasciato alle spalle il mare, l’arte e la storia: ma lascio correre, perché questi ragazzi hanno scommesso sul futuro, e il banco di gioco non può che essere Milano.

Insomma, è come se, di punto in bianco, mi fossi trovato un sacco di gente a girare per casa. L’ultima cosa che mi viene da dire è “fate come se foste a casa vostra”. In fondo sono un F205, al massimo posso sperare che abbiate trovato tutto in ordine.

Continua la lettura con: Milano è brutta

ANDREA BULLO

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Andrea Bullo
Andrea, milanese, avvocato, tanto dovrebbe bastare

3 COMMENTI

  1. E così! da sardo D.O.C.G. Che il mare più bello del mondo c’è lo abbiamo solo noi. Milano è bella! E mi ha dato un lavoro, un futuro!

  2. Sarà ma io ci ho lavorato x 4 anni,venivo da piccolo a Milano con mio papà ed i cugini di mia mamma, preferisco la provincia anche se dovrò andare via da tutto questo,troppo cara la vita x un neo pensionato

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