La “CHIESA delle LUCERTOLE”, l’indistruttibile LUOGO dei MIRACOLI sullo spartitraffico di via Lorenteggio

Costruita nell'anno mille richiamava perfino Barbarossa

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Ph. @sanprotasoallorenteggio IG

Una chiesa miracolosa dove meno te l’aspetti. Piccolina, trascurata, immersa nel traffico in una zona periferica. Eppure perfino l’imperatore Barbarossa ci veniva a pregare. Questa la sua storia. 

La “CHIESA delle LUCERTOLE”, l’indistruttibile LUOGO dei MIRACOLI sullo spartitraffico di via Lorenteggio

# La chiesa più amata dal Barbarossa e dai carbonari

L’oratorio di San Protaso è una chiesa miracolosa. Innanzitutto perché nella sua storia millenaria è sopravvissuta, talvolta in modo rocambolesco, a diversi tentativi di distruzione.
Ma c’è di più. Si narra che Barbarossa si fosse fermato in questa chiesetta per pregare, che Napoleone lo usasse come deposito di armi e che qui dentro si riunissero i carbonari guidati da Federico Confalonieri per cospirare contro gli austriaci. Utilizzando anche un tunnel segreto che li portava all’interno delle mura. 

# La Madonna che non vuole scomparire

L'oratorio di San protaso negli anni '40
L’oratorio di San Protaso negli anni ’40

La chiesetta è davvero singolare: si trova nello spartitraffico di via Lorenteggio ed è reduce da un’azione di restauro che l’ha recuperata da una condizione di degrado. Edificato dai Monaci Benedettini intorno all’anno 1000, il piccolo Oratorio di San Protaso al Lorenteggio fu dedicato a San Protaso, ottavo Vescovo di Milano.

Sembra che dove sorge la chiesa sorgesse prima un tempio pagano.
Gli anziani della zona si tramandano la storia che l’affresco della Madonna, coperto per tre volte da una imbiancatura a calce, quando si voleva utilizzare la cappella come abitazione, riaffiorò più nitido che mai. Dopo questo evento, giudicato prodigioso dai contadini del borgo, si abbandonò l’idea di utilizzare l’oratorio come abitazione e si continuò a venerare questa Madonna rivolgendosi a lei per chiedere ogni tipo di grazia. La devozione verso questa Madonna è ancora molto sentita: ne sono testimonianza i mazzi di fiori e i lumini lasciati davanti alla chiesetta.

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Utilizzata per il culto fino al 1950 venne dismessa e lasciata in abbandono, abitata solo dalle lucertole. Da qui il soprannome di “Gesétta di lusert”.

 

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