Palasharp, quando Milano non ce la fa: un nuovo capitolo nero della storia infinita

Avrebbe dovuto essere un impianto gioiello: invece, dopo la figuraccia olimpica, è al centro di una guerra di carte bollate

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coordinamentotutelaparcoovest IG - Palasharp

La figuraccia olimpica: l’impianto era destinato ad ospitare le partite di hockey su ghiaccio femminile alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina, poi dirottate nei padiglioni di Rho Fiera data l’impossibilità di riqualificarlo in tempo. Ma ancora non basta. La struttura che doveva essere uno dei lasciti dell’evento rimane in completo degrado e si trova al centro di guerra di carte bollate, fatta di ricorsi e controricorsi. Vediamo che succede al luogo simbolo di una Milano che non ce la fa. 

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Palasharp, quando Milano non ce la fa: il nuovo capitolo nero della storia infinita

# La figuraccia olimpica dopo le modifiche al progetto richieste dal Cio

Credits: @gallaratese_today IG

La situazione dell’ex Palasharp sta sprofondando nel ridicolo. Chiuso da oltre dieci anni, avrebbe dovuto ospitare le partite di hockey su ghiaccio femminile alle Olimpiadi, ma il tutto si è concluso con una figuraccia a livello planetario. TicketOne-Mca Events, vincitrici del bando per la realizzazione e gestione dell’impianto, avrebbero dovuto costruire un palazzetto con una capienza di 8-9 mila posti per poter ospitare varie manifestazioni sportive, tra cui l’hockey su ghiaccio, e concerti. Avrebbero dovuto, ma le successive richieste del Cio di prevedere per la futura Milano Hockey Arena due piste di ghiaccio, una per le partite ufficiali, l’altra per il riscaldamento degli atleti, 12 spogliatoi e tre sale hospitality, hanno cambiato le carte in tavola. Queste modifiche avrebbero ridotto la capienza da 8.000 a 5.000, non consentendo di realizzare la seconda tribuna, e determinato un aumento insostenibile dei costi secondo le due società, che sarebbero così difficilmente rientrate dall’investimento. 

# Il primo ricorso, quelle delle Suore della Riparazione

Accanto il Cio la successiva grana era arrivata dalle Suore della Riparazione, l’istituto adiacente all’ex Palasharp, che avevano presentato ricorso contro la costruzione del nuovo impianto. Un ricorso che secondo Palazzo Marino non sarebbe stato ostativo per i lavori, ma che ha messo ulteriore carne al fuoco su un processo complicato.

# La rinuncia alla costruzione, con il decadimento dall’assegnazione, e il ricorso al Tar di TicketOne-Mca Events

Credits emanuele_fitdaddy IG – Interno Palasharp prima della trasformazione in moschea

TicketOne-Mca Events, a causa di questi problemi, in primis degli extracosti, hanno deciso di rinunciare portando a decadere dall’assegnazione, anche per l’indisponibilità da parte del Comune a tornare al vecchio progetto antecedente la decisione del CIO. Una scelta non condivisa e che ha portato al quinto ricorso di tutta la vicenda, in questo caso dei proponenti, diretto al Tar e con il quale è stato chiesto: l’annullamento del provvedimento di decadenza firmato dal Comune, l’accertamento del suo diritto a vedere attivato il procedimento di revisione del piano economico finanziario o, in subordine, la condanna di Palazzo Marino al risarcimento del potenziale danno subito. 

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# La risposta di Palazzo Marino, costituita in giudizio contro i proponenti

ph. Affaritaliani – aula consiliare Palazzo Marino

La risposta del Comune di Milano non si è fatta attendere: con la costituzione in giudizio ritornando al mittente tutte le accuse. Questo quanto scritto dall’avvocatura di Palazzo Marino come riportato dal Corriere della Sera: «Il provvedimento con cui è stata disposta la decadenza, la segnalazione all’Anac e l’escussione della cauzione è stato assunto a fronte del rifiuto del raggruppamento temporaneo di imprese di sviluppare il progetto in linea con l’offerta economica di gara con lo stralcio delle opere olimpiche e della contestuale richiesta da parte del medesimo Rti di una rilevante modifica del piano economico finanziario oggetto di gara, con riconoscimento di un ingente contributo pubblico e riduzione del canone concessorio». 

Il Comune di Milano ha ritenuto inoltre inammissibili le modifiche delle condizioni economiche fatte dai proponenti del progetto «in quanto avrebbero comportato una sostanziale variazione dei presupposti e delle condizioni della procedura ad evidenza pubblica espletata e aggiudicata, che prevedeva il totale autofinanziamento da parte dell’operatore, senza alcun contributo pubblico».

Sugli extracosti ha poi evidenziato come avrebbero fatto salire la spesa a circa 40 milioni di euro, più del doppio della stima iniziale: «L’anomalo incremento dei prezzi di costruzione lamentato dal Rti ricorrente non trova riscontri e, in ogni caso, lo scostamento dei costi rientra nei rischi a carico del concessionario».

# Il nuovo ricorso di TicketOne-Mca Events

Dopo il rifiuto delle richieste fatte a TicketOne-Mca Events di realizzare comunque il progetto previsto e la conseguente decadenza dall’assegnazione, Palazzo Marino ha interpellato l’operatore risultato primo in graduatoria con l’obiettivo di riqualificare l’ex Palasharp. Il raggruppamento di imprese ha però impugnato anche i provvedimenti che hanno portato a questa azione da parte del Comune di Milano. In sintesi, invece che il pattinaggio al Palasharp è di scena la lotta greco-romana di denunce e controdenunce. E, probabilmente, anche dopo 10 anni rischiamo di essere solo all’inizio. 

Fonte: Corriere.it

Continua la lettura con: Quel pasticciaccio brutto della M3 fino a Paullo: MM e Regione Lombardia divise sul progetto

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.