Considerato l’unico esempio rimasto a Milano di “grande casa da nobile“, contiene al suo interno affreschi del ‘600, soffitti in legno con cassettoni in oro zecchino, maioliche dipinte a mano, statue in marmo e un giardino che ha preservato la stessa tipologia floreale del ‘700.
L’ultima “GRANDE CASA da NOBILE” di Milano
# Quando via Vivaio era la meta preferita dagli scapigliati
Celebre per essere la via dell’Istituto dei Ciechi, nella seconda metà dell’Ottocento via Vivaio era il ritrovo degli Scapigliati milanesi. In particolare, due erano i luoghi in cui si davano appuntamento: l’osteria del Polpetta e il giardino dei Cicogna. A quei tempi corso Monforte terminava sui bastioni chiusi dalle larghe ombre di ippocastani giganteschi, in mezzo ai bei giardini patrizi.
Il ritrovo a mezzogiorno era dal Polpetta, sull’angolo di via Conservatorio. La polpetta milanese, piatto povero e di recupero per antonomasia, era così popolare fra gli Scapigliati che il poeta e commediografo Ferdinando Fontana compose “la Polpetta del Re”.
Il mezzo di collegamento con questa zona di atmosfere bucoliche era un omnibus color verde pisello. Via Vivaio era una zona campestre, con solo un paio di case moderne accanto a un paio di antiche case rurali: la costruzione più importante era Palazzo Cicogna.
# Palazzo Cicogna: l’unico esempio rimasto a Milano di “grande casa da nobile”
Palazzo Cicogna è visitabile in alcuni periodi dell’anno e con ingresso da corso Monforte e via San Damiano. Uno dei motivi di attrazione sono i giardini che hanno preservato la stessa tipologia floreale del ‘700, con le siepi che mantengono la sobrietà del tempo.
Il palazzo è considerato l’unico esempio rimasto a Milano che abbia conservato l’aspetto di una “grande casa da nobile”. Il palazzo fu costruito nel ‘500 in stile rinascimentale dalla famiglia Arrigoni. Nell’Ottocento diventò proprietà del conte Cicogna Mozzoni che fece chiudere il cortile verso corso Monforte con una decorazione romantica dell’architetto Sanquirico. Tale costruzione neogotica fu molto criticata perché in contrasto con l’aspetto sobrio del cortile.
# Affreschi del ‘600, soffitti in legno con cassettoni in oro zecchino, maioliche dipinte a mano
Solo nel 1973, a distanza di 150 anni, è stata ripristinata l’antica facciata in tinta unita ed è stato completato il cortile con una quarta facciata in stile rinascimentale, identica a quella originale. La facciata verso il giardino, posta oggi anche su via Mozart, venne ristrutturata nel 1906 nell’originale stile barocco dall’architetto Alemagna. “Lo Studio contiene affreschi del ‘600 appena restaurati” spiega l’avvocato Campagnolo ospitato nel palazzo, “soffitti in legno con cassettoni in oro zecchino, maioliche dipinte a mano, specchiere del ‘700, statue in marmo, camini decorati con stemmi in ferro battuto. Il complesso con annesso giardino originariamente occupava tutto il borgo Monforte, solo nel 1929/30 fu creata via Mozart che tagliò il parco. Dal lato che dava su via Vivaio l’area era coltivata ad ortaglia e qui, grazie a una intraprendente famiglia di portinai, ebbe origine la Scapigliatura milanese“.
Fonti: Libero Quotidiano
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