La bufera giudiziaria, lo stralcio del “Salva Milano”, le proteste dei cittadini contro le nuove costruzioni e, soprattutto, lo spazio che non c’è. Quale futuro per i costruttori di Milano? Si staranno rendendo conto che i confini di Milano sono troppo stretti?
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Proteste dei cittadini e salva Milano “cestinato”: i grandi costruttori in cerca di un nuovo orizzonte
# La bufera giudiziaria che ha colpito il settore delle costruzioni
Decine di inchieste sui circa 150 progetti immobiliari a rischio a causa di procedure agevolate per arrivare alla costruzione in tempi brevi, 30 giorni invece che almeno dopo 9-10 mesi. Nello specifico stiamo parlano della Scia, alternativa al Permesso di Costruire, in teoria da utilizzare per interventi di ristrutturazione o nuova costruzione nel rispetto di regole edilizie ed urbanistiche ma senza necessità di altre autorizzazioni come quella paesaggistica. La bufera giudiziaria che ha investito il settore delle costruzioni è nata a fronte di alcuni esposti di cittadini per casi di nuove costruzioni che, secondo la Procura di Milano, avrebbero dovuto seguire procedure standard.
# Stralciato il “Salva Milano”, a rischio il mercato immobiliare della città?
Dopo mesi di indagini, che hanno visto l’inserimento nel registro degli indagati di dipendenti comunali del settore urbanistico, dirigenti e proprietari di società di costruzioni, sembrava ormai pronta la norma “Salva Milano”, nel “Decreto casa”, per sanare tutta la situazione. Un liberi tutti per spazzare via le inchieste e far ripartire il motore dell’economia del settore immobiliare. All’atto dell’approvazione del decreto Casa da parte della commissione Ambiente della Camera è però sparito l’emendamento, pare per la presentazione del nuovo testo troppo a ridosso della votazione, e quindi tutti le accuse di presunto abuso edilizio rimangono in piedi.
Al bilancio del Comune sono già stati inseriti minori introiti pari a 22 milioni di euro per mancati oneri di urbanizzazione, una cifra che potrebbe raggiungere i 100 milioni di euro i prossimi anni. È la fine della Milano dei grandi costruttori? Il rischio c’è, anche se l’emendamento potrebbe essere inserito a breve in un altro decreto, forse quello riguardante le infrastrutture, ma nel frattempo è un altro il problema per Palazzo Marino: le proteste dei cittadini.
# Le proteste per l’ “ecomostro” previsto in Piazzale Libia
L’amministrazione milanese deve fare i conti anche con le proteste di cittadini che non vogliono più vedere alti edifici in città, concentrati in spazi ristretti: una delle inchieste è partite proprio da un esposto di un gruppo di residenti. Tra quelli non ancora costruiti c’è il caso di una palazzina prevista in Piazzale Libia, zona Porta Romana-Lodi, inizialmente previsto di 8 piani e ora di 5 al posto di un garage di due piani. I milanesi paiono essersi stancati di vedere nascere palazzi come funghi in zone densamente abitate e ricche di attività, che comportano un alto flusso di persone e auto parcheggiate anche dove non si dovrebbe.
Questa la lettera dei residenti della zona come riportato da “La Verità”, che hanno anche manifestato di fronte al consiglio di zona 4, indirizzata al Sindaco Sala: “L’area è circondata da un quadrilatero di palazzi, edifici che rischiano di rimanere soffocati dalla costruzione del nuovo grattacielo, che toglierebbe, così aria, luce, spazio, vivibilità alle cento famiglie (circa 300 persone) che vi risiedono” e “in un quartiere in cui la pressione umana e delle auto è già alle stelle per via della presenza di una scuola con più sezioni, dal nido alla scuola secondaria di primo grado (la scuola privata delle Mantellate), del Teatro Franco Parenti, della Piscina Bagni Misteriosi, della Clinica Auxologica, della Rsa villa Patrizia e di un numero spropositato e in crescita di bar, ristoranti e movida”.
# Gli edifici storici abbattuti per far spazio alle nuove costruzioni
In diversi casi le nuove costruzioni prendono il posto di edifici storici. Tra gli ultimi esempi possiamo ricordare la villa neo medievale del distretto della Maggiolina in mattoni rossi che fino a qualche anno ospitava il ristorante Tre Pini, demolita per un futuro palazzo residenziale di tre piani. Un’altra villa storica, quella in stile eclettico in via Comelico, il cui abbattimento lascerà il posto ad una palazzina di sette piani e che una petizione ha provato a fermare. Infine la villa liberty di piazza Trento: avrebbe dovuto nascere un complesso per uffici, ma il progetto è stato sospeso perchè deve essere valutato l’impatto paesaggistico.
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# L’unica soluzione praticabile? Estendere confini e creare la Grande Milano connessa e con unica regia per casa, lavoro e servizi
Costruire a Milano è diventato sempre più un problema: lo spazio ormai si sta esaurendo e anche dove nascono nuovi edifici, si riducono aria, luce, spazio e vivibilità. L’unica soluzione all’orizzonte sembra quella di allargare in confini e dar vita alla Grande Milano, così come già all’estero fanno con le città stato. Occorre che vi sia un unico ente che amministri le aree conurbate a Milano, Monza, il basso lecchese, comasco e varesotto e anche la provincia di Lodi, con una sola regia in tema di trasporti, metropolitana che serva tutta la Città Metropolitana, politiche abitative e servizi, questi ultimi da uniformare per renderli disponibili come capillarità come già lo sono a Milano. In questo modo verrebbe a ridursi la tensione abitativa data la maggiore quantità di spazio a disposizione.
Non è un caso che l’Agenzia di Bacino per il trasporto pubblico si occupi della tariffazione dell’area di Milano, Monza Brianza, Pavia e Lodi, che la Camera di Commercio sia una sola per Milano, Monza Brianza e Lodi. Anche il Sistema Locale del Lavoro esce dai confini della Città Metropolitana di Milano, come si può vedere da questa analisi Istat.
Anche per quanto riguarda gli spostamenti residenza-lavoro si può vedere come l’influenza di Milano vada ben oltre i suoi confini amministrativi.
Da questa immagine emerge come non esista una distanza al di sopra della quale si manifesta, almeno in una minima parte, un decadimento dell’attrattività della parte centrale del territorio considerato. Tale attrattività va anche fuori regione e tocca gran parte delle province lombarde.
Quest’ultima è ancora più esemplificativa e mostra la reale influenza della nostra città, e quello che potrebbe essere la sua area vasta da governare in modo unitario, dove quasi tutti i flussi pendolari in uscita nel territorio della Città metropolitana hanno come destinazione il Comune di Milano.
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FABIO MARCOMIN
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La città è “piccola” rispetto alla domanda di case e la gente pensa sia meglio abitare ad Affori piuttosto che a Saronno solo perché il primo è un quartiere di Milano, quando da Saronno per arrivare in centro Milano ci metti anche meno di 20′ e hai un treno ogni 6′ mentre dai quartieri più periferici a volte ci si mette anche di più. Dopodiché la rete ferroviaria è a dir poco scandalosa e andrebbe implementata la rete metropolitana; ogni tot anni aggiungono qualche stazione somewhere ma di fatto va troppo a rilento rispetto alla crescita della città e del suo hinterland che ormai è un tutt’uno con la city e quindi anche parlare di hinterland a volte sembra riduttivo
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