Il «triangolo delle Bermude di Milano»

Lasciate ogni speranza voi che entrate

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Triangolo delle Bermude di Milano
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Lasciate ogni speranza voi che entrate. Sembra fatto apposta per questo pezzo di Milano dove le promesse di rigenerazione si moltiplicano, ma i risultati si fanno attendere. In compenso i problemi cronici di degrado e criminalità non sono risolti, rimanendo ancora oggi rimane una delle zone più difficili e pericolose della città. Per questo i cittadini ormai lo chiamano: il «triangolo delle Bermude di Milano».

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Il «triangolo delle Bermude di Milano»

# Il triangolo dimenticato di Milano: quartiere Adriano, via Padova e viale Monza

loretoopencloaca IG – Zona Loreto-via Padova

Quartiere Adriano, via Padova e viale Monza: tre zone che formano idealmente un triangolo geografico e sociale che viene definito il «triangolo delle Bermude di Milano».

  • A dispetto degli annunci e dei progetti di riqualificazione, il quartiere Adriano resta una delle zone più incompiute della città: tra cantieri infiniti, spazi pubblici lasciati a metà e collegamenti deboli con il resto di Milano.
  • Viale Padova, da anni sotto i riflettori per episodi di microcriminalità e degrado. Nonostante una vivace multiculturalità e un tessuto sociale dinamico, qui mancano ancora presidi, investimenti strutturali e un piano di rilancio coerente.
  • Infine, viale Monza, una delle arterie storiche della città, resta schiacciato tra traffico, inquinamento e una urbanistica che sembra rimasta ferma agli anni ’70. 

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# Adriano: il Piano Integrato di Intervento sembra perso nel vuoto

Urbanfile – Progetto metrotranvia Tremelloni-Adriano

Negli ultimi anni non sono mancati i progetti e le iniziative pubbliche e private per provare a cambiare volto a questa porzione di città. Il quartiere Adriano, in particolare, è stato al centro di un Piano Integrato di Intervento con ambizioni molto alte: parchi, piste ciclabili, nuovi alloggi, servizi. Ma molti degli interventi previsti sono rimasti sulla carta o procedono a rilento, come la metrotranvia fino a Cascina Gobba.

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# Via Padova: sotto il make-up restano i problemi di sempre

Urbanfile – Via Padova cantieri

La situazione non è molto diversa su via Padova, dove le operazioni di “makeup” si scontrano con la realtà quotidiana di occupazioni abusive, spaccio e assenza di controllo del territorio, vista anche la difficile integrazione tra i cittadini della zona a causa dell’alta presenza di stranieri, soprattutto provenienti dall’America del sud e dall’Africa. Sono frequenti infatti risse e scontri violenti. Non basta insomma dipingere tunnel e aumentare lo spazio per ciclisti e pedoni.

# Viale Monza: non si muove foglia

Loc – Piazzale Loreto

E su viale Monza l’immagine prevalente è ancora quella di un asse congestionato e poco vivibile. Per la tanto attesa agorà verde del progetto “LOC” che avrebbe dovuto rivoluzionare piazzale Loreto, punto di confluenza tra viale Monza e via Padova, non sono ancora partiti i lavori. Tutto sembra fermo: i cantieri, le promesse e persino la speranza.

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# Tra marginalità e potenziale inespresso: potrebbe essere un banco di prova per il rilancio della città?

Triangolo delle Bermude di Milano

Eppure, paradossalmente, è proprio in questo triangolo che Milano potrebbe trovare una nuova spinta. I costi delle case ancora accessibili, la presenza di aree verdi, il potenziale multiculturale e la relativa vicinanza al centro, soprattutto verso piazzale Loreto, ne fanno una zona con margini enormi di crescita. Ma serve una visione strategica, un piano che non si limiti al restyling estetico, ma che agisca in profondità: servizi, sicurezza, trasporti e spazi di aggregazione. Potrebbe essere un banco di prova per un rilancio dell’intera città?

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FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.

1 COMMENTO

  1. E’ il substrato culturale che manca! Si possono fare costruzioni le più velle e le più varie, ma se manca il substrato culturale, crolla tutto. Le periferie soffrono di un tessuto sociale disomogeneo al massimo, gente proveniente dai più diversi paesi senza volontà di integrazione (e con chi? con i cristiani? Ma ddai!) oltretutto senza arte nè parte, niuna voglia di fare qualcosa se non spacciare e litigare con il primo che passa. L’Amministrazione si è fatta sfuggire di mano la situazione, nascondendo la testa sotto la sabbia, alla moda degli struzzi. E continua a farlo, nonostante tutto.

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