Conosciuta fino a poco tempo fa come Corso di Porta Comasina, era la principale direttrice che conduceva da Milano verso il lago. Gli artigiani provenienti da Como furono i primi a colonizzarla con le loro botteghe, di cui oggi non rimane traccia, fra palazzi prestigiosi e tipici luoghi della movida. Intitolata all’eroe dei due mondi, ha ceduto il nome di Como al Corso che la porta avanti oltre la Porta di Piazza XXV Aprile.
7 attrazioni di CORSO GARIBALDI, una delle strade simbolo di Milano (MAPPA)
#1 Chiesa di Santa Maria Incoronata, la “chiesa doppia”
All’angolo con via Marsala, si presenta alla vista questo bellissimo esempio di “chiesa doppia”, ovvero un edificio religioso frutto dell’unione di due chiese, una antichissima e l’altra in pieno stile gotico. Le due facciate appaiono entrambe, così come l’interno che si presenta con doppia navata, uniformata dal tempo e dai restauri, ma con ancora chiaramente i segni dei due edifici originari. I lavori furono terminati in occasione dell’incoronazione di Francesco Sforza a Duca di Milano nel 1451, perciò i Padri agostiniani che la costruirono vollero intitolarla a Santa Maria Incoronata e dedicarla al nuovo signore della città. Nelle varie cappelle ci sono affreschi e dipinti di ottimo valore e di gran pregio è anche l’organo donato dalla città di Cremona nel 2013. Corso Garibaldi 113.
#2 Teatro Studio Melato, già Teatro Fossati dalle “due facce”: primo in Italia a sperimentare la luce elettrica e con ospiti del calibro di Kakfa
Un teatro è un monumento sempre vivo e in costante evoluzione. Oggi intitolato a Mariangela Melato, la grande attrice scomparsa nel 2013, il teatro Studio nasce per volere di Giorgio Strehler nel 1986 per ospitare la sede della Scuola di Teatro da lui creata. Il lungo lavoro di restauro curato dall’Architetto Marco Zanuso ha riportato alla luce l’antico teatro Fossati, fondato dall’omonimo imprenditore e progettato dall’architetto Fermo Zuccari a metà dell’Ottocento. Il teatro ha due facciate, una verso via Rivoli, l’altra, su Corso Garibaldi e divenne uno dei più attivi del panorama milanese e proponeva spettacoli diurni. Nel 1881 fu il primo teatro in Italia a sperimentare la luce elettrica. Accolse ospiti di rilievo, tra i quali Franz Kafka nel 1912. Le ultime locandine risalgono al 1925. Negli anni successivi fu adibito a cinema e successivamente chiuso, finché il fondatore del Piccolo Teatro volle dargli nuovo lustro. Oggi è amatissimo dai registi più sperimentali per la sua caratteristica forma ovale. Via Rivoli 6.
#3 Il ristorante Osaka: uno dei migliori di cucina giapponese a Milano
Ha compiuto vent’anni nel 2019 lo storico locale autenticamente giapponese, inaugurato a cavallo del nuovo millennio, quando la moda nipponica non era certo diffusa come oggi. L’anima della cucina è lo chef Ikeda, che qui giunse da Parigi nel 2001. Al suo fianco, nella preparazione di ramen, bento box, sushi, sashimi, classici piatti caldi di carne o pesce, il sous chef Takimoto, giunto a Milano da poco più di un anno, dopo oltre vent’anni di esperienza nella città di Osaka. Il menu cambia due volte l’anno, in primavera-estate e in autunno-inverno. Il servizio cordiale e attento, le materie prime scelte e il rigore per la tradizione giapponese hanno fatto sì che il Ristorante Osaka sia unanimemente considerato come uno dei migliori giapponesi in città. Un successo meritato anche grazie alla cura degli interni, che fa davvero sembrare di essere nel cuore del Paese del Sol Levante, in centro a Milano. Corso Garibaldi 68.
#4 La Casa degli Artisti, rinata 110 anni dalla fondazione originaria
Inaugurata il primo febbraio del 2020, subito chiusa dal lockdown, la nuovissima Casa degli Artisti è il risultato di un progetto ambizioso e vincente di Milano città della cultura. L’attività è ripresa a 110 anni dalla fondazione originaria e si propone di essere luogo di accoglienza per artisti provenienti da tutto il mondo, che vengono ospitati qui per poter produrre in condizioni ottimali una loro nuova opera, che sia di teatro o arti visive o multimediali, che nasce a diretto contatto con la città. L’obiettivo è quello di ripensare, attraverso le eccellenze creative provenienti da tutto il mondo, la società e l’urbanistica, mettendo in comunicazione i vari settori. Via Tommaso da Cazzaniga, angolo, Corso Garibaldi, 89/A.
#5 Al Matarel, avamposto gastronomico della più genuina tradizione meneghina
“Tallone di salame e nervetti per aprire, osso buco con il risotto giallo e cassoeula a seguire, cotoletta alla milanese, mondeghili, rustin negàa”: così si presenta la cucina Al Matarel, vero avamposto gastronomico della più genuina tradizione meneghina. All’interno il locale è colorato da tre caratteristici murales, realizzati dagli artisti milanesi Gustavo Boldrini, Crippa e Fiorillo. Dagli anni Settanta a oggi la trattoria è stata un punto di ritrovo molto amato da giornalisti, politici, scrittori e anche attori, con il famoso “Premio Al Matarel” per il giornalismo, la ricerca storica e le arti. Corso Garibaldi 75.
#6 Basilica di San Simpliciano, edificata per il volere di Sant’Ambrogio
Negli scritti di Sant’Ambrogio, vescovo di Milano dal 374 al 397 d.C. e oggi patrono amatissimo della città, non c’è un’affermazione che ci permetta di sostenere con certezza che risalga a lui la costruzione della antichissima basilica Virginum che da secoli è conosciuta con il nome di basilica di San Simpliciano. Eppure una forte tradizione afferma che proprio il grande Ambrogio l’avrebbe edificata, mettendola all’incrocio di una delle strade che attraverso i passi alpini collegavano la città di Milano con la Rezia. Il progetto era ardito: dimostrare che la metropoli, diventata capitale dell’impero già dal 286 d.C., non era più pagana. Ci piace credere che sia così e che questo edificio così antico e affascinante sia un simbolo storico di enorme importanza per la città, a dare anche il nome alla piazzetta che si affaccia su Corso Garibaldi dando aria e un senso di libertà al lungo viale. Piazza San Simpliciano 7.
#7 La Libreria del mondo offeso, con l’orologio che segna sempre le 5 meno un quarto
Se di libri non si campa, ecco il caffè letterario per condividere il piacere della lettura, guidati dai consigli di Laura. Entrando, un orologio vintage segna orgogliosamente le cinque meno un quarto. Quando uscirete, su quell’orologio saranno ancora le cinque meno un quarto: il mondo si ferma alla Libreria del mondo offeso. Il nome del locale, aperto da Laura nel 2008, sebbene migrando in varie sedi, viene da un romanzo di Elio Vittorini, “Conversazioni in Sicilia”, in cui dedica un capitolo al “dolore dell’umano genere”, perché sì, noi soffriamo “per il dolore del mondo offeso”. Un luogo di aggregazione per anime belle, dove trovare libri, racconti, suggerimenti e spunti di riflessione messi insieme con la cura e l’attenzione del vero libraio, che rifugge il mainstream culturale e seleziona proposte sorprendenti, lontane dalle mode passeggere. Laura ha scelto di specializzarsi in letteratura italiana del Novecento e contemporanea, unendo tutti i suoi autori preferiti. La relazione umana tra autore e lettore è il cardine su cui si centrano i numerosissimi eventi che animano la vita in libreria più volte a settimana. Piazza San Simpliciano 7.
Continua la lettura con: Foro Buonaparte: la strada di Milano che dà i numeri
ALBERTO OLIVA
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