In corso Buenos Aires 25 c’è un edificio di fine Ottocento che spicca tra tutti grazie ai suoi colori appariscenti. Per molti si tratta di “un pugno in un occhio” in competizione con i capolavori del kitsch mondiale. È un caso di ristrutturazione in cui l’originale è meglio del nuovo?
Il PALAZZO-CANARINO di corso Buenos Aires
# Era una casa operaia ottocentesca come tante altre
L’edificio, il cui progetto fu presentato il 10 giugno 1864, risale appunto alla fine dell’Ottocento e fu commissionato da Angelo Sesone. Prima dell’intervento che lo ha visto protagonista nel 2015, il palazzo aveva linee semplici, balconcini con ringhiera di ferro, finestre con una cornice dal disegno basico e persiane marroncine. E il colore della sua facciata era quanto di più normale ci si potesse aspettare: infatti, il beige era completamente armonizzato con gli edifici circostanti.
Insomma, niente di assurdo: era un modesto caseggiato ottocentesco, una casa operaia come tante altre. Anzi, la sua unica particolarità risiedeva nell’eccezionale lunghezza della facciata di circa 57 metri.
# Un rimodernamento che trasforma un palazzo anonimo le protagonista del quartiere
Da quando sono state tolte le impalcature, è emerso un palazzo completamente diverso rispetto al precedente. Ora, per i suoi colori sgargianti e per gli enormi elementi architettonici e decorativi, è impossibile non notarlo.
La facciata è stata riverniciata con un appariscente “giallo canarino” che illumina tutto il corso, le persiane sono diventate verdi e, per suddividere la facciata, sono state create delle lesene arancioni.
E non è finita qui: è stato aggiunto un piano che è visibile solo grazie a delle decorazioni quadrate e tonde, anche in questo caso arancioni. Ma ciò che è più evidente sono i balconi, moltiplicati rispetto a prima e resi pesanti sia dal cemento armato utilizzato per la loro fabbricazione sia dalla loro esagerata sproporzione rispetto alle finestrelle.
# Un intervento esagerato o un tentativo di rendere più vivo corso Buenos Aires?
L’idea alla base era sicuramente quella di creare qualcosa di più vivo e allegro, un tentativo di “nobilitare” una casa operaia ottocentesca con elementi nuovi. A molti piace questo tocco di colore che rende più vivo il quartiere, anche se per alcuni il risultato finale compete con i “più blasonati capolavori del kitsch mondiale”: dagli alberghi di Las Vegas agli outlet italiani.
Qual è la vostra opinione?
Continua la lettura con: Il PALAZZO LIBERTY in TOTAL BLACK, residenti in rivolta: “È un obbrobrio” (immagini)
ALESSIA LONATI
copyright milanocittastato.it
Riproduzione vietata al sito internet che commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.