Un quartiere dal passato agricolo, isolato dal resto della città a causa della tangenziale, conserva ancora tratti della sua storia e ospita una delle eccellenze ospedaliere riconosciute a livello europeo. Scopriamo questo borgo ricco di fascino e contraddizioni.
Spunto e foto copertina: Urbanfile
PONTE LAMBRO: il quartiere oltre la TANGENZIALE
# Fino agli inizi del ‘900 il territorio di Ponte Lambro era utilizzato per l’agricoltura ed era parte del Comune di Morsenchio
Il territorio occupato oggi dal quartiere di Ponte Lambro era un tempo utilizzato per l’agricoltura grazie alla ricchezza di acqua della zona, con i monaci dell’ordine degli Umiliati insediati nella vicina abbazia di Monluè che si occupavano di gestirne l’irrigazione con i canali presenti. Alla fine dell’Ottocento c’erano alcune cascine e mulini come la “Cascina Zerbone”, il “Mulino della Spazzola” situato sulla roggia omonima, e la “Cascina Canova, o Casanova”. Prima di essere annesso durante il Risorgimento al comune di Mezzate faceva parte del comune di Morsenchio.
Nel 1916 l’area prese il nome di Linate al Lambro mentre nel 1922 le frazioni di Ponte Lambro e Morsenchio furono aggregate provvisoriamente al comune di Milano, in conseguenza agli espropri per la realizzazione del Porto di Mare e del canale Milano-Cremona-Po, e in via definitiva nel 1925, dopo lo stop al progetto del canale. In quella circostanza a Ponte Lambro furono sottratti gran parte dei suoi territori e la metà dei suoi residenti.
# Alle vicissitudini del quartiere è resistito il Bagutto, il più antico ristorante italiano e il secondo in Europa
Tra i luoghi storici rimasti a Ponte Lambro c’è “Il Bagutto“, il ristorante-trattoria più antico d’Italia. Conosciuto con il nome di Berlochium, termine longobardo che significava “posto in cui si mangia”, compare in un documento di scambio di beni immobili datato al 1284. In Europa solo il Stiftskeller St. Peter di Salisburgo è nato prima.
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# L’isolamento di Ponte Lambro dagli anni ’60 in poi per colpa di Linate e della tangenziale est e i tentativi di rinascita degli anni duemila
Dagli anni ’60 in poi il quartiere di Ponte Lambro si è sempre più isolato dalla città, prima a causa dell’ampliamento dell’aeroporto di Linate che ha tagliato la Paullese, poi la realizzazione di Tangenziale Est nel decennio successivo che lo ha separato in maniera definitiva. Queste opere hanno aumentato la percezione di isolamento contribuendo al fenomeno del degrado urbano del quartiere, carente di servizi sociali e con molte case fatiscenti ancora prive dei servizi elementari. Dopo il completamento delle case popolari dello IACP, nel 1975, la piaga delle occupazioni abusive ha peggiorato la situazione del quartiere, rendendolo sempre più un luogo da cui stare alla larga.
Negli ultimi decenni è stato avviato però un percorso di riqualificazione che ha migliorato la vivibilità e la sicurezza, anche se deve ancora concludersi uno dei progetti più grandi: il “Laboratorio di Quartiere” a firma Renzo Piano. Nell’intervento è previsto: una residenza per studenti al servizio delle università milanesi, laboratori per attività destinate al mondo dell’impresa, delle start-up e dell’inserimento lavorativo, oltre ad attività per gli ospiti e per tutto il quartiere di carattere culturale, sociale e sportivo.
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# L’Ospedale Monzino, il primo ospedale in Europa a esclusiva vocazione cardiovascolare
Non mancano le eccellenze nel quartiere di Ponte Lambro. All’interno del suo perimetro ha sede il Centro cardiologico Monzino, il primo ospedale in Europa a esclusiva vocazione cardiovascolare. Nato al posto della Casa di Cura le “Quattro Marie”, dal 1981 è il punto di riferimento in Italia per la cura e le operazioni riguardanti le patologie del cuore e dell’apparato circolatorio. Al suo interno ospita anche una sede della facoltà di medicina dell’Università degli Studi di Milano.
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FABIO MARCOMIN
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