Dopo il successo di NoLo, il distretto urbano a Nord di Loreto, dall’altra parte della città nasce Na.Pa. Non è solo un quartiere ma un distretto a tema. Ma in che cosa consiste questo distretto?
Arriva NAPA: sarà la nuova NOLO?
# La zona del Naviglio Pavese mira a essere valorizzata
Na.Pa, ovvero Naviglio Pavese, è un vero e proprio distretto urbano all’interno del Municipio 5 che nasce dall’iniziativa di un gruppo di ristoratori. Il nome è stato registrato lo scorso anno, a giugno per l’esattezza, e il suo obiettivo è quello di valorizzare il quartiere, creando un dialogo tra centro e periferia in grado di rafforzare la connessione tra le persone e la realtà della zona.
La realizzazione del distretto gastronomico è un modo di fare squadra e raccontare un territorio poco noto, ma davvero meraviglioso, la cui eccellenza va oltre il cibo e che merita di essere valorizzato e conosciuto.
# Il primo distretto a tema di Milano
I soci fondatori di Na.Pa sono 14 e tra essi si possono trovare ristoranti e bar, ma anche cantine, trattorie e hub gastronomici. Facendo rete, queste realtà stanno cercando di far conoscere le eccellenze di questa zona, attraverso il filo rosso che le unisce: il cibo come cultura.
Come affermano i fondatori, solo facendo squadra tra le realtà della zona, si possono promuovere iniziative che valorizzino l’esperienza e le competenze delle persone che vivono al suo interno. Proprio per questo Na.Pa non si limita ad essere un’associazione di commercianti, ma un comitato, un vero e proprio distretto di cui fanno parte anche istituzioni, organizzazioni del terzo settore e privati cittadini.
# Lo chef Sadler e le richieste al Governo
Tra i ristoratori di Na.Pa spicca un nome: Claudio Sadler, una stella Michelin e un Ambrogino d’Oro. Durante il lockdown di marzo, lo chef è stato tra i primi ad aderire all’idea di realizzare un delivery a marchio Na.Pa, box gastronomiche realizzate a 4 mani da due ristoranti per volta.
Lo spirito del distretto, perciò, non sembra essere stato intaccato dalla pandemia, anche se le consegne a domicilio sono solo un modo per tirare avanti, una toppa e non certo la soluzione definitiva. Come affermato da Sadler, ma anche da moltissimi altri ristoratori, la richiesta al governo è una sola: poter lavorare.
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CHIARA BARONE
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