In zona Bisceglie, a Milano, sorge un cubo. A vederlo da fuori non si capisce cosa possa essere, ma nasconde in sé tanta speranza.
Il CUBO MAGICO di Milano
# Un luogo di accoglienza per quei giovani che hanno bisogno di aiuto per tornare a vivere
CN l’HUB, in rete con Fondazione Don Gino Rigoldi, è un luogo di accoglienza per giovani che hanno perso la retta via e per famiglie che hanno bisogno di un luogo dove stare. Si trova davanti al Carcere Beccaria e le due strutture sono ancora più vicine negli intenti che nello spazio.
Don Gino è il cappellano del carcere, un uomo che ha dedicato la propria vita ai giovani, a curare quei germogli calpestati per ridare loro la possibilità di sbocciare. Sono 30.000 i giovani passati per la sua comunità, alcuni adottati per permettere loro di non tornare nei paesi di origine martoriati dalle guerre.
# Un lavoro di recupero per il futuro: il progetto Kintsugi
Don Gino ad 80 anni ha ricevuto premi ed onorificenze, ma rimane fedele al suo ruolo in questo mondo. È un Milanese di nascita, ma vive in frontiera e fa per questa città un lavoro di recupero che servirà per il futuro.
Il cubo è un “rifugio operativo”, di reinserimento delle persone, di aiuto al ritorno in società. Infatti, non a caso, il progetto si chiama Kintsugi, termine che richiama l’arte giapponese di riparare gli oggetti rotti con colla d’oro.
# Le attività di creazione, e rinascita, nel cubo
Da segnalare è Cake l’Hub, un bar pasticceria aperto al pubblico dove gli stessi ragazzi producono dolci artigianali che hanno il sapore di futuro, di possibilità, di rinascita. Ma non solo: c’è anche Ciclo l’Hub, un negozio di vendita e riparazioni biciclette.
Poi, sempre nel cubo, si trova anche tutto ciò che serve per la creazione di eventi, uno spazio nel verde e un servizio Catering che opera in tutta la Lombardia.
# La speranza in un cubo
Insomma, un cubo piantato nella società, creato per dare un futuro migliore a chi non ha avuto fortuna nella vita, a chi si è perso ma che deve avere la possibilità di essere ritrovato ed aiutato.
La convinzione è che, di fronte ai bisogni delle persone che incontriamo, dobbiamo sentirci chiamati a rispondere nella misura e nella forma possibili a ciascuno di noi.
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MARTINA PICCIONI
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