Un tetris visionario da cui emerge una Milano onirica, immaginata, allucinata, con i suoi monumenti più celebri e i suoi angoli meno conosciuti grazie all’opera di grandi nomi e talenti emergenti.
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The Milaneser: Milano onirica, immaginaria, allucinata
# 137 illustratori danno vita al libro “The Milaneser: la città che stiamo diventando”
137 illustratori, dai grandi nomi ai talenti emergenti, chiamati a raccontare la loro Milano: luoghi, persone, simboli , attitudini “perché Milano è anche uno stato d’animo“. 137 immagini di Milano, 137 emozioni differenti raccolte nel libro “The Milaneser: la città che stiamo diventando”. Un progetto creativo – nato nel 2020 dall’idea di Lara Aldeghi, copywriter, e Stefano Lionetti, art director e partner di ZetaLab, studio di comunicazione visiva con quartier generale nel quartiere Isola- che racconta Milano attraverso le copertine di una rivista immaginaria, The Milaneser, che si ispira per grafica ed estetica alla storica rivista New Yorker alle sue celebri copertine, arricchita da approfondimenti, commenti e contributi speciali di Chiara Alessi, Gianni Biondillo, Giovanna Castiglioni, Luca Misculin e Davide Oldani.
# Un tetris visionario
“Milano è una città in continua evoluzione, ricca di cultura, arte e storia, e si voleva trovare un modo originale per raccontarla, accogliendo un repertorio di voci polifoniche, di interpretazioni e sguardi differenti”, ci racconta Roberto Di Puma, socio Fondatore e Presidente di FBM, un’impresa culturale e creativa nata nel 2015 dal recupero della Cartoleria e Tipografia Fratelli Bonvini Milano, storica bottega fondata nel 1909 in via Tagliamento, Scalo di Porta Romana, che ha abbracciato fin dall’inizio il progetto con un approccio di partnership attiva e di valore, dove è possibile scoprire e acquistare il libro e le singole copertine illustrate.
Si comincia con Feeling like Eustace Tilley, di Hikimi (pseudonimo dell’illustratore torinese Roberto Blefari) un omaggio al primo numero del New Yorker (la caricatura di un dandy) declinato in salsa meneghina, con un tocco di ironia: sullo sfondo del Duomo con i palmeti, un piccione vestito fashion passeggia come un turista.
Geniale la copertina in stile pop art con le scatolette Ossobuco Rice di Mambo Tattoer (nome d’ arte del tatuatore milanese Mattia Calvi ) ispirata alle iconiche Campbell’s Soup realizzate nel 1962 da Andy Warhol. La visione della città per Nazario Graziano è la Milano che fatica che già la dice lunga, con il faccione di Lucio Dalla, il grande cantautore bolognese che ha saputo descrivere attraverso una canzone la Milano negli anni 70 con tutte le contraddizioni, tra l’affettuoso e lo spietato.
Per l’illustratrice Chiara Vercesi Milano è il chiosco di Valeria aperto tutta la notte in piazza Fusina, conosciuto anche come Le Luride, un panino dalle Luride sono una certezza nella notte milanese. Come quello completo con salamella, peperoni, cipolla, salsa della casa, formaggio, insalata. Nella illustrazione di Andrea Bozzo Milano è la Vincenzina di Enzo Jannacci davanti ai cancelli della fabbrica chiusa.
Milano è come una cipolla per lo chef Davide Oldani che ricorda che per lui nato e cresciuto a Cornaredo, Milano era il viaggio con papà Bruno, operaio tessile, quando lo portava in gita in piazza Duomo. “Milano la capisco solo a piedi. Sarà perché non ho la patente, ma non è che mi hanno bocciato all’esame di guida: proprio non l’ho mai voluta fare, a Milano non serve guidare!”, afferma Gianni Biondillo, scrittore di gialli e architetto. Milano l’è una cadrega (una sedia), afferma Chiara Alessi, saggista esperta di design. E’ un sellino della bici, il basamento della statua di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo “per i culi dei turisti stanchi”.
E ancora: la Milano degli stereotipi di Fabrizio Morra, di cui sorridere ma c’è un errore volutamente inserito dall’autore da trovare e metterà alla prova la milanesità del lettore. E, sfogliando le 221 pagine del The Milaneser si arriva all’ultima immagine: un funambolo che cammina su un cavo d’acciaio perché, scrive nella sua illustrazione Andrea Banfi, vivere a Milano “significa cercare di stare in equilibrio su un filo che tiene unite tante cose la vita, il lavoro, gli affetti, la partecipazione, gli eventi, con la sensazione di esser sospesi in un vuoto ma che in realtà e pieno di tutto quello che la città offre. E come per un funambolo, l’unico modo per riuscirci è mettersi in movimento”
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CRISTINA TIRINZONI
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