I MURI d’ARTISTA colorano i quartieri di Milano

Marina Pugliese ci racconta i nuovi progetti d’arte pubblica in città

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Credits: @ellimist83 Porta Romana "un nome in ogni quartiere"

Sulle facciate cieche dei palazzi, su vertiginose infrastrutture o sotto tetri sottopassaggi periferici, o addirittura sugli anonimi blocchi in cemento armato dei cavalcavia. A Milano negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio fiorire di opere di street art che hanno portato alla riqualificazione di intere zone. In principio sono stati i murales dell’Ortica, realizzati dal collettivo artistico Orticanoodles con a capo il mitico Wally (Walter Contipelli) e Alita (Alessandra Montanari), che raccontano la storia del quartiere. È l’inizio di un processo di sdoganamento del muralismo, che aprirà un nuovo scenario per la città e per la street art. Nonché al concetto di una “fruizione più democratica dell’arte”. Un linguaggio che parli a tutti, si fa anche potente mezzo di coesione sociale.

La STREET ART che CAMBIA Milano: muri d’artista per riqualificare lo spazio pubblico e quartieri

# Il progetto per dare un nuovo volto ai quartieri

Credits: @mi_tomorrow
Baggio “un nome in ogni quartiere”

“Un nome in ogni quartiere” è un progetto ideato da Milano&Partners e realizzato in collaborazione con l’Ufficio Arte negli Spazi Pubblici e sostenuto da Fondazione di Comunità Milano. Per donare un nuovo volto ai quartieri. Per segnare anche graficamente l’identità delle tante anime della città. “A Corvetto sull’imponente cavalcavia un’opera firmata da Pablo Pinxit e Loris Lillo. Il murale “Porta Romana bella” firmato da Marco Goran Romano in corso Lodi. In via Bassini, le sue coloratissime geometrie della designer Serena Confalonieri (che vive in zona) con la collaborazione del collettivo muralista milanese Orticanoodles decorano la parete sulla facciata della sede dell’Avis firma il murale ‘Città Studi’.

# Marina Pugliese: “Milano è stata la prima città ad avere un ufficio dedicato all’arte pubblica”

Credits: @all_you_need_is_my_pics
città studi

“L’arte è l’energia che può muovere tutto, attivando straordinari cambiamenti. La street art continua ad affermarsi con sempre maggior forza come forma espressiva per riqualificare e far risplendere le strade di ogni quartiere, anche quelli in periferia” racconta Marina Pugliese, storica dell’arte, ex direttore del Museo del Novecento. È tornata a Milano dopo un periodo a San Francisco e oggi dirige il Mudec (Museo delle culture) ed è anche responsabile dell’Ufficio Arte negli spazi pubblici del Comune di Milano. “Milano è stata la prima città a essersi dotata di un ufficio dedicato all’arte pubblica, a fine 2020, perché l’istituzione potesse finalmente avere un ruolo attivo nella produzione di nuove opere. Quello che un tempo era cultura underground, ai limiti della legalità, oggi è invece espressione di un movimento internazionale apprezzato in tutto il mondo. Il nostro è un piccolo team ma molto preparato, con due curatori: Alessandro Oldani per l’arte contemporanea e Alice Cosmai per muralismo e street art.

Credits: @ellimist83
Porta Romana “un nome in ogni quartiere”

L’ufficio ha un obiettivo doppio: da un lato semplificare e velocizzare la parte amministrativo-burocratica, che è notoriamente impegnativa e spesso non ben definita per i progetti di arte urbana, dall’altro ottenere una dotazione stabile di fondi, inserendo la progettazione artistica in seno alla progettazione urbana, implementando un modello di arte pubblica che sia in dialogo con le comunità, gli artisti, i committenti. Il mio sogno è che una parte degli oneri di urbanizzazione sia destinata all’arte pubblica e che in futuro s’inverta il processo, ovvero che sia l’ente pubblico, anche in accordo con i privati, a proporre nuove opere e non viceversa”. L’arte urbana, e se vogliamo in questo caso l’arte usata come riqualificazione, deve dare vita a dei processi che vanno più in là di un semplice intervento estetico, ma che sono in grado di creare uno scambio tra l’opera stessa e chi la vive quotidianamente, in un processo creativo che per sua natura deve appartenere a tutti.

# L’arte “uscirà” fuori dal museo, contribuendo a creare così un prezioso legame tra le istituzioni e le comunità?

Credits: @Sara Rizzo
Flavio Favelli-I Trenta

L’arte è un bene comune, un valore fondante di cui la comunità non può fare a meno per considerarsi tale. Dimenticare l’arte sarebbe come dimenticare la socialità“, afferma Marina Pugliese. “Da ex direttore di museo, l’idea di uscire dallo spazio fisico dell’architettura e pensare allo spazio aperto, al coinvolgimento delle comunità, è molto vivificante”. La mostra Rainbow. Colori e meraviglie tra miti arti e scienza in corso al Mudec  (fino al 2 luglio) esce dagli spazi museali e nel cortile dell’ex Ansaldo, spunta il nuovo maxi murale “I Trenta” di Flavio Favelli (Firenze, 1967), che sarà visibile in modo permanente sul muro esterno dell’edificio confinante con Base. “L’opera rielabora trenta passaporti di diversi paesi del mondo, riprodotti in una gamma di colori che richiama il gradiente dell’arcobaleno (un quadro-installazione Rainbow realizzato con francobolli messi durante il Regno d’Italia)…Nel progetto l’interesse di Favelli per alcuni elementi grafici analogici (francobolli, banconote e, appunto, passaporti, oggi sempre più sostituiti da supporti elettronici) si intreccia con il tema politico della cittadinanza e dell’incrocio di popoli e culture.

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Credits: comunedimilano_cultura
Corvetto “un nome in ogni quartiere”

La prima opera murale la possiamo ammirare in piazza Angilberto, a Corvetto, un quartiere della periferia sud di Milano, dove era stato inaugurato a marzo dello scorso anno l’enorme murales realizzato dallo street artist olandese Zedz ispirato all’opera di Mondrian,  dopo la mostra allestita al Mudec “Piet Mondrian. Dalla figurazione all’astrazione”. Stiamo lavorando su un’idea di arte pubblica nuova, più leggera e anti monumentale, primo caso sarà un itinerario ciclopedonale in via Domenichino, a cura di Francesca Picchi, con panchine di design.

# Bambini e ragazzi coinvolti nella realizzazione delle opere

Credits: @mi_tomorrow
Baggio “un nome in ogni quartiere”

Racconta ancora Marina Pugliese.Stiamo dedicando tantissime energie per arricchire i quartieri più periferici di esperienze e opere di arte pubblica, perché nessun quartiere di Milano resti escluso. Il progetto “Un nome in ogni quartiere” cresce non solo per il numero di realizzazioni, ma anche in senso collaborativo, soprattutto là dove i murales sorgono su immobili pubblici, come la scuola, la biblioteca, le case popolari, coinvolgendo direttamente la comunità dei residenti nell’ideazione, e spesso anche nella realizzazione, del murale. Come è accaduto per il murale di Baggio, è stato progettato dagli studenti della scuola secondaria di primo grado “Primo Levi” di via Pistoia: l’opera è stata poi dipinta da Alice Lotti, anche con il contributo degli stessi studenti, insieme alla casa di produzione Collater.al.

In questi giorni alla Maggiolina l’artista novarese Matteo Capobianco, in arte Ufocinque, già affermato nel panorama della street-art europea, con il suo segno fortemente poetico, sta dipingendo la facciata della Scuola d’Infanzia di via Ragusa 5 angolo viale Zara e via Arbe. I bambini coinvolti direttamente nelle fasi di progettazione hanno prodotto dei disegni. È stato un gioco che dà modo di fare arte partecipata. Il loro modo di stare insieme, le idee prive di stereotipi, spesso fresche e genuine sono infatti da insegnamento a un mondo adulto sempre meno incline al confronto e al dialogo. Ogni muro può raccontare qualcosa e nonostante sia un simbolo di divisione, il dipingerci sopra trasmette l’emozione di attraversarlo.

# Dal 14 al 16 aprile 2023 torna MiArt, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano. Cosa ci può anticipare?

Credits: mitomorrow.it
MiArt

La Darsena torna protagonista con una opera dell’artista milanese, classe 1939, Franco Mazzucchelli, una grossa elica lunga 25 metri gonfiabile e una serie di opere sempre gonfiabili nel giardino della Triennale che le persone potranno spostare a piacimento, al fine di restituire al pubblico un’esperienza diversa della percezione di quel luogo. E di messaggi tattili trasmessi dal contatto con il materiale plastico. Franco Mazzucchelli è tra gli artisti italiani più rivoluzionari, un precursore dell’arte nello spazio pubblico, con le sue sculture gonfiabili in vetroresina e PVC, dalle forme complesse ed enigmatiche. Negli anni ’60, abbandonava simbolicamente le sue opere in tutti quei luoghi in cui l’arte non era – ancora – arrivata: sulle spiagge, davanti alle fabbriche, nelle zone periferiche, le abbandonava letteralmente al mondo, alle persone, agli eventi, al caso, a ciò che poteva accadere, per generare disturbi temporanei della percezione dello spazio. Le sue opere interagiscono con lo spazio in cui vengono inserite, perché coinvolgono attivamente il fruitore. Per cui l’arte non è l’opera, ma l’interazione che si crea tra pubblico e manufatto artistico. Infine, durante l’Artweek ci sarà anche l’inaugurazione di tre nuove opere di Artline a CityLife degli artisti Rossella Biscotti, Liliana Moro e Otobong Nkanga.

Continua la lettura con: MURALES TRIDIMENSIONALI: la nuova frontiera della STREET ART

CRISTINA TIRINZONI

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Cristina Tirinzoni
Giornalista professionista di lungo corso, ho cominciato a scrivere per testate femminili (Donna Moderna, Cosmopolitan, Effe, Donnainsalute) occupandomi di psico benessere, attualità, cultura. Curiosa, ho sempre cercato di raccontare e capire il mondo e l'animo umano. Con la voglia di sapere, di approfondire, sospinta dalla brezza del dubbio, e di sdrammatizzare un po' con l' ironia. Ho pubblicato due libri di poesie Sia pure il tempo di un istante (Neos edizionii) e Come un taglio nel paesaggio (Genersi editore)