Elio Franzini. Milanese Doc, filosofo e Rettore della Statale. E’ nel direttivo di diverse fondazioni e dirige due collane di testi filosofici: “Discorso, Figura” per Mimesis e “Il dodecaedro”. Il suo pensiero riprende molto Husserl, il padre fondatore della scuola fenomenologica che nella prima metà del Novecento ha denunciato la crisi delle scienze contemporanee.
Elio FRANZINI: “la mia Milano sarà più ATTENTA ai GIOVANI”
La cosa che ami di più di Milano?
Lo so che può apparire assurdo, ma di Milano amo moltissime le giornate di nebbia, sempre più rare, in cui si gira con le mani affondate nelle tasche e ci si affretta in un’ovatta che avvolge.
Quella che invece ti piace di meno?
Direi due punti, uno meteorologico: le giornate umide e calde, in cui la città diviene davvero insopportabile, con l’aria ferma e densa. L’altra sociale, ma comune a tutte le grandi città: i senzatetto, pur con la loro dignità, coloro che la città non sa o può accogliere.
Il tuo locale preferito?
Temo di non averlo, ma è per questioni anagrafiche… però amo provare, senza fidelizzarmi…
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Mi piace molto camminare per la città, che rivela bellezze inaspettate da scoprire. Pensate a quante belle chiese ci sono da porta Ticinese al Duomo. Un giro che consiglio.
La canzone su Milano a cui sei più legato?
Indubbiamente “Luci a San Siro” di Roberto Vecchioni, un capolavoro.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Ve ne sono molti, ma quello che amo di più è in Provincia di Pavia, ed è la Certosa. Ma sono molto belle anche le cascine, che ancora si trovano.
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Davvero tante. Ma su tutte vorrei ricordare il lavoro dei nostri ospedali, la certezza che per qualunque patologia lì si troverà cura, assistenza e passione.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Duomo, perché ricordo il giorno della sua inaugurazione (linea rossa, allora linea 1), tanti tanti anni fa…
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Milano è una grande metropoli internazionale, per cui le cose curiose sono quotidiane, ma si tende, ormai, a non vederle più. La cosa più bella, che si rinnova, è la solidarietà dei milanesi, che c’è anche quando non appare.
Il quartiere che ami di più?
Porta Ticinese, con cui mi lega un cordone ombelicale: nato lì, e mai venuto via. Ma non mi sono mai annoiato!
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Milano funziona, si può sempre migliorare. Direi più isole pedonali, che renderebbero la città maggiormente vivibili.
Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Non saprei: Milano è inserita in un contesto produttivo e sociale che esce dai limiti del Comune. Avrebbe senso se si potesse dare maggiore autonomia alla Città metropolitana, che in parte peraltro già possiede.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Non in un’altra città… Milano è per me insostituibile. Per cui sarò banale: in Liguria, sul mare, sicuro che dopo una settimana vorrei tornare a Milano…
Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?
Un grande lavoro di rigenerazione urbana dei quartieri esteticamente e socialmente più compromessi. Milano non deve concentrarsi su alcune “isole”, ma diffondere ovunque un modello virtuoso presente solo in alcune zone.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
I tempi mi costringono a essere banale. Una Milano che torni non come prima, ma meglio di prima, attenta all’inclusione sociale e alle esigenze dei giovani che qui vogliono vivere e costruire una famiglia. Questo è essenziale.
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