Ferruccio Resta. Rettore del Politecnico che con lui ha fatto un poderoso balzo nel futuro. A ogni tornata elettorale il suo nome circola come possibile candidato sindaco capace di unire gli opposti della città, destra e sinistra, giovani e anziani, centro e periferie. Chissà mai che prima o poi non accada davvero. Intanto lo abbiamo stimolato sulla città e sul suo futuro possibile.
Ferruccio RESTA: “la mia Milano continuerà a CRESCERE”
La cosa che ami di più di Milano?
La sua vivacità e la voglia di mettersi in gioco, sempre. Milano è una città innovativa “per tradizione”, alla quale piace guardare avanti. Milano ama correre, ma senza lasciare indietro nessuno e cercando di offrire a tutti pari opportunità. La solidarietà è infatti una delle caratteristiche che preferisco. Milano è poi una città internazionale proiettata verso l’Europa e il mondo. Una grande occasione per i tanti ragazzi e le tante ragazze che, dall’Italia o dall’estero, la scelgono per i propri studi. Un investimento per il futuro.
Quella che invece ti piace di meno?
Difficile da dire. Forse questa tendenza all’”understatement”, al dare per scontato risultati che altrove in Italia sarebbero eccezionali e che per noi sono quasi ovvi. Abbiamo tante eccellenze, ma spesso non sappiamo valorizzarle. Il Sindaco Sala in diverse occasioni ha ricordato che Milano ha la stessa popolazione universitaria di Boston, con ottimi atenei che sono riconosciuti a livello internazionale. Tuttavia, non riusciamo a trasmettere la stessa carica.
Il locale preferito?
Banale se dicessi il mio ufficio al Politecnico di Milano? Dalla mia finestra ogni giorno vedo oltre 45.000 studenti. Una vivacità pazzesca. Se invece la domanda è rivolta al tempo libero, esistono alcuni locali che hanno segnato momenti della mia vita. Dai bar vicino a Città Studi dove ho festeggiato gli esami e la laurea al Politecnico, ad alcuni ristoranti dove ho condiviso con mia moglie Francesca i più lieti eventi.
Il passatempo preferito a Milano?
Spesso i miei figli mi rimproverano che il mio passatempo preferito è lavorare. A Milano si lavora sempre. Il 2020 e il 2021 sono stati anni complicati, di alternanza tra aperture e chiusure per l’università. Prima la didattica a distanza, poi le misure messe in atto per riaccogliere gli studenti in aula, per farlo con sicurezza, per trovare un giusto equilibrio tra quello che si può fare da remoto e quello che deve essere vissuto in spazi fisici reali, veri, come i laboratori. Intendiamoci, ogni tanto trovo anche il tempo per qualche camminata per Milano, insieme a mia moglie Francesca, e qualche cena con amici nei tanti locali che Milano offre.
La canzone su Milano a cui sei più legato?
A Milano sono state dedicate tantissime canzoni, dai grandi maestri come Dalla, Gaber, Vecchioni e Guccini ad artisti più giovani come Ghali. Ognuno la interpreta a modo suo. Sono tutte bellissime. Questa è l’anima di Milano: la coralità, la pluralità, la commistione di idee e di pensiero.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Bergamo, che è la mia città natale. E la Liguria, dove mi rifugio essendo un grande amante del mare.
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
La mia famiglia, per prima. Qui ho incontrato mia moglie, una toscana che rientrava dall’estero. Qui abbiamo deciso di metter su casa e di crescere i nostri figli. E poi la professione. Sono onorato di servire una grande istituzione come il Politecnico di Milano che dal 1863, università più vecchia all’ombra della Madonnina, è una grande comunità prima ancora che un grande ateneo.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Piola, linea verde. Mi ricorda il mio trascorso da studente. Quando uscivi dalla fermata del metro e ti incanalavi in un grande flusso di ragazzi, mezzi assonnati che correvano a prendere posto in aula. A Piola ho anche iniziato la mia carriera professionale, come ingegnere meccanico, per studiare veicoli metropolitani e infrastrutture ferroviarie.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Difficile identificare un elemento. Milano ogni tanto stupisce con un suo angolo oppure con evento o un ospite internazionale.
Il quartiere che ami di più?
La Bovisa: ex quartiere operaio, oggi centro di innovazione. Abbiamo grandi progetti per quest’area. A partire dagli anni Novanta Il Politecnico vi ha trasferito diversi dipartimenti e laboratori. Oggi abbiamo un campus che accoglie più di 120 startup e il Competence Center MADE, al quale collaborano oltre quaranta imprese. Presto avvieremo un grande progetto di riqualifica dei gasometri, con spazi per lo sport e aree verdi per i cittadini. Insomma un grande luogo di aggregazione e di idee che ci immaginiamo sempre più simili ad altre realtà europee.
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Investire in innovazione; sostenere i progetti di ricerca; migliorare l’accoglienza di studenti e docenti dall’estero. Ma devo ammettere che questo già lo fa. La collaborazione con il Comune è ottima e produttiva. Il Politecnico deve molto a Milano. Il rapporto con la città e con la sua amministrazione è parte integrante del nostro operato.
Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Credo che Milano debba continuare a fare da traino al Paese. Che sia una grande locomotiva di cui non ci possiamo privare. Certamente però deve essere messa nelle condizioni di correre. Questo è chiaro. Il PNRR offre una grande opportunità. Sta a
noi coglierla per rendere la città ancora più efficace come leva per risollevare l’Italia. L’autonomia non deve e non può essere considerata un obiettivo, ma può essere uno strumento per aumentare flessibilità e semplificazione.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Questa domanda mi mette in difficoltà: ci sono grandi opportunità all’estero ma vorrei continuare a dare il mio contributo a livello nazionale. Sarei curioso di una esperienza a Roma, ma sono certo che poi tornerei a Milano.
Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?
Li investirei in ricerca, in nuovi laboratori all’avanguardia su temi di punta, dallo spazio alle biotecnologie, dalla mobilità sostenibile alle immense sfide del digitale, alle energie rinnovabili. Li utilizzerei inoltre per costruire un grande distretto di innovazione in grado di richiamare startup e giovani talenti.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Quello di continuare a crescere. Di portare avanti quell’onda positiva aperta con Expo e di cogliere al meglio le occasioni che si apriranno con la nuova stagione di riforme alle porte. Con il PNRR, ci sono 3 miliardi di euro a disposizione di Milano e della Lombardia. Un’occasione storica che ci giocheremo in alcuni contesti strategici, come la connettività, la digitalizzazione della PA e la salute. Ma penso anche alle infrastrutture, alla mobilità sostenibile e alla rigenerazione urbana. Il mio auspicio è che Milano mostri il meglio di sé, come del resto ha saputo fare in tante altre occasioni.
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