Rossana Ciocca. L’ideatrice delle cene in bianco e di alcune delle più intriganti iniziative di arte esperienziale a Milano. Incarna la Milano degli sconfinati orizzonti, della sperimentazione, delle relazioni, della voglia di stare assieme in modo non convenzionale.
Rossana CIOCCA: “la mia Milano produrrà RICCHEZZA dalla CONOSCENZA”
La cosa che ami di più di Milano?
Amo camminare al tramonto sulla Martesana, girare per il centro storico di notte, svegliarmi all’alba immersa nella nebbia e correre in bicicletta nel traffico. Milano è una città che ti avvolge se sai dove perderti, mai uguale a se stessa perchè si definisce con chi la abita, ogni incontro è sempre diverso che sia con i luoghi o le persone che la abitano, un po’ come nell’opera di Alberto Garutti “tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, e ora.” due lastre collocate sul pavimento del binari Milano Malpensa calpestate da centinaia di persone tutti i giorni ma potentemente capaci di aprire un dialogo più intimo con chi le vede, Milano è così… non sfacciata, non evidente ma capace di aprire portoni con l’altro.
Quella che invece ti piace di meno?
Non mi piace la Milano del qui e subito, desiderare è un bel progetto. Il desiderio parte quasi sempre da una mancanza e senza di quello, che città potresti volere?
Non mi piace la Milano del consumatore per forza, né quella nepotistica ma quella partecipata e inclusiva in cui il cittadino è parte del processo di costruzione dell’identità territoriale e del suo mutevole paesaggio.
Il tuo locale preferito?
Sempre quello sotto casa.
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Mi piace leggere i muri, guardare le crepe e parlare con gli sconosciuti, invitare gli amici a mangiare in piazza, amo ballare per strada quando incontro un musicista ambulante. Sono sempre alla costante ricerca di nuove visioni per le quali attraverso la città e i suoi luoghi immaginandomi mappe che collegano un luogo con l’altro o un’epoca all’altra.
La canzone su Milano a cui sei più legato/a?
…Mamma, Che ne dici di un romantico a Milano? Fra i Manzoni preferisco quello vero: Piero …(Baustelle)
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
All’interno dei confini della città metropolitana certamente l’Idroscalo, parco periurbano di 1.6 milioni di metri quadrati, inserito nel Parco Agricolo Sud, è un’area totalmente sottostimata nelle sue potenzialità di utilizzo multidisciplinare, la parola “rigenerare” è sulla bocca di tutti a Milano ma quasi sempre gli interventi di riqualificazione non vanno oltre a semplici azioni di make-up estetico; chi opera in ambito culturale come me sa che è solo trasformando gli spazi pubblici in spazi relazionali che si permette a quei luoghi di fare relazioni e comunità attirando così persone e attività, l’Idroscalo come tanti altri nostri luoghi storici manca di una vera visione culturale e di reali piani strategici innovativi contemporanei.
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Ho camminato sopra il gasometro in Bovisa, sopra il tetto del Planetario e perfino intorno al perimetro della cupola in Galleria Vittorio Emanuele, ma certamente le due cose più belle che mi sono capitate sono state un giro per la città con mia figlia piccola sul tram illuminato per il Natale e di innamorarmi all’interno di un sottopasso, d’altra parte poche città sono romantiche come Milano, non credete ?
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Certamente quella di Porta Venezia; li nel 2008 ho realizzato con l’artista tedesco Wolfgang Weileder un intervento pubblico in Piazza Oberdan dal titolo “Le terme “ un’opera che indagava il confine tra lo spazio e il tempo del vecchio bagno pubblico diurno di Porta Venezia, uno luogo abbandonato da oltre vent’anni che aveva il suo ingresso dall’accesso della metropolitana, la prima volta che sono entrata con le torce non riuscivo a credere ai miei occhi, era come se il tempo si fosse fermato senza un perché e avesse cancellato la presenza dell’uomo, quel giorno ho capito cos’è l’abbandono funzionale.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Le bellissime chiavi della Basilica di Sant’Ambrogio e il Sacello di San Vittore in Ciel D’oro.
Il quartiere che ami di più?
Non ho preferenze, ma amo progettare nei quartieri e per i quartieri, lavoro sulla prossimità perché riduce le distanze e crea lunghi ponti interculturali e generazionali, molti dei progetti che ho seguito sono andati in questa direzione. Nell’edizione di BienNolo di quest’anno ad esempio abbiamo voluto fortemente lasciare delle opere pubbliche, credo che Milano debba iniziare a superare l’idea dell’evento che si consuma fine a se stesso rimodulando eventi che prevedano lasciti a favore delle nuove generazioni.
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Caro Sala, Coraggio…se parti dall’etimologia della parola cultura, scoprirai che essa deriva dal latino coltivare. Coltivare per gli dei, era l’insieme delle conoscenze utili ai popoli per costruire una civiltà, incluse tutte le tradizioni vive e trasmesse per via orale, le arti, le pratiche sociali, i riti e le conoscenze.
Caro Sala, la Cultura è una parola sconosciuta a Milano, nonostante sia una città che si è sviluppata ininterrottamente lungo l’arco dei secoli integrando i vari elementi artistici che le si sono succeduti, è da oltre dieci anni solo Week & City = Food and Drink per questo ti chiedo di fare uno sforzo, investi in valorizzazione… prevedi una visione lungimirante che corrisponda, nel presente, al desiderio di creare nuove strategie di sviluppo in cui l’arte e la creatività siano un dispositivo a supporto di un programma di azioni di natura multidisciplinare volte a migliorare la qualità della vita di tutti e a promuovere un’immagine di città contemporanea.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Direi di si, sono sempre favorevole all’autonomia.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Mi piacerebbe vivere in una città con un orizzonte più ampio, forse al mare, forse fra la Liguria e la Toscana.
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Un Centro Di Creatività Contemporanea che abbia come prima policy quella di Educare allo Sviluppo Sostenibile, magari dentro al Parco della Goccia o perché no diffuso nelle case popolari e che negli anni si trasformi in quel Museo d’arte Contemporanea di cui a Milano, non parla più nessuno.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Sogno una città accessibile, sostenibile, civile e certamente meno inquinata, sogno una città che generi ricchezza dalla conoscenza e che crei servizi avanzati, innovazione e creatività ormai impegni non procrastinabili, sogno una città che non solo rispetti le donne (mi pare la base) le includa e sappia far suo il loro punto di vista per fare della differenza un valore concreto nei progetti e nelle sensibilità.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
Continua la lettura con: Guido Martinetti (Grom)
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