Accanto alla normale ricarica alle colonnine elettriche in città o alla rete domestica, si stanno provando altri sistemi. Uno di questi è quello a induzione. Come funziona e cosa serve perché possa diventare un’alternativa alla ricarica con cavo.
La RICARICA WIRELESS di AUTO ELETTRICHE: si potrà fare? I DUE PROBLEMI da risolvere
# Il primo esperimento su un anello stradale collegato alla BreBeMi
Le auto elettriche si ricaricano alle colonnine elettriche distribuite lungo le strade delle città, nelle aree di servizio in autostrada o alla rete domestica. Allo studio ci sono però altri sistemi. Uno di questi è la ricarica a induzione. Un primo test nell’ambito del progetto “Arena del Futuro”, del gruppo Stellantis, è partito nel dicembre del 2022 lungo un anello di un chilometro circa collegato all’autostrada A35 Milano-Brescia. I tecnici hanno istallato sotto l’asfalto un sistema a induzione con potenza massima di 1 MW, la quale può essere ricevuta da veicoli dotati di un particolare ricevitore e che si ricaricano senza doversi fermare a riempire il pacco batteria di energia.
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# I due problemi da risolvere per renderla un’alternativa alla ricarica con cavo
Un’idea potenzialmente rivoluzionaria. Gianluca Bertazzoli, direttore di E-mob, ha spiegato però nel podcast “Processo alle auto elettriche” su Corriere.it come la ricarica wireless presenti al momento due grandi problemi da risolvere, prima di diventare un concreta alternativa a quella effettuata tramite cavo. Un estratto dell’intervista: «anche in Italia è stato varato il progetto “Arena del Futuro” al cui centro si posiziona la tecnologia di ricarica a induzione per auto elettriche, che consente di ricaricare una vettura a batteria in marcia. Questa tecnologia presenta però due problemi. Il primo è che l’installazione costa un milione di euro al chilometro, e siccome un’auto assorbe poca elettricità, occorrerebbe infrastrutturare praticamente l’intera rete stradale».
Il secondo problema è di tipo salutare: «L’altro problema è collegato all’assorbimento di onde elettromagnetiche da parte dei passanti, soprattutto nelle aree urbane densamente popolate».
Fonte: everyeye.it
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FABIO MARCOMIN
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