L’indagine consegnata dall’Aigab al sindaco. La causa della crisi degli affitti non sono gli affitti brevi ma le case lasciate vuote. Tutti i dati.
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A Milano le case sfitte sono più della metà di quelle affittate: “questa è la causa principale della crisi degli affitti”
# 110.000 case vuote a Milano
Un numero impressionante. 109.404. Sono le case lasciate vuote a Milano. Potrebbero ospitare la metà degli studenti universitari di Milano. Oppure potrebbero ospitare l’equivalente di abitanti delle più grandi città lombarde, fuori Milano, come Como, Varese o quasi tutti i bergamaschi. Invece restano sfitte. E in questo caso il problema non sono quelle destinate agli affitti brevi: sono 19.000. Meno del 20% di quelle vuote. Questi i dati forniti da Aigab al sindaco per orientarlo su una politica più risolutiva al problema del caro affitti. Una politica che deve incidere per forza su quelle senza inquilini.
# A breve sono affittate solo il 2,4% del totale
Dati che mettono in discussione la questione degli affitti brevi come la causa principale della carenza e dell’aumento dei prezzi delle locazioni in città. A Milano, il numero degli appartamenti messi online per breve tempo è 19.271. Un numero relativamente basso sia se lo si confronta con quello degli affitti a lungo termine, che a Milano sono 183.227, pari al 22,6 per cento degli 809.990 appartamenti presenti in città. Sia se lo si confronta con gli appartamenti sfitti che a Milano sono 109.404 pari al 13,5 per cento del totale. Quindi, a venire destinate agli affitti brevi sono il 2,4 per cento delle abitazioni totali, un decimo di quelle affittate con il 4+4 e il 17% di quelle sfitte (di cui 16.423 di proprietà pubblica).
# «Lo 0,9 per cento del patrimonio abitativo della città non può essere considerato la causa dell’aumento degli affitti»
Ma i dati sugli affitti brevi sarebbero perfino più grandi della realtà. Secondo Inside Airbnb, gli appartamenti stabilmente online sarebbero ancora meno: 7.446 (lo 0,9% del totale) mentre poco più di 10 mila sarebbero online solo saltuariamente.
Sono alcuni dei dati del report consegnato dall’Aigab, l’Associazione italiana gestori affitti brevi, al sindaco Sala, da mesi in prima linea nella richiesta al governo di porre limiti agli affitti brevi. «Lo 0,9 per cento del patrimonio abitativo della città non può essere considerato la causa dell’aumento degli affitti» spiega al Corriere della Sera Marco Celani presidente di Aigab e ad di Italianway, primo operatore sul mercato italiano degli affitti brevi.
Celani chiarisce anche che turisti e studenti fuori sede rappresentano due segmenti diversi del mercato, orientati su proposte di case posizionate in luoghi diversi tra loro: «È vero che aumentano gli studenti e i fuori sede — continua Celani — ma anche in questo caso la penuria di alloggi e i prezzi alti non dipendono dagli affitti brevi. Gli studenti vanno a a vivere nella seconda cerchia o fuori Milano, mentre il turista cerca l’alloggio in centro. Sono due segmenti di mercato che non si incontrano. Si è sempre alla ricerca di un capro espiatorio e in questo caso sono gli affitti brevi come a New York. Sa quanti sono gli alloggi destinati all’affitto breve nella Grande Mela? Quarantamila su 8 milioni di abitazioni. Le città che chiudono agli affitti brevi non sanno trovare soluzioni. Bisogna riempire le case vuote pubbliche e privata con incentivi e non con coercizioni».
# E se la soluzione fosse di tassare le case sfitte come se fossero occupate?
Per rendere meno conveniente mantenere una casa sfitta, che rappresenta un indubbio costo sociale, si può prendere a riferimento i paesi che applicano alle case sfitte la medesima imposta applicata agli appartamenti affittati. In questo modo non si ha una “concorrenza sleale” a livello di imposizione a favore della casa vuota rispetto a quella data in affitto. Una strada che può sembrare più praticabile e conveniente per tutti, in primis per le finanze pubbliche, senza arrivare al caso estremo dei paesi che invece procedono a un “esproprio” delle case sfitte per le aziende proprietarie di un alto numero di appartamenti.
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ANDREA ZOPPOLATO
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