Chiude il Diana, il simbolo di una stagione gloriosa

Milano perde la dea preferita da D'Annunzio e Marinetti

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Ph. @fondazionecarloperini IG

L’hotel Diana, un’icona del settore alberghiero milanese, ha annunciato la sua chiusura. Si è subito sollevata un’ondata di emozioni tra gli ospiti abituali e i residenti della città. Lo storico hotel, situato nel cuore di Milano, ha rappresentato per decenni un punto di riferimento per viaggiatori da tutto il mondo, offrendo non solo un’accoglienza calorosa ma anche un pezzo della storia della città.

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Chiude il Diana, il simbolo di una stagione gloriosa

# La dea preferita da D’Annunzio e Marinetti

L’Hotel Diana viene inaugurato nel 1908, in piena Belle Époque, quando Milano sta vivendo una straordinaria fase di sviluppo economico e culturale. Il nome “Kursaal” deriva dal tedesco e significa letteralmente “sala per cure”, ma veniva utilizzato per indicare luoghi di ritrovo e intrattenimento.
Il “Diana” deriva dalla dea romana della caccia, come simbolo di eleganza, o semplicemente essere stato scelto come nome di prestigio.

L’edificio, progettato secondo i canoni dello stile Liberty allora in voga, si distingue per le sue eleganti decorazioni floreali, i fregi elaborati e gli interni sontuosi. I pavimenti in marmo di Carrara, gli stucchi dorati e i lampadari in cristallo di Boemia testimoniano l’attenzione per i dettagli e la ricerca della massima raffinatezza.

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Sin dall’apertura, l’hotel si posiziona come punto di riferimento per l’alta società milanese e internazionale. Le sue stanze e i suoi saloni accolgono industriali, aristocratici, artisti e intellettuali che trovano nell’Hotel Diana un ambiente raffinato e cosmopolita.
Durante la Prima Guerra Mondiale, l’Hotel Diana, come molte altre strutture alberghiere, viene parzialmente convertito per ospitare uffici militari e alloggi per ufficiali. 

Gli anni ’20 e ’30 rappresentano l’età dell’oro dell’Hotel Diana. I suoi saloni ospitano feste sfarzose, incontri d’affari e eventi mondani che vedono la partecipazione del meglio della società milanese. Si dice che personalità come Gabriele D’Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti e Luigi Pirandello fossero frequentatori abituali dell’hotel.

# La strage del Diana

L’edificio divenne tristemente famoso per essere stato oggetto di un attentato anarchico il 23 marzo 1921, quando una bomba esplose durante uno spettacolo teatrale causando 21 morti e oltre 80 feriti.

In questo periodo, l’albergo si dota di tutti i comfort moderni dell’epoca: telefono in camera, ascensore elettrico, riscaldamento centralizzato. La cucina dell’hotel diventa famosa per i suoi piatti raffinati e per le cene di gala che attirano l’élite cittadina.

Gli anni della Seconda Guerra Mondiale rappresentano un periodo difficile per l’Hotel Diana. Durante i bombardamenti del 1943, l’edificio subisce alcuni danni, ma riesce a resistere. I suoi sotterranei vengono utilizzati come rifugio antiaereo durante i raid alleati.

Nonostante le difficoltà, l’hotel rimane operativo, ospitando giornalisti stranieri, diplomatici e, dopo la liberazione, ufficiali alleati. Si racconta che alcune stanze dell’hotel abbiano ospitato incontri segreti tra partigiani e membri della resistenza.

# Il ritrovo della Dolce Vita milanese

Credits: d.repubblica.it – Giorgio Armani

Nel periodo post-bellico, l’Hotel Diana vive una fase di rinascita parallela a quella della città. L’edificio viene restaurato, mantenendo però il suo fascino d’epoca. Gli anni del boom economico vedono un ritorno della mondanità e l’hotel torna ad essere un punto di riferimento per la vita sociale milanese.
In questo periodo, l’hotel ospita numerose personalità del mondo del cinema, della cultura e dell’industria. Le sue stanze accolgono star internazionali come Grace Kelly, Ava Gardner e Clark Gable, oltre a importanti uomini d’affari attratti dal miracolo economico italiano.

Con l’affermarsi di Milano come capitale della moda, l’Hotel Diana diventa un punto di riferimento per stilisti, modelle e fotografi. La sua posizione centrale e la sua eleganza discreta lo rendono il luogo ideale per chi lavora nel mondo della moda e del design.

Durante le settimane della moda, l’hotel diventa un vero e proprio hub creativo, con servizi fotografici improvvisati nei corridoi e meeting riservati nel bar dell’hotel. Stilisti come Giorgio Armani, Gianni Versace e Valentino sono ospiti frequenti.
L’arrivo del XXI secolo porta nuove sfide per l’Hotel Diana. La struttura viene sottoposta a un’attenta opera di rinnovamento che rispetta l’estetica originale dell’edificio mentre lo adatta alle esigenze moderne.

L’hotel si dota di tecnologie all’avanguardia: Wi-Fi ad alta velocità, smart TV, domotica nelle camere. Tuttavia, mantiene intatti gli elementi storici che lo caratterizzano: i pavimenti in marmo, gli stucchi, i lampadari d’epoca.
Un capitolo speciale nella storia dell’Hotel Diana è rappresentato dalla sua offerta gastronomica. Il ristorante dell’hotel è sempre stato un punto di riferimento per la cucina raffinata, mescolando tradizione milanese e influenze internazionali.

Il bar dell’hotel, con i suoi cocktail classici e le sue atmosfere retrò, è diventato nel tempo un luogo di ritrovo per l’élite milanese e per i viaggiatori più esigenti.

# Aneddoti e curiosità

Nel corso della sua lunga storia, l’Hotel Diana ha accumulato numerosi aneddoti e curiosità:

  • Si dice che durante il fascismo, alcune stanze dell’hotel fossero utilizzate per incontri segreti tra oppositori del regime.
  • Il bar dell’hotel sarebbe stato il luogo dove è stata inventata una variante del famoso cocktail Martini.
  • Durante la settimana della moda del 1994, una sfilata improvvisata nel corridoio del terzo piano sarebbe diventata leggendaria.

Purtroppo, è giunta all’improvviso la notizia che l’hotel chiuderà definitivamente.

# Milano perde il suo storico aperitivo di classe

Ph. @fondazionecarloperini IG

La pandemia ha avuto un impatto devastante sull’industria dell’ospitalità, e l’hotel non è stato immune a queste sfide.
Negli ultimi anni, il settore alberghiero ha dovuto affrontare cambiamenti radicali. Le restrizioni di viaggio, la diminuzione del turismo e la crescente concorrenza delle piattaforme di affitto a breve termine hanno costretto molti hotel a rivedere le loro strategie. L’hotel Diana, purtroppo, non è riuscito a recuperare e a trovare un modello di business sostenibile in questo nuovo panorama.

La chiusura dell’hotel ha anche suscitato ricordi tra gli ex dipendenti e gli ospiti abituali. Molti di loro ricordano la calda ospitalità del personale, che ha sempre messo al primo posto il benessere degli ospiti. Le storie di matrimoni, conferenze aziendali e celebrazioni familiari si intrecciano con quelle di viaggiatori che hanno trovato rifugio e conforto nelle sue stanze.

Inoltre, la chiusura dell’hotel Diana rappresenta una perdita culturale per Milano. L’hotel non era solo un luogo dove pernottare, ma un punto di incontro per aperitivi, eventi, mostre e iniziative locali. La sua scomparsa lascia un vuoto nel tessuto sociale della città, un luogo che ha favorito l’incontro tra culture diverse e ha contribuito a rendere Milano una meta internazionale.

# Un campanello d’allarme per tutto il settore

La chiusura dell’hotel Diana è quindi un evento significativo, che invita a riflettere sulle sfide che il settore del turismo sta affrontando. È un richiamo alla necessità di adattarsi e di evolversi, mantenendo viva la memoria di luoghi storici che hanno segnato la storia di Milano. In un mondo in continua evoluzione, è fondamentale trovare un equilibrio tra tradizione e innovazione, per garantire che Milano continui a brillare come una delle destinazioni più ambite a livello globale.

La chiusura dell’hotel Diana è tanto una perdita quanto un’opportunità per riflettere sul futuro dell’ospitalità a Milano. È un momento di transizione che richiede attenzione e azione, affinché la città possa affrontare le sfide del presente e costruire un futuro sostenibile per il settore turistico.

Continua la lettura con: Le 9 linee circolari di Milano, esistenti e future: dalla metro del centro storico al grande anello ferroviario

MICHELE LAROTONDA

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Michele Larotonda
Direttore de Il BARNABÓ, un blog d’informazione di attualità e cultura pop. Ha scritto e diretto cortometraggi che hanno avuto visibilità in manifestazioni specializzate a Milano,Roma e Varese. Autore del format I DUE DELLA STANGATA andato in onda su Radio 2.0. Ha scritto tre romanzi, Il Sognoscuro (Link Edizioni, 2018), Da un’altra parte (Pav Edizioni, 2020) e Tutto quello che non ti ho detto (Pav Edizioni. 2023). Sito web: www.ilbarnabo.it