Anche in Italia il via libera al loro uso per curare il Covid. Gli anticorpi monoclonali sono ritenuti dalla comunità scientifica una grande speranza contro il Covid-19.
Cura al Covid: via libera in Italia agli ANTICORPI MONOCLONALI. Facciamo un po’ di chiarezza
# Cosa sono e come funzionano?
Gli anticorpi monoclonali sono particolari tipi di anticorpi prodotti in laboratorio, derivati dal plasma dei pazienti guariti da infezioni virali o batteriche, è proprio da questo sangue che vengono isolate le cellule incaricate di produrre anticorpi. Questi ultimi sono poi sottoposti a un processo di clonazione ed espressi in sistemi cellulari per essere testati, in laboratorio, contro gli agenti patogeni. Si valuta così la reazione dell’anticorpo al virus o al batterio bersaglio e si misura la sua attività neutralizzante.
L’uso di questo tipo di anticorpi ha rivoluzionato già da tempo la pratica medica e le sue applicazioni riguardano specialmente l’oncologia, le malattie reumatologiche e quelle croniche intestinali.
# Il loro uso nella terapia contro il Covid-19, può essere la svolta nella battaglia contro il virus?
Sembra però che gli anticorpi monoclonali siano anche efficaci contro il Covid-19, vanno infatti a colpire la proteina Spike, attraverso cui il virus entra nella cellula umana, bloccando così il suo ingresso. Il paziente a cui vengono somministrati diventa pertanto reattivoall’infezione, in altre parole: l’organismo che riceve queste difese, già formate ed attive, comincia subito ad aggredire il virus.
Al contrario dei vaccini, gli anticorpi monoclonali servono per curare chi è già malato. In realtà questi farmaci potrebbero essere usati anche come prevenzione, ma gli studi sembrano sostenere che l’effetto avrebbe durata limitata, avendo già i vaccini disponibili sarebbe quindi inutile.
# La somministrazione nei primi giorni può ridurre il rischio ospedaliero del 70%.
Il farmaco, per funzionare a dovere, deve essere somministrato nei primissimi giorni dell’infezione, cioè nella fase in cui il corpo deve neutralizzare una grande carica virale. Questi anticorpi sembrano essere maggiormente indicati per i malati fragili che sono più esposti al rischio di una veloce progressione dell’infezione e a quello di sviluppare forme gravi di malattia.
Più precisamente, la somministrazione ideale, che avviene tramite un’unica iniezione venosa, andrebbe eseguita da personale specializzato su un paziente, in isolamento domiciliare, con un’infezione lieve o moderata. Se somministrati nel giusto tempo e ai pazienti indicati, gli antivirali possono ridurre il rischio ospedaliero anche del 70%.
# Studi e sperimentazioni continuano per lo sviluppo di questa terapia.
L’Aifa ha quindi dato ieri, mercoledì 3 febbraio, il via libera all’utilizzo di due anticorpi monoclonali, con alcune limitazioni e per una specifica categoria di pazienti. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha inoltre esposto un bando, con scadenza il 15 febbraio, per la presentazione di progetti sull’utilizzo di anticorpi monoclonali. Lo scopo: verificare, con ulteriori studi, se questi farmaci possano essere una reale opzione terapeutica nelle fasi precoci della malattia.
Le terapie con questa tipologia di antivirali sono già state autorizzate in diversi paesi, tra cui Canada, Germania, Israele e Stati Uniti, dove anche l’ex presidente Donald Trump era stato curato con questo metodo. L’EMA, agenzia europea per i medicinali, invece, non ha ancora rilasciato una certificazione per il via libera all’uso di queste terapie, ma sta esaminando i risultati preliminari e continuerà la sua valutazione aspettando un sufficiente numero di prove.
Insomma, sono molti gli studi sugli anticorpi monoclonali già pubblicati e molti quelli in corso d’opera o che stanno per partire, tra questi anche la sperimentazione del farmaco messo a punto dall’italiano Rino Rappuoli della Fondazione toscana Life Science, allo scopo di poter finalmente sconfiggere il virus.
Fonte: corriere.it
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