Niente più cartelli “andrà tutto bene” appesi ai balconi, al loro posto manifesti di protesta sui cancelli d’ingresso delle scuole. I bambini sono stanchi della Didattica a Distanza e invece di disegnare arcobaleni come segno di speranza, adesso usano i pennarelli per scrivere che “la DAD non è scuola”. Sono moltissime le proteste pacifiche e piuttosto silenziose che stanno avvenendo in tutta Italia. Sicuramente quella più colorata è quella della scuola primaria di via Bergognone a Milano.
“DAD è solo mio papà”: la PROTESTA A COLORI dei bambini di Milano
# Cartelli colorati e zainetti per dire NO alla didattica a distanza
L’Italia si è tinta di scuro. Tutte le regioni, eccezion fatta per la bianca Sardegna, si sono colorate di rosso o arancione scuro, colori che hanno determinato la chiusura di tutte le scuole di ordine e grado. Così bambini e ragazzi si sono ritrovati nuovamente chiusi in casa, costretti a seguire le lezioni a distanza.
Dopo l’occupazione delle scuole da parte dei liceali e le manifestazioni in piazza di studenti e genitori, adesso un messaggio sembra arrivare dai più piccoli. Nella scuola primaria di via Bergognone a Milano sono stati appesi cartelli sui cancelli chiusi a manifestare tutta la stanchezza e la delusione dei bambini costretti alla didattica a distanza. “DAD è solo mio papà”, “la DAD non è scuola”, “Noi le regole le abbiamo rispettate” e tante altre frasi sono state scritte con matite e pennarelli sui cartoncini, spesso plastificati in modo da resistere alla pioggia, affiancati da tutti gli zainetti che, stando a casa, hanno perso la loro utilità.
# Il malcontento di genitori e figli
La protesta colorata, che da Milano si sta espandendo in tutta Italia, ha lo scopo di ribadire quanto la scuola sia un servizio essenziale e di riportare all’attenzione i problemi che bambini e genitori si vedono costretti ad affrontare ogni giorno. Le difficoltà degli adulti nel gestire i figli, ma anche il desiderio dei bambini e dei ragazzi di frequentare la scuola e viverla insieme a coetanei ed insegnanti.
La mancanza di socialità provoca spesso disturbi psicologici nei bambini, come ansia e nervosismo, e la relazione con i pari è imprescindibile in un’ottica didattica, educativa e formativa. “L’infanzia viene negata, l’educazione sterilizzata e i bisogni affettivi passano in second’ordine” così parlano i genitori e la sensazione generale è che dopo un anno si sarebbe potuto fare di più e meglio.
Una mamma, promotrice di una di queste proteste, afferma: “Vogliamo segnalare questa assurda discriminazione fra adulti che si incontrano sui luoghi di lavoro, quando potrebbero operare da remoto, e bambini a cui è negato l’incontro a scuola”.
# A Bergamo abbracciano la scuola
Sulla scia di cartelloni e zainetti, a Bergamo, i bambini dell’istituto Papa Giovanni di Monterosso hanno deciso di abbracciare la propria scuola. Esatto, proprio abbracciare. Sabato 13 marzo grandi e piccini si sono dati appuntamento fuori dai cancelli scolastici e, nel rispetto delle regole di distanziamento, aiutandosi con dei nastri colorati, hanno creato una catena umana intorno all’edificio, proprio come in un abbraccio. Un gesto forte e potente per dire alle autorità che il diritto all’educazione non si risolve nella versione digitale e surrogata della didattica.
Nel frattempo, in questi giorni, Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico scientifico, da sempre sostenitore del ritorno in aula, si è dimesso per affiancare il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi in modo da ideare nuove soluzioni per non farsi trovare più impreparati. Speriamo che con questo aiuto in più si riesca una volta per tutte a risolvere la crisi scolastica, ormai al centro di polemiche e proteste da un anno.
Continua la lettura con: UNIVERSITÀ: un anno di stop nel SILENZIO. Gli studenti: “Siamo in fondo alla lista”.
CHIARA BARONE
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