L’aumento del biglietto dei mezzi pubblici sta innescando l’Armageddon. Una reazione a catena che sta mettendo in discussione la divisione di competenze e poteri tra i diversi livelli dello Stato.
Tutto ha inizio con la decisione del Comune di Milano di aumentare il prezzo del biglietto dei mezzi pubblici a due euro.
Sembra una decisione locale su cui il Comune dovrebbe avere piena libertà azione. Dovrebbe, perchè in realtà nell’assetto amministrativo italiano, a differenza di quanto suggerisce l’articolo V della Costituzione di assegnare la massima autonomia agli enti locali, i comuni hanno poteri molto limitati. Per ogni decisione rilevante devono fare riferimento alla Regione o allo Stato. Questo vale per qualunque comune d’Italia, che sia Voghera, Castrovillari o Milano.
i comuni hanno poteri MOLTO limitati. Per OGNI DECISIONE RILEVANTE devono fare riferimento alla Regione O allo Stato. Questo vale per qualunque comune d’Italia, che sia Voghera, Castrovillari o Milano.
Già si era capito con la questione navigli che Milano non appartiene né ai milanesi, né al Comune. I cittadini si sono espressi per la riapertura dei navigli tramite un referendum, a cui è seguito l’appoggio ufficiale di Sala. A quel punto però si è aperta una discussione che ha visto protagonista il Ministro dei Beni Culturali che si è detto contrario alla decisione. Che c’entra il ministro dei beni culturali con i navigli di Milano? C’entra perchè ogni intervento che abbia un impatto paesaggistico in una città, diventa prerogativa della Soprintendenza, quindi del Ministero dei Beni Culturali, quindi di Roma. E se a questo elemento decisorio si aggiunge che i Comuni ricevono la gran parte delle risorse economiche da trasferimenti di Stato e Regioni, si capisce che ogni politica sul territorio che richieda una spesa consistente necessita dell’intervento della Regione e dello Stato. Quindi senza poteri e senza risorse il Comune di Milano può fare dibattito politico ma non può decidere nulla di strutturale. Che sia la riapertura di un tratto di navigli o l’aumento dei biglietti dei mezzi pubblici Milano deve avere il benestare di Roma, nel primo caso, o della Regione, nel secondo.
senza poteri e senza risorse il Comune di Milano può fare dibattito politico ma non può decidere nulla di strutturale. Che sia la riapertura di un tratto di navigli o l’aumento dei biglietti dei mezzi pubblici Milano deve avere il benestare di Roma o della Regione
A noi di Milano Città Stato sembra assurdo che una città come Milano che produce oltre il 10% della ricchezza nazionale, per qualunque decisione economica di rilievo debba andare con il cappello in mano dalla Regione o dal Governo di Roma. E’ assurdo come principio di logica economica, è assurdo dal punto di vista costituzionale perchè va contro l’articolo V ed è assurdo secondo una comparazione internazionale, visto che in tutti i più grandi Stati del mondo c’è almeno una città che ha poteri e risorse aumentati rispetto alle altre.
L’autonomia di Milano è un principio di buon senso e su questa base il Consiglio Comunale di Milano si è già espresso a suo favore con 30 voti su 31. Eppure il primo cittadino, quello che a nostro avviso avrebbe più motivo di rivendicare più poteri per la nostra città, si è mostrato in passato prudente o, meglio, altalenante.
Durante la campagna elettorale Sala è passato da una posizione critica, definendo l’ipotesi della città stato come “Campa cavallo“, ossia velleitaria, a una più favorevole, quando in prossimità del ballottaggio ha inviato una lettera aperta in cui si diceva in linea con le richieste di Milano Città Stato e annunciava il suo impegno a mobilitare i cittadini per esprimersi sulla questione.
Leggi: Lettera di Sala per Milano Città Stato
Dopo l’elezione il sindaco è parso tirare i freni, sotterrando il tema dell’autonomia cittadina almeno fino a qualche giorno fa.
Già, perchè nel frattempo è successo il patatrac dell’aumento del biglietto.
La decisione di Milano di alzare il prezzo del biglietto si è scontrata con il veto della Regione Lombardia. Per un rincaro del prezzo superiore all’inflazione, cioè oltre 1,7 euro, il Comune ha infatti bisogno del via libera di Palazzo Lombardia che invece, dopo un esame in Commissione Trasporti, si è detta contrario.
A questo punto apriti cielo.
Nel giro di un paio di giorni è arrivata la ferma reazione del sindaco. Venerdì 1 febbraio ha fatto uscire sulla prima pagina della Repubblica una lettera in cui si dice contrario all’autonomia della Regione perchè questa determinerebbe meno poteri per Milano, in un periodo in cui, scrive il sindaco, sono ormai le città nel mondo a chiedere e ottenere più risorse, più potere, più autonomia dagli organi regionali e statali.
Leggi: L’attacco di SALA: meno poteri alla Lombardia, PIU’ POTERI A MILANO
Non basta. Sabato 4 febbraio ha aggiunto benzina sul fuoco un video di Sala su Facebook centrato sul tema dell’autonomia, in cui invitando il presidente Fontana a essere più autonomo da Salvini, il sindaco rivendica il fatto di avere idee differenti sull’autonomia da dare alla Regione e quella, invece, da dare a Milano.
A metà mandato sembra che il ripetuto scontro tra richieste della città con i poteri di livello più elevato, per la metro, i navigli o il biglietto del bus, ha prodotto almeno un fattore positivo: il sindaco e l’amministrazione si stanno accorgendo che l’autonomia, una questione che sembrava astratta e vagamente retrò, è invece un fattore determinante per ogni tipo di decisione che riguardi il presente e, soprattutto, il futuro di Milano.
il sindaco e l’amministrazione si stanno accorgendo che l’autonomia, una questione che sembrava astratta e vagamente retrò, è invece un fattore determinante per ogni tipo di decisione che riguardi il presente e, soprattutto, il futuro di Milano.
ANDREA ZOPPOLATO
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