Un pezzettino di via dopo le 22 dove non ci si può nemmeno sedere a un tavolino per gustarsi un gelato, o bere un bicchiere d’acqua. Ma basta fare qualche decina di metri e cambia tutto. Una ordinanza che penalizza alcuni esercenti in lotta da anni contro il Comune di Milano: negli ultimi mesi i controlli delle forze dell’ordine si sono intensificati e le conseguenze per i locali che non rispettano le regole sono pesanti. Si arriva anche alla revoca della licenza. Queste le richieste dei commercianti e la petizione online.
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La folle mini «zona rossa» in Corso Garibaldi: il pezzettino di strada dove dopo le 22 è vietato anche un gelato
# Dalle proteste dei residenti all’ordinanza restrittiva: stop alla vendita di alimenti e bevande dopo le 22 in questo pezzetto di via
Poco più di 100 metri di strada tra Largo la Foppa e Via Marsala. In questo tratto di Corso Garibaldi è dal 2021 che dopo le 22 non ci si può nemmeno sedere all’aperto per mangiare un gelato. Facciamo però qualche passo indietro. Tutto è iniziato nel 2019 quando i residenti del condominio al civico 104 della via avevano ottenuto una prima vittoria al Tar contro il silenzio opposto dal Comune alla richiesta di “ordinanze contingibili e urgenti” per mettere un freno ai rumori causati dal passanti e dai clienti del locali sotto le loro finestre.
L’arrivo della pandemia e il coprifuoco avevano messo in ghiaccio il problema, ripresentatosi nell’estate 2020 con i test dell’Arpa che certificavano decibel ancora oltre la soglia consentita. A quel punto la decisione di Palazzo Marino è stata quella di introdurre regole più stringenti, solo per il tratto del corso “incriminato” con l’Ordinanza Sindacale n. 41/2021 del 04/06/2021: stop alla vendita di alimenti e bevande dalle 22 alle 6, che siano alcolici, acqua o gelato, e all’utilizzo dei dehor da mezzanotte alle 6 tutti i giorni della settimana.
# Le prime multe e i ricorsi dei titolari dei locali, con la bocciatura da parte del Consiglio di Stato
Nell’estate del 2023 le prime sanzioni da parte della Guardia di Finanza, poi quelle della Polizia Locale. I proprietari degli undici locali, tra cui lo storico Radetzky, si erano contestualmente uniti per far ricorso al Tar, dichiarato inammissibile, e poi fino al Consiglio di Stato contro il Comune di Milano e la delibera che ha imposto misure ritenute troppo restrittive e che oltre quel tratto di strada non esistono. I giudici hanno però dato ragione a Palazzo Marino. Pertanto l’ordinanza è rimasta, con tutte le conseguenze che ne sono derivate.
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# A rischio decine di posti di lavoro: dopo la terza multa viene revocata la licenza
Roberto Cassina, titolare di una gelateria sul corso, spiega che quando sono state fatte nuovamente le rilevazioni da parte dell’Arpa «eravamo appena usciti dal Covid, le regole imponevano di non concentrarsi all’interno dei locali e quindi la gente consumava soprattutto all’esterno». Il racconto della sua situazione a Il Giorno: «Sono l’unica gelateria d’Italia a non poter vendere il gelato da passeggio dopo le 22. E sono in centro a Milano. Perché una persona dovrebbe sedersi da me e poi esser cacciato (per evitare multe), quando a 100 metri nessuno ha alcun tipo di restrizione? Tutte le sere veniamo multati, trattati da delinquenti quando vogliamo solo svolgere il nostro lavoro».
Nel frattempo il canone di occupazione del suolo pubblico è raddoppiato, ma i tavolini possono essere utilizzati due ore in meno. A rischio l’occupazione per il ridotto afflusso di clienti: «Ho 14 dipendenti e se la situazione non cambia entro la primavera dovrò licenziarne 6». Inoltre, se per i primi due anni non c’erano controlli, negli ultimi mesi non c’è giorno in cui le forze dell’ordine non passino a verificare: il rischio è grande, dopo la terza multa è prevista lo stop alla licenza.
# Olimpia, titolare del ristorante Cimmino 104: «Una vera ingiustizia»
Olimpia, titolare del ristorante Cimmino 104, ritiene l’ordinanza una vera ingiustizia dato che le attività distanti solo poche decine di metri dalla sua non hanno le stesse restrizioni. Aggiunge inoltre che, se l’intenzione è quella di mantenere la misura permanente, il Comune di Milano dovrebbe avere il coraggio di proporre una modifica al Regolamento Comunale e non di lasciare in vigore un’ordinanza che dovrebbe essere transitoria. Luca Hu, proprietario di Chinese Box e Agua Sancta, spiega come i suoi locali abbiano perso il 20% del fatturato. Pandenus ha chiuso i battenti. Gli effetti negativi della situazione sembrano riflettersi anche sulle attività commerciali aperte di giorno: il mancato passaggio serale di potenziale clienti davanti alla vetrine riduce la possibilità che questi ritornino nei giorni successivi per fare acquisti.
# La petizione che ha superato le 1.300 firme per chiedere la revoca dell’ordinanza
I proprietari dei locali non hanno però gettato la spugna e vanno avanti nella loro battaglia «per denunciare una situazione che riteniamo non solo ingiusta, ma del tutto irrazionale e dannosa per i cittadini e gli esercenti» come scritto nella petizione online che ha già superato le 1.300 firme. Nel testo viene chiesto con urgenza «che venga revocata l’ordinanza del giugno 2021 e che venga ristabilita la parità di trattamento per Corso Garibaldi/Largo La Foppa, equiparando questa meravigliosa zona a tutte le altre zone della città. I cittadini e i commercianti meritano di essere trattati con equità.»
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FABIO MARCOMIN
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