Negli ultimi mesi, una serie di nuove normative ha portato a una riduzione drastica delle offerte disponibili in città. Un cambiamento di scenario rispetto al 2024 che solleva interrogativi sul futuro del settore e sulle implicazioni per proprietari e turisti.
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Il crollo degli affitti brevi a Milano
# Una diminuzione significativa delle offerte: -29% in poco più di tre mesi

Negli ultimi mesi, Milano ha registrato una contrazione notevole nel mercato degli affitti brevi. Secondo i dati raccolti da Insideairbnb, da dicembre 2024 al 13 marzo 2025, il numero di case in affitto breve è sceso da 22.627 a 16.114, con un crollo del 29%. Questo significa che oltre 6.500 alloggi sono spariti dal mercato in poco più di tre mesi. Il principale motivo di questa contrazione è l’introduzione di nuove normative che impongono adempimenti burocratici più stringenti ai proprietari.
# Le cause del crollo: più vincoli e meno incentivi

Il drastico calo degli affitti brevi a Milano è dovuto a una serie di fattori che hanno reso meno conveniente questa attività per i proprietari:
- Obbligo del Codice Identificativo Nazionale (CIN). Dal primo gennaio 2025, tutti gli immobili destinati alla locazione turistica devono essere registrati in una banca dati nazionale e dotarsi di un CIN, da esporre negli annunci e all’esterno della struttura. Questo obbligo ha scoraggiato molti host occasionali.
- Nuove regole sulla sicurezza. I proprietari sono stati obbligati a installare dispositivi di sicurezza come estintori e rilevatori di monossido di carbonio, con un aumento dei costi di gestione.
- Restrizioni sulle modalità di check-in. Le lock box per l’auto-check-in sono state vietate, costringendo i proprietari a garantire la consegna delle chiavi di persona, con un impatto significativo sulla flessibilità degli host.
- Aumento della tassazione. Le nuove normative fiscali hanno reso meno conveniente la locazione turistica rispetto all’affitto tradizionale.
# Le zone più colpite: il centro e le aree turistiche

L’effetto delle nuove normative non è stato uniforme in tutta la città. Secondo i dati raccolti dal sito InsideAirbnb, le aree più colpite dalla diminuzione degli annunci sono quelle a maggiore vocazione turistica, dove l’offerta di affitti brevi era più elevata. In particolare:
- Buenos Aires – Porta Venezia. In soli tre mesi, gli alloggi disponibili sono scesi di 636 unità, arrivando a quota 1.149.
- Duomo – Brera. Il cuore turistico di Milano ha visto una contrazione importante, con rispettivamente 526 e 384 case in meno.
- Zona Sarpi – Loreto. La prima ha perso circa 612 sistemazioni, mentre la seconda si è attestata su un calo di 562 alloggi.
- Ticinese – Navigli. Queste due zone adiacenti tra di loro hanno registrato rispettivamente 278 e 266 appartamenti in meno sul mercato.
Questa riduzione non solo impatta i proprietari e gli host, ma potrebbe anche ridisegnare la mappa dell’ospitalità turistica a Milano, rendendo più complesso trovare soluzioni a breve termine nelle zone più centrali.
# Calato anche il prezzo medio da 174 a 144 euro a notte

Oltre alla riduzione delle offerte, si è osservato infatti una discesa del prezzo medio per notte, passato 174 euro a 144 euro dopo che tra il 2023 era salito di 10 euro. La conseguenza è stata un calo del guadagno medio annuo, sceso da 9.172 a 8.517 euro. Per il futuro, resta da vedere se queste nuove regolamentazioni porteranno a una maggiore professionalizzazione del settore o se, al contrario, disincentiveranno ulteriormente i piccoli proprietari, modificando l’equilibrio del mercato degli affitti brevi a Milano.
Continua la lettura con: Il boom degli affitti brevi: le case di Milano sempre più solo per turisti
FABIO MARCOMIN
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