Ormai è assodato: prima o poi dovremo andare nello spazio. Si cercano soluzioni per rallentare questo processo e nel frattempo si fanno i casting per quale sarà il nostro pianeta numero due.
Perchè nel mentre non provare a fare una vacanza nello spazio? Secondo una startup questo potrebbe essere possibile già dal 2027.
Il PRIMO HOTEL nello SPAZIO: la startup che punta alle STELLE
# La startup che progetta il primo hotel nello spazio
Orbital Assembly Corporation, una società gestita da veterani della NASA, pensa in grande.
Come scrivono sul loro sito “Combiniamo l’esperienza degli ultimi 50 anni nei viaggi nello spazio e la tecnologia di oggi, con i sogni per domani”.
Il loro obiettivo? Creare un hotel di lusso nello spazio che prende il nome di “Voyager Station”.
La stazione Voyager prese il nome dal padre del programma Apollo che portò l’umanità sulla luna. All’inizio del 2020 la stazione fu però ribattezzata Voyager per incarnare lo spirito di ciò che questa stazione significherà per tutti coloro che vi si recheranno.
Ma come si costruisce un hotel nello spazio?
#I robot spaziali che assembleranno i pezzi dell’hotel
L’azienda ha svelato un primo prototipo di robot in grado di creare delle parti per un hotel.
Per costruire la struttura del colosso, l’OAC spera infatti di inviare robot semi-autonomi nello spazio e far loro mettere insieme le varie parti.
Al momento non sono così lontani da raggiungere l’obiettivo: l’automa DSTAR è già in grado di assemblare alte strutture metalliche che un giorno potrebbero costituire la struttura della Stazione Spaziale Voyager ma il suo successore farà di più.
Come parte di quella missione, il successore di DSTAR, il Prototype Structural Truss Assembly Robot (PSTAR), potrebbe raggiungere l’orbita terrestre bassa per iniziare a testare se la tecnologia può funzionare anche in microgravità.
PSTAR tenterà di mettere insieme una sezione di 156 piedi che costituirà la circonferenza di un anello, un prototipo senza equipaggio su piccola scala della stazione spaziale Voyager che sarà molto più grande.
La speranza è quella di iniziare la costruzione della Stazione Spaziale Voyager già nel 2023.
#La più grande struttura nello spazio mai creata
Questo enorme hotel spaziale di lusso prenderà la forma di un anello che si estenderà con un diametro di oltre 200 metri.
La Voyager Station è una stazione spaziale rotante progettata per produrre diversi livelli di gravità artificiale aumentando o diminuendo la velocità di rotazione.
Ruotando sul proprio asse, l’hotel potrebbe infatti consentire ai futuri vacanzieri di sperimentare livelli di gravità simili a quelli della Luna.
La stazione è stata progettata fin dall’inizio per ospitare affari, produzione, agenzie spaziali nazionali che conducono ricerche a bassa gravità ma soprattutto turisti che vogliono sperimentare la vita su una grande stazione spaziale non perdendo i confort e il lusso della terra ferma.
Una volta completata, Voyager Station sarà la più grande struttura nello spazio mai creata.
# Il lusso nello spazio: gli interni
Quando si parla di “hotel nello spazio” la prima cosa che viene in mente è una sorta di navicella spaziale dove si è legati a dei sedili, scomodi e senza poter fare granchè.
Il progetto della startup Orbital Assembly Corporation vuole invece creare un grande hotel di lusso, sfruttando le tecnologie dello spazio e le comodità della Terra per creare un’esperienza unica senza precedenti nella storia.
La Stazione Voyager sarà dotata di 24 moduli abitativi. Saranno presenti diverse suites matrimoniali con bagni privati, delle palestre, numerosi ristoranti di alta qualità e molto altro.
#Il primo hotel nello spazio entro il 2027
Se tutto procederà secondo i piani, il Voyager potrebbe aprire a fino 400 ospiti alla volta entro il 2027.
Sul loro sito il messaggio è chiaro “Solo pochi eletti avranno il loro nome scritto nella storia come i primi a visitare la stazione Voyager. Sarai tu?”.
La risposta potrebbe essere che manca ancora troppo tempo ma il tempo è denaro e qui, sul sito della compagnia, si può già prendere il biglietto.
Fonti: techprincess.it
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ARIANNA BOTTINI
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