Con il continuo sviluppo tecnologico si è verificato un aumento del numero di professioni che possono essere svolte da remoto. Per molti lavori basta solo avere un portatile e una buona connessione a Internet per vivere e lavorare in luoghi paradisiaci. Ecco in che cosa consiste il fenomeno dei ”nomadi digitali” e quali sono le mete da sogno non lontane da Milano.
Lavorare a Milano senza essere a Milano: i luoghi più attrattivi per i NOMADI DIGITALI
Con la pandemia è emersa con sempre più forza la volontà, da parte di molti lavoratori e lavoratrici, di trovare più tempo per se stessi e di evitare una ”vita in ufficio” nelle città, viste come sempre più frenetiche e stressanti. Queste nuove necessità hanno provocato la nascita di una nuova categoria di lavoratori: i nomadi digitali.
# 2 italiani su 3 sono interessati a diventare nomadi digitali
Il nomade digitale è un professionista che ha deciso di abbandonare la propria città per lavorare da remoto e per trasferirsi in luogo più piacevole e stimolante in cui vivere. Si tratta spesso di lavoratori giovani, altamente qualificati (e spesso ben pagati) che utilizzano strumenti tecnologici che permettono di lavorare autonomamente e a distanza.
Prima della pandemia non era per niente semplice spostarsi in località immerse nella natura per lavorare da remoto. Il periodo segnato dai lockdown ha però comportato un ampliamento dei servizi digitali di banda larga, insieme a organizzarsi con lo smart working, creando quindi situazioni lavorative al di fuori del classico lavoro in ufficio a cui siamo abituati.
Secondo un’analisi condotta da Volagratis.com, il nomadismo digitale è stato già scelto dall’8,4% degli italiani (contro il 5,7% dei francesi e il 7,8% dei tedeschi), il 21,3% si sta informando a riguardo e nel complesso il 64,4% si definisce interessato.
# Una grande opportunità per le regioni italiane: Langhe, Alto Adige e Friuli premono sull’acceleratore
Proprio per questo motivo in Italia stanno nascendo sempre più realtà specializzate per attrarre questo nuovo tipo di lavoratori. Per esempio, nelle Langhe sono state recentemente costruite strutture di coworking ad hoc, per le aziende che si trovano fuori dal territorio, in grado di unire le funzionalità di un «workplace» avanzato con paesaggi rilassanti e a contatto con la natura.
Il Trentino – Alto Adige sta puntando molto sul lavoro da remoto a contatto con la natura con l’iniziativa Scrivania con vista che coinvolge hotel, agriturismi e B&B della regione con l’obiettivo di mettere a disposizione degli ospiti un’ampia proposta di esperienze per il tempo libero. Vengono offerti picnic in vigna, degustazioni, escursioni nei boschi e molto altro.
Il Friuli Venezia Giulia è nella lista delle 20 mete più “digital nomad friendly” del mondo stilata da AirBnb. Stanno infatti nascendo sempre più strutture per offrire vantaggi a chi sceglie lo smart working.
Il fenomeno dei nomadi digitali inevitabilmente può riguardare solo i pochi lavoratori che si possono permettere questo tipo di spese, però, se questa tendenza si affermerà, potremmo essere davanti a una grande opportunità per molte regioni italiane: sia per valorizzare il proprio patrimonio naturale e culturale, sia per investire sullo sviluppo tecnologico di realtà fino a poco tempo fa ”isolate” dal resto del paese.
Continua la lettura con: Ho lasciato il posto fisso per lavorare viaggiando nel mondo
JACOPO CESARETTI
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