Il perdurare dell’emergenza pandemica ha messo in ginocchio molti settori. Tra questi, le palestre sono sicuramente tra le più colpite. Dopo mesi di chiusure e senza certezze, alcune di loro hanno deciso di ripartire sfidando la legge, come segno di protesta e come grido disperato.
Le PALESTRE in PROTESTA: il 20% riapre per non chiudere per sempre
# Una palestra su tre rischia di scomparire
I gestori sportivi hanno voluto manifestare la grave situazione che stanno vivendo attraverso riaperture non consentite. Dopo più di un anno, il 30% delle palestre rischia di scomparire se continuerà a non lavorare o non ricevere aiuti concreti. Quindi, il messaggio è la volontà di ripartire in sicurezza. In seguito alle manifestazioni contro i decreti anti Covid-19 in varie piazze italiane, il 20% delle palestre in Italia ha lanciato un segnale forte a tutte le istituzioni: meglio prendere una multa che continuare a restare chiusi. Un invito anche a tutti gli sportivi di tornare a frequentarle, in completa sicurezza, per ridare ossigeno a tutti i lavoratori delle strutture in questione.
# Le palestre sono luoghi sicuri
Giampiero Guglielmi, il presidente dell’Associazione Nazionale Palestre e Lavoratori Sportivi (ANPALS), ha parlato di queste stime preoccupanti e comprende la situazione di disagio dei titolari. Afferma anche che, per aiutarli, sarebbe necessario valutare le riaperture seguendo le norme e i protocolli del CTS. Con un sistema di prenotazioni e registro delle entrate, le palestre rimarrebbero luoghi sicuri, controllati e privi di assembramenti. Un buon compromesso per aiutare famiglie in difficoltà e, allo stesso tempo, non sottovalutare la diffusione della pandemia. Il presidente Guglielmi, inoltre, dichiara che ci sono molti altri luoghi, meno controllati, in cui è più facile contrarre il virus rispetto ad una palestra. Se non si troverà un accordo sulle aperture, neanche gli aiuti avranno modo di alleggerire questa situazione. I dati mostrano che i ristori previsti per i gestori sportivi spesso non riescono a coprire nemmeno l’affitto mensile del locale. La speranza è che il gesto di protesta getti nuova luce su un problema già noto da tempo, portando questa volta soluzioni concrete.
Fonte: ansa.it
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MATTEO GUARDABASSI
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