Uno dei tanti progetti immobiliari sparsi per la città. In questo caso un esposto di un gruppo di residenti ha dato il via a un’inchiesta per presunto abuso edilizio. Ecco come dovrebbe diventare al termine dei lavori e il punto sulla vicenda.
L’ECOMOSTRO di piazza Aspromonte: sarà ABBATTUTO prima ancora di completarlo?
# Una guerra di cortile
A Milano si sta forse esagerando con lo sviluppo immobiliare andando persino a violare le regole? In base a quanto sta succedendo in Piazza Aspromonte 13 pare proprio di sì: è in corso una vera e proprio guerra di cortile. Motivo del contendere è proprio quello che secondo i condomini di quel civico è un cortile e che secondo la Commissione Paesaggio del Comune di Milano, che ha dato il parere positivo alla costruzione di un palazzo di 27 metri di altezza da parte della Bluestone Aspromonte, è uno “spazio residuale”. Nello stesso luogo prima c’era un edificio ad uso ufficio di 3 piani alto 12 metri.
I condomini hanno quindi deciso di fare un esposto in quanto non contenti di vedersi oscurare la vista da un edificio ritenuto fuori scala, non rispettoso della distanza minima di 10 metri e non accompagnato dai servizi di base previsti dalle norme sullo sviluppo urbanistico.
# L’apertura dell’inchiesta per presunto abuso edilizio e l’iscrizione nel registro degli indagati di 12 persone
Per capire bene la situazione bisogna però tornare indietro al 2014 quando durante la giunta Pisapia, con l’avvocato Ada Lucia de Cesaris quale Assessore all’Urbanistica, l’allora dirigente dell’area “Sviluppo economico” del Comune di Milano, l’architetto Giuseppina Sordi, firma una determina dirigenziale che consente in alcuni casi particolari anche alla Commissione Paesaggio di Palazzo Marino l’individuazione dei cortili dal punto di vista tecnico giuridico. Un potere decisorio che sarebbe illegittimo, secondo quanto riportato da Milano Today, assegnato ad un ente incaricato di occuparsi di questioni estetiche e paesaggistiche.
Per questo motivo, a seguito dell’esposto dei residenti, la costruzione dell’edificio in zona Città Studi è finita sotto la lente della procura che ha avviato un’inchiesta per presunto abuso edilizio, visto anche che a presentare il progetto è stato l’ex presidente della Commissione Paesaggio, l’architetto Paolo Mazzoleni, e a decidere positivamente sull’avvio lavori due persone che in passato hanno collaborato con lui, la professoressa di urbanistica Laura Montedoro e l’architetto Giovanna Longhi. L’atto con cui è stata presa la decisione è stato inoltre ritenuto un falso dalla procura perché sarebbe in palese contrasto con la realtà dei luoghi oltre che scopiazzato da un precedente parere.
Le indagini si sono concluse con l’iscrizione nel registro degli indagati di 12 persone, tra cui l’architetto Paolo Mazzoleni, tre componenti della Commissione Paesaggio compresi i due ex collaboratori, Andrea Bezziccheri di Bluestone Aspromonte, Francesco Percassi dell’omonima società di costruzione e tre funzionari dello Sportello Unico Edilizio.
Nel frattempo la Procura di Milano, per conto della pm Marina Petruzzella, aveva chiesto anche il sequestro preventivo del cantiere, la cui richiesta è stata bocciata anche al secondo Riesame. Si attende ora l’esito del secondo ricorso presentato alla Corte di Cassazione da parte della Procura.
# L’edificio della discordia sarà abbattuto?
Il nome del progetto immobiliare è Hidden Garden. Un edificio di 7 piani e “46 appartamenti di design immersi nel verde e dotati di ampi terrazzi, balconi o giardini privati”, così viene descritto sul sito del costruttore “situato in una corte silenziosa e riservata” propria quella in cui i condomini che vivono nelle abitazioni circostanti ritengono sia un cortile dove non si può costruire un tale “ecomostro”.
Gli appartamenti saranno rifiniti con un capitolato di pregio, avranno sistemi di domotica e l’energia sarà prodotta da impianti fotovoltaici e geotermia. A tutto questo si affiancano gli spazi comuni come la palestra e aree di coworking. Un progetto quindi in linea con gli altri edifici realizzati o in fase realizzativa da parte della società immobiliare Bluestone e da altre realtà immobiliari milanesi e non solo, che potrebbe rischiare di non vedere mai la luce o meglio venire demolito prima della sua conclusione.
Non rimane che attendere l’esito della trafila giudiziaria e capire se, in caso di vittoria da parte della Procura di Milano, la vicenda potrà avere un riflesso sul mercato immobiliare milanese e sugli intrecci politici/economici della città.
Fonte: Milano Today
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FABIO MARCOMIN
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Forse è il caso di informarsi prima di scrivere “articoli” così. Anzitutto non è una gara, la Procura non “vince”, gli indagati non perdono, è un procedimento giudiziario! E si sono già espressi contrariamente non alla demolizione, ma persino al sequestro, tre ordini di giudizio, più il riesame.
E vogliamo parlare del significato delle parole…ecomostro forse è un’altra cosa, no?
Quanto è facile giocare con le parole, i titoloni d’ effetto e persino la vita altrui. Forse meglio continuare a farsi incuriosire dalle criptovalute…
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