Milano rischia di rimanere a bocca asciutta con la Brexit. Un rapporto internazionale indica che nessuna fra le compagnie che lasceranno Londra ha scelto di trasferirsi nella nostra città.
In totale, ben 336 aziende di livello mondiale abbandoneranno o ridimensioneranno considerevolmente la loro sede inglese per migrare in uno dei paesi dell’eurozona, che garantiscono un accesso privilegiato e decisamente più snello a tutta l’Unione Europea.
L’ultimo rapporto dell’olandese KPMG, una delle quattro maggiori società di revisione aziendale dominanti sul mercato, non lascia scampo a Milano.
Tra le 85 compagnie prese in considerazione dominano quelle del settore finanziario (37), e nessuna di loro sceglierà la nostra città per traslocare il proprio quartier generale.
Fra queste sono comprese le agenzie europee dell’EMA, già protagonista di un caso ampiamente discusso che ha visto Amsterdam prevalere su Milano in seguito a sorteggio, dell’EBA (European Banking Authority, l’autorità europea che ha il compito di sorvegliare il mercato bancario dell’Unione), che andrà a Parigi, e del Galileo Satellite System, che gestisce il sistema di posizionamento e navigazione satellitare civile sviluppato in Europa in alternativa al GPS statunitense, promesso a Madrid.
Medicina, finanza, tecnologia: campi nei quali l’Italia e Milano eccellono, eppure non siamo stati capaci di persuadere nessuna grande realtà a scegliere noi per il dopo-Londra.
Analizzando il report di KPMG, scopriamo che ben 32 tra le 85 compagnie elencate hanno individuato il Lussemburgo, già il primo paese dell’Unione Europea per RNL (Reddito Nazionale Lordo), come loro prossima sede, e di queste ben 17 sono realtà operanti nel settore finanziario al massimo livello.
Il Lussemburgo si è preso anche 5 delle 18 banche in gioco, al pari della Germania, e 8 tra le 24 compagnie assicurative in cerca di nuova dimora.
Madrid, oltre a Galileo, si prenderà anche Admiral Group, un importante gruppo assicurativo. Parigi, insieme all’EBA, due banche (tra cui HSBC!), due gruppi finanziari e la Global Aerospace, la maggiore compagnia di consulenza e assicurazioni per le linee aeree degli Stati Uniti.
Non è finita: anche l’Irlanda e Dublino faranno il botto, con 3 banche, 7 compagnie assicurative e 6 gruppi finanziari, per un totale di 16 società tra le quali figurano Bank of America, Barclays e JP Morgan.
Da questa analisi possiamo cogliere sostanzialmente due aspetti: il primo riguarda la centralità che Londra riveste (rivestiva?) nello scenario europeo e quindi globale, dato che non c’è una big dei principali settori che non abbia sede lì, e infatti dell’opportunità nata dalla Brexit ne stanno beneficiando quelle che sono sì importanti città europee, ma che, in un certo senso, sono come avvoltoi su un animale ferito (il 60% dei londinesi votò per il remain al referendum sull’uscita dall’UE).
La Greater London gode di grande autonomia in seguito a un referendum del 1998, e ora il sindaco Sadiq Khan sta disperatamente studiando un metodo per rendere Londra una città-stato de facto, per avere ancora più potere decisionale e ovviare ai problemi posti dalla Brexit.
Il secondo aspetto riguarda noi e Milano, città che sempre di più avrebbe bisogno di poter decidere del proprio destino senza passare dalla pesantezza dell’apparato burocratico e dalla lentezza del sistema giuridico italiani, che allontanano le imprese e la voglia di costruirne.
Dopo il referendum inglese, le speranze per la nostra città di raccogliere almeno qualche briciola da Londra erano tante, ora sono sempre più fumose: di fatto, il comitato del Milano European Financial Hub, creato appositamente, non è servito a nulla.
Milano resta comunque una realtà che indipendentemente da tutto sta riuscendo ad innovarsi e a crescere verso il futuro. Speriamo sia capace di costruirselo in Europa, non solo in Italia.
HARI DE MIRANDA
Vedi anche: Brexit: le 5 grandi opportunità per Milano (che ci stiamo facendo sfuggire)