Nonostante la richieste dei commercianti e una petizione online, continua la “guerra” del Comune di Milano contro sette locali distribuiti in poco più di 100 metri su Corso Garibaldi. Da quattro anni vige infatti un’ordinanza, un unicum in città, che dopo le 22 vieta di sedersi a un tavolino per gustarsi un gelato, o bere un bicchiere d’acqua. Dopo le prime multe è arrivata la sospensione della licenza alla gelateria e ad altri tre locali.
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Milano: ordinanza comunale fa chiudere una gelateria perché vende gelati
# Come tutto è cominciato

Tutto è iniziato nel 2019 quando i residenti del condominio al civico 104 di Corso Garibaldi avevano ottenuto una prima vittoria al Tar contro il silenzio opposto dal Comune alla richiesta di “ordinanze contingibili e urgenti” per mettere un freno ai rumori causati dal passanti e dai clienti del locali sotto le loro finestre. Stiamo parlando di un pezzetto di strada, di poco più di 100 metri, tra Largo la Foppa e Via Marsala.
L’arrivo della pandemia e il coprifuoco avevano messo in ghiaccio il problema, ripresentatosi nell’estate 2020 con i test dell’Arpa che certificavano decibel ancora oltre la soglia consentita. A quel punto la decisione di Palazzo Marino è stata quella di introdurre regole più stringenti, solo per il tratto del corso “incriminato” con l’Ordinanza Sindacale n. 41/2021 del 04/06/2021: stop alla vendita di alimenti e bevande dalle 22 alle 6, che siano alcolici, acqua o gelato, e all’utilizzo dei dehor da mezzanotte alle 6 tutti i giorni della settimana.
# Roberto Cassina proprietario di Ice Bound: «Sono l’unica gelateria d’Italia a non poter vendere il gelato da passeggio dopo le 22»

Il titolare della gelateria Ice Bound, Roberto Cassina, aveva spiegato la sua situazione qualche mese fa a Il Giorno: «Sono l’unica gelateria d’Italia a non poter vendere il gelato da passeggio dopo le 22. E sono in centro a Milano. Perché una persona dovrebbe sedersi da me e poi esser cacciato (per evitare multe), quando a 100 metri nessuno ha alcun tipo di restrizione? Tutte le sere veniamo multati, trattati da delinquenti quando vogliamo solo svolgere il nostro lavoro». Anche la proprietaria del ristorante Cimmino 104, Olimpia, ritiene l’ordinanza comunale una vera ingiustizia dato che le attività distanti solo poche decine di metri dalla sua non hanno le stesse restrizioni. Le richieste dei commercianti e una petizione online non sono però bastate e, dopo le prime multe, sono arrivate le sospensioni della licenze.
# Le sospensioni delle licenze per «pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini»

L’ordinanza che ha istituito questa mini «zona rossa» non è mai stata revocata, anche perchè sia il Tar che il Consiglio di Stato hanno dato ragione al Comune di Milano. Ma proprio il Tar nelle motivazioni della sentenza aveva specificato che la misura avrebbe dovuto essere funzionale al raggiungimento di un piano di risanamento acustico, da definire con i gestori dei locali, e quindi transitoria. Nulla però si è mosso da parte di Palazzo Marino e nei giorni scorsi è arrivata la sospensione per tre giorni della licenza per quattro dei sette locali, tra cui la gelateria, con un atto della Questura motivato dall’articolo 100 del TULPS (Testo Unico di Pubblica Sicurezza) che recita: «Il questore può sospendere la licenza di un esercizio, anche di vicinato, nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini».
# La misura adottata per 30 persone sedute a mangiare un gelato dopo la mezzanotte

Come ha però spiegato bene Roberto Cassina, la reale motivazione per cui è stata decisa la chiusura della sua gelateria è stata che «al momento dell’atto ispettivo vi erano circa 30 avventori seduti ai tavoli intenti a consumare gelato» poco oltre mezzanotte e mezza. Non certo quindi dei pregiudicati: «Un danno d’immagine pazzesco, siamo stati trattati come delinquenti» spiega il titolare di Ice Bound. Stessa sorte è toccata al ristorante Cimmino 104, in questo caso erano circa 50 le persone nel plateatico, e ad altri due locali. Una situazione paradossale che va avanti da 4 anni e che coinvolge tre parti in causa: i residenti che vogliono il rispetto del riposo notturno, i locali che hanno necessità di lavorare come tutti quelli nel resto del città, il Comune di Milano chiamato a trovare una soluzione di compromesso. La speranza è che si risolva in tempo prima che altri locali chiudano i battenti per il calo di fatturato.
Continua la lettura con: La mini «zona rossa» in Corso Garibaldi: il pezzettino di strada dove dopo le 22 è vietato anche un gelato
FABIO MARCOMIN
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