Nel Paese tristemente noto anche per i karōshi, le morti dovute al troppo lavoro, il governo avanza una proposta nel tentativo di evitare ulteriori tragedie e di migliorare la qualità della vita dei cittadini. Non è la prima volta che il Giappone cerca di correre ai ripari e diminuire questo fenomeno con iniziative e incentivi, come incoraggiare i propri dipendenti a schiacciare pisolini in ufficio. In un Paese in cui vi è una forte etica del lavoro e lealtà per la propria azienda, non è facile eliminare questa mentalità ormai saldamente radicata nelle menti giapponesi. Ma vediamo qual è la nuova proposta e perché potrebbe ispirare anche la città più workaholic d’Italia.
Nel Paese dei WORKAHOLIC, la proposta di lavorare 4 GIORNI a settimana: e se si testasse anche a MILANO?
# Il COVID forse ha fatto qualcosa di buono
Nel post-pandemia, ora ci si sta rendendo conto che la società e il modo di lavorare ha subìto dei cambiamenti. Con lo smartworking, molti dipendenti e lavoratori giapponesi, come tutti del resto, sono stati costretti a lavorare da casa e rallentare un pochino i ritmi. Di conseguenza, passando più tempo nella propria abitazione, si è potuto dedicare maggior attenzione alla casa, alla famiglia, ai propri hobby e interessi, senza che ne risultasse in un calo del rendimento lavorativo.
# I dipendenti sono liberi di scegliere
Di fronte a questo nuovo dato, dal Paese del Sol Levante arriva la notizia: spingere le aziende a lasciar liberi di scegliere i propri dipendenti se lavorare 4 giorni a settimana. In questo modo il governo giapponese cerca di tutelare il benessere psicofisico delle persone, riducendo lo stress dovuto al carico eccessivo di lavoro per troppe ore al giorno, e contemporaneamente garantire più tempo libero per la propria famiglia e il proprio svago. Così, si auspica a migliorare le proprie competenze professionali e migliorare anche il tasso di produttività in un Paese che da anni combatte il problema della crescita zero.
# Lavorare meno, lavorare meglio
Per far sì che questa iniziativa funzioni è necessario adottare la mentalità “work smarter, not harder”, ovvero lavorare in maniera intelligente ed efficiente, dando più importanza ai risultati ottenuti rispetto al tempo impiegato. Questo, tuttavia, non si traduce automaticamente in lavorare di più. È importante saper conciliare casa e lavoro in maniera sana e trovare il giusto equilibrio.
# Milano potrebbe prendere spunto
Secondo KISI, il Giappone è al primo posto dei Paesi dove si lavora di più al mondo con una media di 45 ore a settimana. E l’Italia dove si posiziona nella classifica? Secondo i dati dell’OECD, anche gli italiani non scherzano con le loro 1734 ore all’anno e 43 ore settimanali.
Anche i milanesi sono molto attaccati al lavoro: un’indagine della camera del commercio rivela che il 75,6% dei milanesi passa più tempo a lavoro che a casa propria e fatica a tenere insieme socialità e produttività. Forse sarebbe il caso di prendere spunto dall’iniziativa giapponese e proporla anche per i nostri lavoratori per aiutarli ad uscire dal loop dell’iperlavoro.
Come afferma Andrea Urbano, “Il progresso sociale tecnologico deve portare beneficio all’umanità, alleggerirlo dalla fatica e dalla ripetitività, dalla noia. Più si progredisce e meno ore di lavoro si devono fare per ottenere lo stesso risultato.”
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SELENE MANGIAROTTI
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