Arriva alla soglia dei due milioni il numero di persone scappate dall’Ucraina secondo l’ultimo aggiornamento dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Ad oggi sono Polonia, Romania e Slovacchia i paesi più ospitali che tentano di far fronte a ciò che viene definita “la più grande crisi di migrazione che l’Europa ha registrato dalla fine della Seconda Guerra mondiale”. Non si può dire lo stesso per la Gran Bretagna che, come riferisce la BCC, ha respinto circa 300 cittadini ucraini nell’intento di raggiungere il Paese dal porto francese di Calais. Su 17.700 ucraini che hanno fatto richiesta di visto a Londra sono solo 300 quelli che finora l’hanno ottenuto. Che cosa sta succedendo oltre Manica?
Niente PROFUGHI, siamo INGLESI
# Londra chiusa, una politica di accoglienza macchinosa e difficile
Sono 17.700 gli ucraini che hanno fatto richiesta di visto a Londra ma sono solo 300 quelli che finora l’hanno ottenuto. Dall’inizio dell’invasione russa 589 profughi sono arrivati a Calais per attraversare la Manica, ma secondo quanto riferito dalle autorità prefettizie locali, di questi 286 sono stati respinti dalla Gran Bretagna. A differenza dell’Unione Europea che garantisce un permesso di residenza di tre anni senza visto, Londra ha una politica ben diversa e ha tenuto in piedi tutti i controlli: i cittadini ucraini possono entrare solo se hanno parenti stretti residenti in Gran Bretagna o se vengono «sponsorizzati» da un ente o un’azienda. Per ottenere il visto i profughi ucraini devono compilare un modulo online (e spesso in questi giorni il sito era bloccato), fornire tutta la documentazione necessaria in inglese che provi i loro legami familiari in Gran Bretagna nonché la residenza ucraina e farsi prendere di persona le impronte digitali in un centro per i visti, che al momento non è stato ancora allestito a Calais.
Una politica di accoglienza macchinosa e burocraticamente difficoltosa, testimoni sono alcuni cittadini ucraini a Calais che hanno raccontato alla BBC di aspettare da una settimana l’ottenimento del visto.
# “Siamo un paese generoso” ma…
Sebbene la Gran Bretagna sia stato fin dall’inizio uno dei paesi in prima linea nel sostegno a Kiev contro la Russia, la sua risposta nei confronti dei profughi è risultata essere molto più frenata rispetto ai paesi vicini. Un esempio sono Italia e Germania dove sono stati accolti 17mila ucraini e secondo le stime dell’Onu i profughi accolti in Polonia, Ungheria, Slovacchia e Romania superano il milione e mezzo. La Gran Bretagna è “un Paese molto generoso” afferma Boris Johnson, aggiungendo però di voler mantenere il controllo sugli arrivi.
Un atteggiamento discutibile quello del premier conservatore che assieme al presidente francese Emmanuel Macron, all’omologo statunitense Joe Biden e al cancelliere tedesco Olaf Scholz è tra i leader più attivi nella gestione del conflitto in Ucraina. Infatti, se da una parte il governo inglese ha risposto prontamente alla richiesta d’invio armi, sembra invece alzare un muro riguardo all’accoglienza dei profughi in fuga dai bombardamenti.
# il ministro dell’interno da speranza, il premier ridimensiona le aspettative
Secondo l’esecutivo Johnson, lo schema previsto avrebbe permesso l’ingresso iniziale di 100mila rifugiati ucraini parenti di residenti nel Regno Unito. Inoltre, dopo aver allargato le maglie dei parametri necessari includendo anche genitori o generazioni più anziane e parenti meno diretti, la stima salirebbe a 200mila persone che verrebbero nelle prossime settimane. Stime che al momento non rispecchiano la realtà, sinora sono solo 300 gli ucraini riusciti a entrare nel Regno Unito.
In risposta alle polemiche sollevate dalle norme inglesi, il ministro dell’Interno Priti Patel, dopo aver visitato un centro di accoglienza per rifugiati ucraini a Medyka e aver incontrato famiglie dando loro certezze e assicurando il loro futuro nel Paese, ha voluto sottolineare che i dati forniti dall’Home Office sono dati parziali e che “presto i numeri cresceranno molto rapidamente, per arrivare a decine di migliaia in pochi giorni” aggiungendo, inoltre, che stanno considerando di aprire una «rotta umanitaria» per gli ucraini. Tuttavia, altre fonti del governo hanno subito ridimensionato le aspettative e il primo ministro Boris Johnson sottolinea che non ci sarà un liberi tutti, “in ogni caso ci saranno controlli e una selezione” e che trova sensato mantenere il controllo su chi possa entrare e chi no.
# Francia accusa l’UK di mancanza di umanità
Un sistema fortemente criticato dalla Francia e denunciato come “mancante di umanità”. Proprio qualche giorno fa, il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin, aveva esortato Londra a fare di più per aiutare i rifugiati ucraini bloccati a Calais, accusando la Gran Bretagna di respingere i cittadini in fuga dal conflitto.
Ma questo atteggiamento ambivalente potrebbe essere un problema di carattere politico e trovare le sue radici nello slogan «take back control». “Riprendiamo il controllo”, motto della Brexit e una delle molle che fece scattare il voto in suo favore, fortemente sostenuto dal Premier. Per questo l’idea di un afflusso incontrollato di rifugiati risulta un compromesso difficile da accettare per il governo Johnson, trovatosi già in difficoltà nei mesi scorsi per l’impossibilità di controllare gli sbarchi di immigrati, per lo più profughi mediorientali, in arrivo attraverso la Manica.
Il primo ministro britannico sembra dunque deciso a mantenere una politica restrittiva per l’ingresso in Gran Bretagna. Tuttavia, di fronte alla catastrofe umanitaria più grande in Europa dal dopoguerra, il governo Johnson sarà probabilmente costretto a rivedere la sua posizione in merito all’accoglienza dei rifugiati ucraini.
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SARA FERRI
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