“Ovunque ma non a MILANO”

1 dipendente pubblico su 3 dice NO a Milano

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Ph. prettysleepy1

Luntan de Napoli se moeur, ma poi vegnen chi a Milàn, recita il noto inno meneghino. Popoli tutti venite in città, che vi accoglie a braccia aperte. Ma in realtà qualcosa sembra essersi guastato. La metropoli ambrosiana, a parole, ancora oggi integra e milanesizza i nuovi arrivati ma… i nuovi arrivati non vogliono più venire a Milano. Nemmeno se gli si offre il mitico, e di zaloniana memoria, “posto fisso”.

“Ovunque ma non a MILANO”

Credits: investireoggi.it

# Gli impiegati dell’INPS non vogliono trasferirsi a Milano

Sembra incredibile ma è cronaca e non un film di fantascienza: sono i sindacati che, in un’intervista rilasciata al Giorno, denunciano che a Milano gli impiegati assunti dall’Inps non ci vogliono venire. Motivo? Come spiega il vecchio adagio, il gioco non vale la candela. Nemmeno il posto a tempo indeterminato offerto dall’ente previdenziale ingolosisce più i lavoratori che a fronte del boom dei costi in città non riescono a sbarcare il lunario con il loro stipendio di circa 1500-1600 euro al mese. 

# Milano “sede disagiata”

I tempi cambiano, e se un tempo le terre ambrosiane erano ambite per cercare di realizzare i propri sogni professionali, oggi al contrario il capoluogo della Lombardia per il suo insostenibile carovita è ormai considerata una “sede disagiata”. I nonni sostenevano che “chi volta il cu a Milan, volta il cu al pan”. Oggi i lavoratori anche se hanno raggiunto l’agognato impiego in pianta stabile, a Milano non ci vogliono venire. O, se ci vengono, poi chiedono il trasferimento in zone economicamente più vantaggiose. 

# 1 dipendente pubblico su 3 dice NO a Milano

Credits: quattrocanti.it – Dipendenti pubblici

Nel caso specifico dell’Inps, il 29% dei lavoratori che operano nelle sedi di Milano hanno rinunciato all’impiego all’ombra della madonnina. “Il problema delle rinunce è legato al costo della vita – spiega la Fp-Cgil Lombardia a Il Giorno – a fronte di stipendi troppo bassi”. 

# La soluzione: concorsi su base regionale o gabbie salariali

Eh si che ci sono stati anni in cui le assunzioni nella pubblica amministrazione erano bloccate. Invece ora, che come per magia il rubinetto statale è stato riaperto, che si è inaugurata una nuova stagione di concorsi pubblici, mancano i candidati. O meglio sono carenti quelle persone disposte a trasferirsi a Milano da altre regioni del belpaese per coprire buchi e pensionamenti. E se si pensasse a concorsi su base regionale? O a stipendi modulati sul costo reale della vita? Ai posteri l’ardua sentenza.ù

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LEONARDO MENEGHINO

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