Notizie all’ordine del giorno, voci che circolano da anni. Che cosa c’è dietro la ristorazione di Milano?
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Quella brutta aria che soffia sui ristoranti di Milano
# Locali che chiudono con una frequenza inquietante

Molti i locali storici che hanno chiuso di recente. Alla fine del 2024 ha interrotto la sua attività, dopo ben 62 anni, la pluripremiata pasticceria San Gregorio. Tra i motivi che hanno portato a questa decisione la difficoltà nel cambio generazionale e l’aumento del costo degli affitti. Possiamo poi ricordare la pasticceria Vecchia Milano in zona Acquabella-Argonne, il mitico Bar Rattazzo con le sue polpette, il Mariposa in Porta Romana prima negozio discografico e poi bar, “Le Trottoir”, il locale a due passi dalla Darsena diventato famoso per essere diventato uno spazio per scrittori e artisti illustri, su tutti Andrea Pinketts. Hanno abbassato le serrande anche il Pont de Ferr in zona Navigli e la Pizzeria napoletana Sibilla, dopo 79 anni di storia. Ci sono poi quelli che hanno chiuso per riaprire altrove, sempre a causa del caro affitti, come il Boeucc in piazza Belgioioso da oltre 80 anni. Sono solo alcuni esempi di un settore sempre più in difficoltà.
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# Anche i nuovi ristoranti in ansia: il 50% dice basta entro 5 anni dall’apertura

Non ci sono però solo gli esercizi con una lunga storia in città ad arrancare e chiudere i battenti. Come riporta il Gambero Rosso, la metà di quelli nuovi che aprono chiudono entro cinque anni, mentre un quarto non arriva a superare i quindici mesi. Tra questi troviamo Swiss Corner in piazza Cavour ha detto basta, aveva aperto nel 2012, dopo che il canone di locazione è salito a 330mila euro per 300 metri quadrati. Ancora Pandenus in largo la Foppa, che ha visto l’affitto quasi triplicato e un calo del fatturato in conseguenza di un altro fattore: l’ordinanza che ha imposto un limite orario all’afflusso di clienti nel primo tratto di corso Garibaldi.
# Le licenze sospese a causa dell’ordinanza comunale

La vicenda che vede coinvolti sette locali distribuiti in poco più di 100 metri su Corso Garibaldi, dove da quattro anni vige infatti un’ordinanza che dopo le 22 vieta le consumazioni all’esterno di qualsiasi prodotto alimentare, ha avuto riflessi negativi anche sulle attività limitrofe. La riduzione dei clienti conseguente all’atto firmato da Palazzo Marino ha portato ad abbassare le saracinesche non solo a Pandenus, ma anche al Panbolla e all’Ispanico. Nelle ultime settimane inoltre, tre locali sul tratto di corso incriminato hanno visto la loro licenza sospesa tre giorni, tra cui la geletaria Ice Bound per avere servito il gelato a 30 persone, il ristorante Cimmino 104 e il bar Radeztky. I gestori sono al lavoro per trovare una soluzione con il Comune di Milano, ma se la situazione di dovesse prolungare a lungo c’è il rischio che si possa compromettere la loro stessa esistenza.
# La rigenerazione urbana e le manovre dei fondi immobiliari: spazio alle catene internazionali
Un altro fattore che sta stravolgendo il panorama della ristorazione milanese, spazzando via i locali storici, è il massiccio investimento di capitali esteri in città spesso convogliati nelle grandi rigenerazioni urbane. La principale conseguenza è la fuoriuscita dei vecchi locali per far spazio alle grandi catene internazionali, dalle caffetterie come Starbucks ai fast food per finire con i ristoranti alla moda,
A questo si aggiungono i fondi immobiliari che acquistano storici palazzi per trasformarli o riqualificarli, con l’obbiettivo di aumentarne la reddittività. Ne hanno fatto le spese ad esempio il ristorante Biagio, dopo che il fondo Blackstone ha acquistato per 1,3 miliardi di euro da Reale Compagnia Italiana l’edificio di via Vincenzo Monti dove aveva l’attività. Il ristorante Boccondivino è dovuto andare altrove in seguito alla decisione del fondo proprietario del palazzo che lo ospitava di convertire tutto in residenze di lusso. Al ristorante Cerchio a fianco della torre Galfa non è stato rinnovato l’affitto dopo 55 anni di vita. L’ultimo grande simbolo di Milano in procinto di chiudere è l’Hotel Diana in Porta Venezia, dal 25 settembre 2025 Marriott International e Marriott Bonvoy termineranno il contratto in essere con la struttura alberghiera.
Se questi affari possono essere definiti poco rispettosi della storia della città, sono comunque fatti alla luce del sole. Ce ne sono altri invece che sono molto più opachi, per non dire di peggio.
# La mani delle associazioni criminali sul settore della ristorazione

A mettere un’ulteriore zavorra a un settore in difficoltà ci pensa la malavita. Quelle che un tempo potevano essere catalogate come dicerie, ora non lo sono più. La mafia ha messo da tempo le mani sul settore della ristorazione milanese. Tra i sequestri più recenti c’è quello del bar Giorgi’s nel 2023, davanti alla Pinacoteca Ambrosiana, per legami con ‘ndrangheta calabrese.
Un’ulteriore conferma delle infiltrazioni della malavita è arrivata il 7 marzo 2025, come riportato da Affari Italiani, quando sono state emesse condanne fino a 18 anni a nove componenti della cosca Piromalli. Tra le accuse a carico dei condannati figurano i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e intestazione fittizia di beni, aggravati dal fatto di aver favorito la ‘ndrangheta. Oltre ai traffici illeciti di rifiuti, le attività della cosca comprendevano estorsioni, truffe alle agenzie interinali e un ampio controllo sul settore della ristorazione. Agostino Cappellacci, che avrebbe avuto un ruolo di prim’ordine nel sistema, avrebbe gestito direttamente una rete di locali tra cui La Masseria, la pizzeria Granum e la pescheria Piscarius dentro il Mercato Comunale di piazzale Lagosta, Beats Bar di via Borsieri, oltre a ristoranti in via Fiamma e via Galilei.
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FABIO MARCOMIN
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