Scalo Romana e la altre «foreste scomparse» di Milano: inserite nei progetti immobiliari, poi svanite nel nulla

Anche la foresta sospesa è stata cancellata. Rivediamo le tante foreste scomparse di Milano. E qui il climate change non c'entra niente

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Foresta sospesa cancellata
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Lo scenario classico di molti progetti di rigenerazione urbana presentati a Milano: la combo palazzone-foresta. Nel masterplan appare sempre un elemento green dominante, di solito descritto con il termine roboante di «foresta», che catalizza l’attenzione di cittadini e media. Se si guarda con attenzione sullo sfondo si delinea poi un progetto immobiliare, tipo palazzoni alti chilometri. Ma in secondo piano, come un dettaglio. Questo avviene nei masterplan che vincono le gare. Ma quando partono i lavori il lato green del progetto scompare o, quantomeno, viene fortemente ridotto e dalla foresta si passa al massimo a qualche alberello striminzito. L’ultimo della serie è lo stralcio della «foresta sospesa» dalla trasformazione dell’ex Scalo Romana. Vediamo cosa è successo stavolta e ricordiamo altri episodi curiosamente molto simili a questo. 

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Scalo Romana e la altre «foreste scomparse» di Milano: inserite nei progetti immobiliari, poi svanite nel nulla

# Anche la foresta sospesa nell’ex Scalo Romana è stata cancellata dal progetto

Foresta sospesa

Anche questa foresta di Milano non s’ha da fare. Questa è l’indiscrezione riportata da Milano Finanza nelle ultime ore: la «foresta sospesa», che era la grande protagonista nel progetto di rigenerazione urbana dello Scalo Porta Romana, è stata stralciata. Si trattava di una passeggiata verde lunga oltre un chilometro pensata per attraversare l’area da est a ovest con alberi lungo tutta la sua lunghezza. Da corso Lodi a via Ripamonti. Avrebbe coperto alla vista il fascio di binari alle due estremità dell’area, dato che al centro è previsto un parco a nascondere il passaggio dei treni. Chiamarla foresta poteva sembrare un po’ eccessivo, anche perché parliamo pur sempre di un camminamento sopraelevato di cemento arricchito con alberi, ma ancora una volta la parte pubblica e più appariscente del progetto è stata sacrificata. 

Masterplan Scalo Romana

Tra le motivazioni addotte ci sono le scuse ormai ricorrenti in questi casi: il fatto che i costi per un’opera considerata “non essenziale” sarebbero diventati eccessivi. Dei 30 milioni di euro stanziati ne servirebbero il doppio. I motivi di questo aggravio? il ritardo accumulato dagli scali ferroviari milanesi, gli oneri generati dal piano attuativo e i finanziamenti pubblici derivanti da Pnrr o altre fonti statali che non sono stati reperiti. Insomma, per un motivo o per un altro, ce la siamo giocata: ma non è l’unico caso. Anzi. Sembra piuttosto una curiosa consuetudine. Ci sembra infatti di ricordare altri casi simili. Come questi. 

Leggi anche: La foresta sospesa sopra Milano: un chilometro di passeggiata nel verde

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Le altre «foreste scomparse» di Milano

# Le «foreste circolari» di BAM, la Biblioteca degli Alberi in Porta Nuova 

Prime suggestioni della BAM

La presentazione del progetto della BAM, la Bibilioteca degli Alberi in Porta Nuova, era stata vista come una sorta di risarcimento per la distruzione del “bosco di Gioia” e, in generale, per compensare della vasta colata di cemento del progetto di Porta Nuova. Si trattava di un popolamento arboreo artificiale, essendo l’appezzamento di terreno un ex vivaio. Al centro del progetto ci dovevano essere delle magnifiche «foreste circolari».

Credits: Andrea Cherchi – Milano

Accattivante il disegno geometrico di percorsi nel parco, ma le foreste circolari sono al momento degli alberelli in cerchio. Gli alberelli diventeranno foresta? Ci vuole tempo, si sa. Forse secoli. 

# Il «ponte serra» sfumato a Porta Nuova

Ponte serra in Porta Nuova

Rimaniamo in zona con un progetto che era il fiore all’occhiello nel completamento del centro direzionale di Porta Nuova. In questo caso non era stato comunicato come una foresta, anche se dai rendering appariva così. Ma si era scelto un nome altrettanto evocativo: il «ponte-serra», una serra delle biodiversità sospesa che avrebbe dovuto sostituire il ponte a scavalco sotto il Pirellino: era la parte pubblica del progetto, che comprendeva il restyling dell’ex edificio comunale e un nuovo grattacielo. Anche in questo caso con la partenza dei lavori la grande idea verde è volata in cielo: la motivazione, in questo caso, è la riduzione delle volumetrie. A proposito di cielo, si vola su un’altra meraviglia che doveva colorare di verde Milano. 

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# La Sky Forest di piazzale Loreto: da installazione di presentazione dell’intero progetto a… si sono perse le tracce

archiportale.com – Foresta Urbana

Nel 2021 nel Salone d’Onore di Triennale Milano è stata presentata l’installazione Let’s Break It Up! che annunciava la “Sky Forest”, la foresta urbana che era considerata l’aspetto più identificativo del progetto LOC, la nuova piazzale Loreto riqualificata. L’installazione ha messo in scena 16 alberi di Quercus Palustris, che “bucano l’asfalto”, nell’area verde di fronte all’entrata del Palazzo dell’Arte.

Loc Piazzale Loreto

Da allora sono passati quattro anni, ma della “Sky Forest” si sono perse le tracce. Coe di consueto anche in questo caso qualcosa si intravvede nei rendering di come dovrebbe diventare l’attuale piazzale. Ma per il resto vige il silenzio. Non solo: anche i lavori infatti sono in ritardo e sono stati rinviati più volte. Forse potrebbero partire a marzo ma una data certa non è stata comunicata. Anche questa una storia già vista. Ma cosa si potrebbe osare ancora di più di una Foresta del Cielo? Lo vediamo in un altro progetto ancor più roboante. 

Leggi anche: Loreto, forse ci siamo: via ai cantieri per la riqualificazione. Ecco come diventerà: rendering della piazza e le foto di buenos aires

# Il Colosseo Verde: la madre di tutte le opere green da inaugurare… nel 2022

Colosseo verde

Una vicenda ancor più incredibile è quella che accompagna l’area del Parco Archeologico in zona Colonne di San Lorenzo. Un’area già problematica: l’accesso è da sempre piuttosto complicato e limitato nel tempo. Al suo interno ci sono i resti di quello che era l’Anfiteatro di Milano capitale dell’Impero Romano, che ai tempi era il terzo più grande del mondo antico. Fino al 2017 in questo spazio era presente l’unico luogo frequentato del parco: il glorioso Vivaio Riva, che venne fatto chiudere dal Comune di Milano per realizzare di lì a poco il Colosseo Verde. Il progetto, il cui nome ufficiale è di PAN – Parco Amphitheatrum Naturae, prevedeva un nuovo parco di circa 22.300 mila mq con l’impronta del Colosseo “disegnata” con 1.700 mq di cespugli sagomati e cipressi. L’inaugurazione era annunciata per il 2022, dopo circa 5 anni di lavori. Ma è saltata, slittata poi all’estate del 2025 in base a quanto comunicato dall’Assessore alla Cultura, anche se sembra che del Colosseo annunciato non rimanga neppure l’ombra. Non solo: i cantieri sembrano ancora in alto mare e il rischio di un ennesimo rinvio, oltre che del ridimensionamento de progetto, incombe minaccioso. Anche perchè lo scorso mese di novembre 2024 sono stati consegnati alla Sovrintendenza altri due edifici per ampliare l’area archeologica del parco. 

Leggi anche: Il Colosseo Verde arriva finalmente alla luce? Annunciata la nuova data di fine lavori

# La «foresta sintetica» sopra Cadorna

Maps – Cadorna

Altro progetto rivoluzionario dato in pasto a media e cittadini. Nell’ambito del progetto “Fili”, voluto da Ferrovie Nord Milano e Regione Lombardia e che prevede un maxi intervento lungo l’asse Milano-Malpensa, è inclusa la copertura dei binari della stazione di Cadorna con un nuovo distretto verde urbano. La proposta dettagliata prevede la costruzione di una piattaforma di circa 53.000 mq sopra i binari della stazione con: con 30.000 mq di nuovo parco urbano, 60.000 mq destinati ad usi residenziali, ricettivi, servizi e piccolo commercio, destinati agli abitanti del quartiere e un nuovo polo intermodale con la presenza della “Fabbrica dell’Ossigeno”. Inizialmente si parlava di foresta sintetica, perchè realizzata sopra una piastra, ma i primi rendering pubblicati con alberi e verde rigoglioso non sono stati più ritenuti validi. Staremo a vedere.

Leggi anche: La stazione di Cadorna diventerà una foresta urbana: firmato l’accordo di programma

# Le altre foreste annunciate di Milano: vedranno mai la luce?

forestami

Questi sono solo alcuni dei casi recenti. Ma all’orizzonte dei rendering ci sono altre foreste che dovrebbero rendere rigoglioso il futuro di Milano. Ancora molti milanesi guardano l’orizzonte per vedere il pieno fiorire della “ForestaMi” che dovrebbe circondare Milano, ma i progetti incalzano. Nel 2024 è stata presentata la “foresta invisibile” grande quanto “1430 San Siro” che dovrebbe nascere a Milano entro il 2030. Spettacolo. Per non parlare della “foresta sopra la fabbrica” al Parco Nord che si dovrebbe aggiungere alla “Tiny forest”, alla “foresta alpina”, alla “foresta di montagna” e perfino alla “foresta da mangiare”, tutti progetti annunciati da rendering stratosferici. Ma per ora mai portati alla luce. Non è fantastico tutto questo?

# Diamo un taglio all’abbattimento delle foreste da masterplan: inseriamo una super-penale per l’eliminazione di spazi di interesse pubblico?

I milanesi vengono illusi in continuazione. Il ritornello è ormai più noto delle canzoni che vincono a Sanremo: presentare nei progetti di costruzione o di riqualificazione un elemento green che lasci tutti a bocca aperta, tipo una foresta, un bosco o un superparco sospeso. Ma poi, una volta aggiudicati i lavori e l’interesse generale, puntualmente la parte più appariscente del progetto viene cancellata con la scolorina. Qualche malpensante potrebbe ritenere che annunciare in pompa magna l’elemento green pronto a caratterizzare una nuova area edificata, sia una mossa un po’ birichina per distrarre gli occhi dei cittadini dall’ennesima colata di cemento.

Per fugare i sospetti e soprattutto per evitare tutto questo, si dovrebbe intervenire con un classico strumento volto proprio a evitare comportamenti opportunistici dopo la partenza dei lavori: basta prevedere salate penali per i costruttori che eliminano parti di interesse pubblico inserite nel progetto originario, da reinvestire in città per realizzare altre aree verdi o interventi di impatto sociale, o in generale migliorare i servizi pubblici.

In alternativa si può stabilire un taglio delle cubature e il dirottamento di quella parte dell’investimento risparmiato sulla parte pubblica dell’intervento. Così almeno potremo lasciare che siano inquinamento e climate change a rendere la vita dura alle foreste di Milano. 

Continua la lettura con: I «palazzi foresta»: la novità in arrivo alle porte di Milano

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.

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