Solo pochi giorni fa il Sindaco Sala lamentava la lentezza della politica nell’approvazione della legge chiamata «Salva Milano». Ora il suo cambio repentino di rotta dopo l’arresto di un ex dirigente comunale. C’è chi parla di una Milano bloccata nella sua attività più florida. E se invece questa fosse una occasione per riscrivere in meglio le regole del gioco sul futuro di Milano?
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Stop al «Salva Milano»: un’occasione per ripensare la città?
# Il dietrofront della Giunta: solo pochi giorni fa Sala si lamentava della lentezza nell’approvazione del testo

Palazzo Marino ha deciso di non appoggiare più l’iter del provvedimento noto come “Salvamilano”, attualmente in attesa di votazione al Senato dopo essere passato alla Camera. Una giravolta impensabile fino a soli pochi giorni fa quando Sala, in merito all’approvazione della legge, diceva: «La politica che ci mette 18 mesi per affrontare una questione del genere dimostra una sua debolezza. Io sono disorientato dai tempi lunghi». Impensabile ma inevitabile.
La decisione arriva infatti in un momento di tensione, a seguito delle recenti intercettazioni e degli arresti domiciliari dell’architetto Giovanni Oggioni: ex direttore dello Sportello unico edilizia del Comune ed ex vicepresidente della Commissione paesaggio, accusato di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso.
# Al centro della questione c’era l’«interpretazione autentica» della norma

L’obiettivo del norma era di risolvere i contrasti scaturiti a seguito delle diverse interpretazioni del Comune di Milano e della Procura in merito a una norma del 1942, puntando su una «interpretazione autentica». Proprio su questo aspetto verte una delle intercettazioni in cui l’altro indagato Marco Cerri (progettista ed ex componente della Commissione paesaggio ndr) si rivolge a Oggioni: “No però Giovanni, l’interpretazione autentica è l’unica cosa che mette in scacco le indagini, te lo dico sinceramente, perché una norma che va a dire che le cose fatte ”fino a” ma non dice che l’interpretazione autentica è quella, la Procura per me va avanti lo stesso. Invece, con l’interpretazione autentica è sicura”. I pm sostengono che i due avrebbero preso parte alla stesura del testo e spinto perchè venisse approvato il prima possibile.
# Ma cosa prevedeva il provvedimento in votazione?
In sintesi che l’avvallo di un piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata non dovesse essere obbligatorio in caso di costruzione di nuovi immobili su lotti localizzati in ambiti edificati e urbanizzati, in caso di sostituzione di edifici esistenti o interventi su edifici esistenti in ambiti edificati, anche se superiori a 25 metri di altezza e con densità edilizie sopra 3 metri cubi per metro quadrato.
# Ripensare Milano: prima i cittadini, poi gli investitori e i costruttori

La giustizia ora farà il suo corso e se questo da un lato significherà per un po’ di tempo la paralisi del settore immobiliare, dall’altro l’arresto del “Salva Milano” può rappresentare un’opportunità per ripensare in modo più inclusivo il futuro della città. Le decisioni urbanistiche vengono sempre prese con una logica top-down, dove gli interessi immobiliari prevalgono sulle esigenze dei cittadini. Si dovrebbe innanzitutto ribaltare questo approccio: prima di ogni rigenerazione urbana, a prescindere dalla superficie interessata, andrebbero raccolte le richieste dei cittadini e di tutti i soggetti attivi nel quartiere. L’obiettivo dovrebbe essere capire come migliorare la zona, attraverso ad esempio spazi verdi e luoghi d’incontro, e quali servizi implementare. Solo in un secondo momento, sulla base di queste esigenze, gli investitori e i costruttori immobiliari potranno sviluppare i loro progetti.
# Nuove soluzioni per uno sviluppo sostenibile

Passando dall’idea generale alle strategie da adottare per trasformare Milano in una città più vivibile e sostenibile, il nuovo PGT potrebbe prevedere:
- pianificazione partecipata: coinvolgere i cittadini nei processi decisionali attraverso assemblee pubbliche, sondaggi e strumenti digitali di urbanistica partecipata. Questo garantirebbe uno sviluppo più equilibrato e condiviso;
- recupero degli spazi inutilizzati: invece di puntare solo su nuove costruzioni, si potrebbe incentivare il recupero di edifici abbandonati e aree dismesse, riducendo il consumo di suolo e valorizzando il patrimonio esistente;
- sostenibilità ambientale e sociale, con multe salate in caso di tagli a verde e servizi: ogni nuovo progetto urbanistico dovrebbe rispettare rigorosi criteri di sostenibilità, prevedendo spazi verdi, mobilità dolce e accessibilità per tutti. Nel caso di tagli anche solo a un piccolo elemento pubblico nell’intervento urbanistico si dovrebbero prevedere multe salate da reinvestire in progetti per la cittadinanza;
- realizzare almeno il 50% del parte pubblica di un progetto prima o in parallelo all’avvio dei cantieri per la quota privata;
- una quota degli interventi edilizi dovrebbe essere sempre riservata a edilizia popolare e housing sociale;
- controllo sugli investimenti immobiliari: introdurre regolamenti più stringenti per evitare speculazioni e garantire che i nuovi interventi siano finalizzati a migliorare la qualità della vita e non solo a massimizzare i profitti degli operatori privati;
- zonizzazione innovativa: suddividere la città in zone con funzioni diversificate, incentivando il mix di destinazioni d’uso (abitazioni, uffici, spazi culturali e commerciali) per evitare il fenomeno delle “città fantasma” nelle ore serali e nei weekend.
# Una battuta d’arresto o un’opportunità?
Se da un lato la vicenda mostra le fragilità di un sistema in cui la politica e gli interessi privati spesso si intrecciano, dall’altro può aprire la strada a un ripensamento della città più democratico e sostenibile. Il futuro di Milano dipenderà e di trasformare la rigenerazione urbana in un processo trasparente, equo e partecipativo.
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Continua la lettura con: ”Salva Milano”: che cosa comporta in breve e perché lo ha votato anche il PD?
FABIO MARCOMIN
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