Un cavillo ferma (per ora) la Moschea di Milano: come sarà e dove sorgerà?

Stop alla moschea: scelta politica o rischio concreto?

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La realizzazione della Grande Moschea di Milano, attesa da oltre vent’anni dalla comunità musulmana della città, si trova nuovamente bloccata. Ma quali sono i dettagli di questa vicenda? Come sarà la futura moschea, e dove sorgerà?

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Un cavillo ferma (per ora) la Moschea di Milano: come sarà e dove sorgerà?

# Il progetto della Grande Moschea: un luogo di culto e cultura

Credits: Urbanfile

La Grande Moschea di Milano, progettata dall’imam e architetto Mahmoud Asfa, è destinata a sorgere in via Carlo Esterle, a due passi da via Padova, nel cuore della zona più multietnica della città. Si tratta di un edificio bianco con cupole azzurre, simbolo di integrazione e appartenenza culturale per una comunità musulmana composta da circa 100mila fedeli solo a Milano.

Il progetto prevede uno spazio complessivo di 1.500 metri quadrati, di cui 500 destinati a un giardino. All’interno, la moschea offrirà due piani dedicati alla preghiera, capaci di accogliere centinaia di persone contemporaneamente, oltre a un parcheggio sotterraneo per migliorare la gestione del flusso di fedeli. In linea con la modernità e le esigenze locali, non ci sarà un minareto, ma solo una cupola centrale, a simboleggiare una presenza discreta e armoniosa.

L’edificio sorgerà nell’area di un vecchio complesso di bagni pubblici risalenti agli anni Trenta, sgomberati nell’estate del 2023. La concessione trentennale del terreno è stata ottenuta tramite un bando comunale vinto dalla Casa della Cultura Musulmana, che da anni si impegna per offrire uno spazio dignitoso alla comunità.

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# L’ostacolo tecnico: la questione dei binari ferroviari

La zona in cui dovrebbe sorgere la moschea

Il progetto, approvato dal Comune di Milano, ha incontrato uno stop imprevisto. RFI (Rete Ferroviaria Italiana), proprietaria dei binari adiacenti all’area, ha negato la deroga necessaria per costruire la moschea a meno di 30 metri dalla ferrovia, una distanza considerata non conforme alle norme di sicurezza.

Un dettaglio che ha sollevato non poche perplessità: nello stesso isolato esistono già edifici situati a una distanza inferiore, senza apparenti problemi. Questo ha spinto molti a interrogarsi sulla rigidità di RFI, con la vicesindaco Anna Scavuzzo che ha ironizzato sulla “encomiabile attenzione” riservata a questo progetto.

Il progetto contestato dalla RFI

La mancata deroga costringe ora la Casa della Cultura Musulmana a ridisegnare la moschea per rispettare le regole, allungando ulteriormente i tempi di un progetto già in ritardo di decenni. La comunità musulmana non nasconde la delusione, ma Mahmoud Asfa ha confermato che i lavori di riprogettazione sono già in corso, per garantire la realizzazione di un luogo di culto all’altezza delle aspettative.

# Dibattito politico e futuro del progetto

Oltre alle questioni tecniche, la vicenda della Grande Moschea di Milano è inevitabilmente intrecciata con il contesto politico locale e nazionale. Non sono mancate, infatti, speculazioni su un possibile legame tra lo stop imposto da RFI e l’opposizione politica al progetto.

A gettare benzina sul fuoco è il fatto che, appena sei mesi fa, Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e guida della Lega, ha inaugurato una sede del Carroccio proprio in via Esterle, vista da molti come un “presidio” simbolico contro la moschea.

Il Comune di Milano, con il sindaco Sala in testa, si è mostrato determinato a portare avanti il progetto: secondo la Giunta, la moschea rappresenterebbe non solo un segno di apertura e dialogo interreligioso, ma anche un atto di giustizia per una comunità che da anni prega in spazi di fortuna, come scantinati e garage.

Se la diffidenza nei confronti dell’Islam è spesso una diffidenza nei confronti della mancata integrazione e dell’integralismo, secondo il Comune un luogo di culto pubblico, alla luce del sole, favorirebbe l’integrazione e la comprensione reciproca, rappresentando anche un importante strumento per prevenire fenomeni di radicalizzazione. La presenza di una moschea aperta alla città non sarebbe solo un atto simbolico, ma un passo concreto verso una maggiore coesione sociale.

Nonostante gli ostacoli, la comunità musulmana rimane fiduciosa: «I musulmani contribuiscono allo sviluppo di questa città e meritano un luogo di culto degno di questo nome», ha dichiarato Mahmoud Asfa.

Continua la lettura con: I 10 progetti in arrivo nella Milano del futuro

MATTEO RESPINTI

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Matteo Respinti
Nato a Milano, l'11 settembre 2002, studio filosofia all'Università Statale di Milano. Appassionato, tra le tante cose, di cultura e filosofia politica, mi impegno, su ogni fronte alla mia portata, per fornire il mio contributo allo sviluppo della mia città, della mia regione e del mio Paese. Amo la mia città, Milano, per il racconto di ciò che è stata e per ciò che sono sicuro possa tornare a essere.

1 COMMENTO

  1. Dato lo spazio a disposizione, il fabbricato è troppo invasivo. Dovrebbe essere ridotto di almeno un terzo, e sarebbe comunque imponente. Le Ferrovuie hanno le loro ragioni: la moschea sarebbe frequentata da centinaia di persone con un andirivieni sostenuto. Per me il fabbricato è una ciofeca solenne, e il sindaco non dovrebbe dare il permesso. Un’altra collocazione sarebbe auspicabile.

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