Piccoli costi, grande impatto. Che cosa serve per costruire una serra in città o un orto urbano? Solo 10 giorni e obbedienza al libretto delle istruzioni scritte dagli eco-designer di Copenaghen, Mikkel Kjaer e Ronnie Markussen.
Arriva, ancora una volta, dalla capitale danese questo progetto di “urban farming”, cioè di creazione di orti urbani progettati per essere collocati nelle zone più densamente popolate, facili da costruire e con ampie prospettive per la collettività.
Kjaer e Markussen hanno progettato Impact Farm, la soluzione fai-da-te e microdimensionata, ma capace di introdurre le iniziative agricole anche all’ interno di una dimensione cittadina.
In soldoni: la possibilità di costruirsi una serra da 50 mq, prodotta in materiali di riciclo e sostenibili, che arriva imballata in pacchi, autosufficiente dal punto di vista energetico, idrico e termico e con una resa di frutta e verdura capace di raggiungere le sei tonnellate all’anno, “ottenuta grazie a tecniche colturali che vanno dal biologico all’idroponico” spiega festivaldelverdeedelpaesaggio.it.
Gli stessi designer l’hanno ideata per “sfruttare gli spazi morti delle città“, producendo risorse alimentari senza uso di pesticidi, dando vita a nuove zone verdi e funzionali, senza contare l’apporto dal punto di vista delle opportunità professionali di queste fattorie à-portèr.
Sarebbe bello se arrivassero in fretta anche sui tetti dei condomini di Milano o nei quartieri dismessi della periferia, che, se isolati, diventano malessere civico.
Se è vero che la buona mela non cade mai troppo lontana dal suo albero, anche Impact Farm potrebbe essere uno strumento di ri-educazione all’ambiente, alla nutrizione, alla socialità. E anche i nonni rangers avrebbero una mansione in più per la collettività, con il bel compito di educare pure i più piccoli alla buona vecchia cura dell’orto.
Sito Originale: www.impactfarms.com
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